Ormai penso che lo abbiamo purtroppo letto tutti
ROMA - Uno sparo in camerata. Un colpo solo, alla testa. E' morto cosi', probabilmente per un drammatico incidente, un giovane militare del contingente italiano in Afghanistan.
Si chiamava Michele Sanfilippo, siciliano, 34 anni. Nell'Esercito si era arruolato dopo il diploma di maturita' scientifica. Il calcio era la sua grande passione ed era entrato nella Forza armata cominciando dal gruppo sportivo: attualmente era in servizio al 4/o Reggimento Genio guastatori di Palermo, con il grado di caporal maggiore capo.
Sanfilippo era giunto in Afghanistan il 14 giugno scorso: era dunque a fine mandato e proprio in questi giorni sarebbe dovuto tornare a casa. I suoi colleghi ne parlano da Kabul come di un geniere ''molto esperto''. E anche questo rende la tragedia ancora piu' incomprensibile.
Sull'episodio la procura militare di Roma, competente ad indagare sui fatti che riguardano i soldati italiani 'fuori area', ha aperto un'inchiesta. La polizia militare ha gia' interrogato diversi suoi commilitoni, a cominciare dall'unico militare che, a quanto pare, si trovava con lui in camerata al momento dello sparo: questi atti finiranno nelle prossime ore sul tavolo del procuratore Antonino Intelisano e, anche per questo, viene mantenuto il riserbo sulla dinamica dell'accaduto.
A dare notizia e' stato lo stesso comando del contingente italiano in Afghanistan, con un comunicato: ''Alle ore 13:30 locali e' stato rinvenuto gravemente ferito nelle camerate del battaglione Genio il caporalmaggiore capo Michele Sanfilippo''.
''Vista la gravita' della situazione - si legge poi nella nota - i medici della base italiana di Camp Invicta, nei pressi di Kabul, avvisati dai colleghi dello stesso militare, prontamente intervenuti, hanno deciso per l'immediato ricovero presso l'ospedale da campo tedesco, sottoponendolo ad urgenti interventi di pronto soccorso. Alle ore 14.10 i sanitari hanno constatato il decesso, nonostante tutti i tentativi effettuati per rianimare il ragazzo. Sono in corso le indagini da parte degli organi di polizia militare per verificare la dinamica dell'evento''.
Che cosa sia successo in quella camerata non e' stato ancora accertato in modo definitivo, o comunque non viene detto, anche se piu' fonti concordano nel parlare di un ''tragico incidente''. Il commilitone che si trovava con Sanfilippo in camerata (che nei prossimi giorni verra' rimpatriato), nonostante lo stato di choc, ha gia' fornito la sua versione dei fatti: quanto basta per scartare da subito l'ipotesi del suicidio, che pure era circolata, e per avvalorare quella dell'incidente.
Il colpo che ha ferito mortalmente il caporalmaggiore (trapassando la testa, dopo esser entrato da sopra il sopracciglio sinistro), e' esploso da una pistola in dotazione ai militari italiani, un'arma che normalmente i soldati portano sempre al seguito, anche in camerata: hanno pero' l'obbligo di scaricarla al momento di entrare nella base e il caricatore deve essere disinserito e riposto nella fondina.
Eppure un colpo e' certamente partito da una di quelle pistole: l'arma dello stesso Sanfilippo o quella del suo compagno? E chi la stava maneggiando? Vi sono indiscrezioni sulle risposte che la polizia militare avrebbe gia' dato a questi interrogativi, ma per un responso ufficiale bisognera' aspettare i prossimi giorni. ''Pero' fin da adesso - rivela una fonte vicina all'inchiesta - si puo' dire con ragionevole certezza che il colpo e' partito accidentalmente. Un errore, forse un incauto maneggio dell'arma: e' presto per affermarlo''.
A Kabul, nel quartier generale italiano, c'e' ''incredulita' e disperazione'' per la tragedia. ''Tutti noi - dice un portavoce - ci stringiamo alla famiglia di Michele per il grave lutto che l'ha colpita. Morire cosi': nessuno se lo poteva immaginare''.
A Trabia, il paese del palermitano di dove era originario, Sanfilippo lascia la moglie e due figli piccoli, di 7 ed 1 anno. Il rimpatrio della salma e' previsto per giovedi' sera, non si sa ancora se in Sicilia o a Roma, dove non e' escluso che la procura militare decida di far eseguire l'autopsia.