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Luigi
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La disciplina delle armi ci è stata scuola, perché tutti sappiamo che in ogni settore dell'attività  umana la disciplina è la virtù civile degli uomini liberi. Solo chi ha l'animo del servo la sente come una catena, la rifiuta come una costrizione. (V. Peduzzi)


Oggi, cari amici, non è per me il giorno delle recriminazioni e delle discussioni.
Come succede quando finiscono i grandi libri, i grandi film ed i grandi amori, questo è il giorno dei bilanci e dei saluti, dei ricordi e dei rimpianti.

Scrisse una volta Leonardo, alpino di razza se mai ce ne sono stati, che “i nostri morti vivono e comandano”.
Almeno per me e, penso, per molti di voi.
Perciò il mio primo ricordo è per loro, per quel milione di ragazzi che si sono trovati a pagare con il sacrificio della vita quella che qualcuno ha definito “una tassa in natura”. Che hanno versato il loro sangue in posti che oggi sono solo sui libri di storia, ma che quel giorno erano l'inferno in terra.
Credo che altre parole sarebbero di troppo.
Per loro, idealmente, una stella alpina ed una preghiera sulla tomba che molti neppure hanno avuto.

Ed appresso vengono centotrenta anni di militari di leva della mia famiglia.
Perché ogni uomo che potesse reggere il fucile non si è mai tirato indietro, in pace come in guerra.
Bestemmiando, piangendo o pregando secondo le proprie inclinazioni, tutti hanno risposto “presente” finché difendere la Patria è rimasto un dovere e non una cosa che si fa se si vuole.
E qualcuno ha portato fino alla morte nella carne e nell'animo i morsi del dovere compiuto.
Ad essi la promessa che la memoria dei loro sacrifici non sarà  perduta.
E mi piacerebbe, un giorno, che un novello Paolo Caccia Dominioni ne facesse uno dei suoi bellissimi disegni, tutti insieme nelle rispettive uniformi, bersaglieri umbertini e fanti della Grande Guerra, artiglieri e cavalieri, alpini ed autieri... ma non si trova più il metallo umano per temprare un nuovo PCD, temo.

Poi ci sono i soldati della mia infanzia. Quelli degli anni '80, con il FAL e le buffetterie di canapa e la SCBT verde oliva ed il fazzoletto di specialità , i tanto denigrati “najoni” che però hanno permesso che io potessi crescere felice. Perché, citando Tom Cruise in “Codice d'Onore”, c'erano loro sul muro con il fucile, ed io potevo dormire tranquillo.
A loro, ed a tutti i militari di leva che per quarant'anni hanno vegliato su quel muro, al quale il nemico stava davanti, dietro ed intorno, il mio personalissimo “grazie”. Un “grazie” che diventa commosso pensando ai loro commilitoni che a vent'anni non son più tornati a casa anche se ufficialmente non c'era una guerra.

E questo mi fa tornare alla memoria che anch'io, un giorno, fui militare di leva.
E pure se parrà  forse strano, non posso che ringraziare il Ministero della Difesa e l'Esercito Italiano perché mi hanno concesso di diventare un artigliere del 3° da Montagna, di quel Reggimento di cui avevo il nome nel cuore da quando, quindicenne, avevo per caso (per caso!) letto “Centomila gavette di ghiaccio”.
Il Reggimento dove una volta erano “gli uomini della leggenda”.
E questo detto tutto è di più.

Un abbraccio poi a quello sconosciuto bocia del 3° che un giorno, inquadrato in un picchetto in attesa di presenziare ad un giuramento, mi ghiacciò la schiena di immeritato orgoglio dicendo ai suoi commilitoni, nel vedermi il fregio sul Cappello, “Questo è uno dei nostri”.
Ed un abbraccio a tutti i miei fra' per i giorni vissuti assieme e la dolcezza che ne accompagna il ricordo, ed ai miei anziani per l'esempio fornito, ed ai miei ufficiali e sottufficiali per quanto mi hanno insegnato (ce ne fossero così, nella vita, di “giorni sprecati”!).
Ed a lei, al “simbolo dell'onore dell'unità  stessa nonché delle sue tradizioni, della sua storia, del ricordo dei suoi caduti”, alla Bandiera di Guerra del 3° da Montagna, un saluto alla tesa come ai bei tempi, mano a penna e braccio teso, un saluto di quelli che adesso non si vedranno più.

E loro, i “fratelli maggiori”, i ragazzi che sul velcro portavano la stella dorata, e prima anche il baffo da sergente?
Gli ufficiali e sottufficiali di complemento, stretti fra la supponenza di qualche “effettivo” e la poca considerazione di qualche militare di truppa, gli eredi di quella generazione che nel 1915, falciati gli ufficiali d'Accademia, aveva preso in mano il Regio Esercito.
I più dimenticati e sprezzati dei già  dimenticati e sprezzati militari di leva.
Quelli che a più d'uno fecero capire, con la loro umana severità , che forse la naja non era quella fine del mondo che qualcuno voleva far credere. Che avevano sempre un consiglio, che non si stancavano mai di correggere e ripetere ed incoraggiare. E che quasi sempre hanno lasciato il reparto migliore di come l'avessero trovato.
Anche a loro, un saluto fatto come Cantore comanda. Ed un abbraccio fraterno.

Siamo ormai alla fine, amici, e devo confessare che tutti questi ricordi fanno nascere in me un piccolo rimpianto colmo di malinconia.
Perché non ci saranno più “classi di ferro” e visite dei “tre giorni” e cartoline precetto e rientri affannati dalla licenza e quell'odore di magazzino ad ogni scaglione rivestito e giuramenti pubblici di fronte a ragazze trepidanti e l'emozione del primo poligono ed i piantoni alle camerate e la coda per l'afflusso mensa e le lacrime che non riescono ad uscire il giorno del congedo e le reclute che partivano ragazzi e tornavano uomini e quelle foto ormai sbiadite uscite per caso da un angolo dopo quarant'anni... “Gesù, la mia giovinezza...”

È la morte di un mondo.
E se qualcuno non condivide quanto ho scritto, o si è addormentato nel leggerlo, o non l'ha letto proprio, non me ne voglia, perché erano cose che ci tenevo a dire. E spero che un giorno qualcuno le metta giù meglio di me e ne faccia un libro, per non dimenticare.

Ma prima che tutto finisca, vi voglio raccontare come avrei voluto l'ultimo due giugno della leva.
Perché mi sarebbe piaciuto che per un giorno, uno solo, tutte le Bandiere che sono ora chiuse al Vittoriano vedessero di nuovo il sole, e si unissero a quelle dei reparti ancora in vita, e sfilassero tutte assieme, nel ricordo dei ragazzi che in 145 anni sotto di loro hanno servito l'Italia con fedeltà  e onore.
Ed anche se così non è stato, nessuno vieta di sognare come sarebbe andata una cosa del genere.
Anzi, di farla ancora più bella della realtà , come se fossimo in una delle poesie disegnate da Hugo Pratt: perché nel sogno le Bandiere non sono sole, ma le seguono i quadrati immensi di quei ragazzi, ognuno dietro la sua insegna, vivi e morti uniti dal dovere compiuto.
E ci sono così gli alpini caduti in riga ed i montagnini abbracciati all'acciaio dei pezzi di Adua, ed i giovani marinai e bersaglieri di Libia, e la moltitudine sterminata e sacra dei fanti del Carso, elmo Adrian e grigioverde e '91 a spall'arm, e le mille lance di Pozzuolo del Friuli, e spavaldi come il loro cappello gli alpini della Marmolada e dell'Adamello e delle Tofane e dell'Ortigara, e le piume ed i solini dei ragazzi che il 3 novembre del 1918 primi ricevettero l'abbraccio delle ragazze di Trieste. E poi quelli che andarono sotto le armi nel '34 o nel '35, ed ebbero il congedo solo dieci anni dopo, se prima non rimasero con le scarpe al sole in Etiopia, o in Spagna, o in Francia, o in Libia, o in Grecia, o in Russia. Ma anche loro sono qui oggi, e gli ultimi ad arrivare, un poco a fatica, sono proprio i nostri della steppa, che strascinano i piedi divorati dal gelo od avvolti in un pezzo di coperta. Ma arrivano anch'essi, e si inquadrano a fianco dei ragazzi dell'Ariete e della Trieste, della Folgore e della Brescia, degli equipaggi dei sommergibili che non tornarono alla base, dei piloti che affrontarono il nemico uno contro dieci... come si fa a citarli tutti? Ci sono perfino i dimenticati delle unità  che combatterono nella guerra civile, e che prima di raggiungere il proprio posto scambiano un saluto con quelli che neppure hanno il piccolo orgoglio di poter dire di aver portato le stellette, ma che furono gli ultimi a vestire il grigioverde. E poi ci siamo noi, con il volto sereno di chi ha servito in pace e non sa cosa sia la guerra, anche se abbiamo vicino i morti di Kindu e del Pastificio, del terrorismo sudtirolese e del semplice addestramento.

Ecco, ora ci siamo tutti.
Per l'ultimo congedo.
Qualcuno dà  l'attenti.
Iniziano a salire le note di una tromba.
Silenzio fuori ordinanza.
Sipario.
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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Da Paginedifesa, già  postato da Federico su Ferreamole:


Roma, 24 giugno 2005 - Il Ministro della Difesa, On. Prof. Antonio MARTINO, comunica che oggi il Consiglio dei Ministri ha accolto la sua proposta di anticipare al 30 giugno 2005 la fine della leva obbligatoria.

E' finita! Era il grido che all'unisono lanciavano al vento i congedanti la sera prima del congedo. Di solito il capostecca chiedeva al comandante l'autorizzazione a fare suonare il silenzio fuori ordinanza. Di solito il comandante la concedeva. Un po' prima del contrappello i congedanti si riunivano nel piazzale dell'alzabandiera, si inquadravano e attendevano il silenzio. Le note strazianti di quello fuori ordinanza arrivavano puntuali alle ventitré. I congedanti ascoltavano in religioso silenzio, ma alla fine, appena dopo l'ultima nota esplodeva l'urlo: è finita!

Prima del 1975 i congedi avvenivano ogni quattro mesi, quando si congedava il contingente. Erano quasi tutti della stessa compagnia (batteria per l'artiglieria, squadrone per la cavalleria). Nel 1975 qualcuno in qualche stato maggiore ebbe l'idea di aumentare il livello di operatività  e riuscì a dimostrare che, chiamando alla leva ogni mese per scaglione, l'Esercito (quello che risentì di più della riforma) avrebbe avuto più personale addestrato e pronto all'impego.

La dimostrazione era valida sulla carta, ma in pratica si dimostrò un fallimento. Anche perché, contestualmente, forse lo stesso o forse un suo compare ebbe l'idea di inventare l'addestramento "per imitazione". In pratica venivano cancellati i corsi che si tenevano a reparto per gli incarichi meno pregiati e i soldati dovevano imparare dall'anziano. Si sa che di quello che dice l'istruttore ne viene ritenuta dal discente solo una certa percentuale. Applicando la percentuale di decadimento della conoscenza, se l'istruttore non è sempre lo stesso ma l'anziano, dopo un po' la conoscenza del discente tende a zero.

Altro danno che si provocò nelle caserme fu l'impennata del fenomeno del nonnismo. Se i contingenti presenti in un reparto sono tre, ma soprattutto se le compagnie sono per lo più monocontingente, il nonnismo fa fatica a prendere piede. Se invece il reclutamento avviene per scaglioni mensili, si crea automaticamente una specie di graduatoria di anzianità  che dà  luogo alla invenzione di "gradi" di anzianità : recluta, spina, anziano, nonno, borghese, fantasma e quant'altro si riesca a inventare.

Un'altra novità  del 1975 fu il Lei. Da un certo momento, una improvvisa direttiva del Ministero impose il Lei ai soldati. Gli ufficiali e sottufficiali, per la gran parte, si adeguarono subito. Quelli che rimasero sconcertati furono i soldati: "Sottenè, perché mi dà  il Lei?" Oppure (scena di vita vissuta): "Chi è stato, Lei o Lei?" Risposta di uno dei due indicando l'altro: "Lei!" L'ultima novità  fu la libera uscita in abito borghese, con grande gaudio dei soldati di leva, ma che generò anche alcune proteste da parte di cittadini che scrissero ai giornali lamentandosi di non sentirsi più "protetti" da quelle uniformi in giro per la città .

Dall'album dei ricordi. Bastone aveva l'incarico di 54-G (pilota di M-109, pezzo di artiglieria semovente), e non voleva essere chiamato pilota perché, diceva: "Masculo sono, mi deve chiamare piloto!" Sostanzialmente disciplinato, ma ogni tanto - era più forte di lui - nella baraggia di Cameri o di Candelo Massazza o al Cauc (in Sardegna) doveva dare manetta a quel semovente. Pulia e Schillaci (incarico 79, servizi vari) non erano indisciplinati, ma a-disciplinati. Non conoscevano la disciplina che non erano riusciti a imparare crescendo per strada a Palermo. "Pulia, cosa hai fatto? Il capitano Margiacchi mi ha detto che ha fatto un'ispezione e ti ha punito". "Niente, sottenè, ero di pattuglia interno caserma e una sigaretta ci chiesi".

Gemelli era di Modena, 40-c-2 (pilota di M-113 e radiofonista), serio, affidabile, aveva preso il periodo di militare con la stessa serietà  con la quale in seguito affrontò la professione di infermiere. Catanzaro (61-a, capopezzo), a dispetto del nome era nato e cresciuto a Milano (da genitori calabresi, però). Si poteva mettere la mano sul fuoco che prima di sparare un proietto del suo pezzo base aveva controllato almeno due volte il puntamento: "No, non è che non mi fido, ma se controllo quello che ha fatto il puntatore sono più tranquillo". Un professionista a vent'anni.

Ma con tutta l'umanità  che sprigionava da quegli incontri di persone che vivevano anche a 1.800 chilometri di distanza, con tutta l'esperienza che generava quel periodo di servizio militare lontani da casa, con tutti i vantaggi che ha dato la naja facendo conoscere gli italiani tra di loro, di quell'esercito non si poteva dire che fosse operativo. La dimostrazione si ebbe quando, quasi come un fulmine a ciel sereno, arrivò la missione in Libano. I primi bersaglieri erano bersaglieri, poi li andarono raccattando tra i volontari di vari reparti.

La decisione di trasformare l'Esercito e di cancellare la leva ha fatto crescere per forza di cose anche la professionaltà  di ufficiali e sottufficiali. I tenenti e marescialli che arrivano a reparto freschi di Accademia si devono misurare con caporalmaggiori che hanno anche cinque-sei missioni all'estero e qualche volta sono anche stati sotto il fuoco nemico. Non bastano più i gradi sulle spalline per essere considerati un'autorità . Bisogna dimostrare preparazione professionale, equilibrio, maturità , capacità  di comando. I soldati di oggi giudicano tutta la linea di comando con una competenza, una serietà  e severità  di gran lunga maggiore rispetto a quelli di leva, quando l'Esercito stava in caserma e ogni tanto si faceva un allarme e venivano distribuiti i cartellini: vale per due caricatori per Garand, vale per un pacchetto di medicazione, vale per una maschera antigas.

I compiti delle forze armate di oggi non consentono di perdere tempo a fare finte prove di allarme. L'allarme è vero e si parte veramente e qualche volta, dove si va, sparano. Perciò, Grazie Naja, hai fatto il tuo dovere e hai dato tutto quello che potevi dare. Ma oggi si fa sul serio. Senza rimpianti, Naja addio.

(Giovanni Bernardi, 30 giugno 2005)
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ma stai un pò zitto, ******
axtolf ha scritto:Altro danno che si provocò nelle caserme fu l'impennata del fenomeno del nonnismo.

(Giovanni Bernardi, 30 giugno 2005)
W IL NONNISMO!
il nonnismo c'è nella vita di tutti i giorni, solo che lo chiamano in un altro modo.

a pelle questo mi sta antipatico
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cap. rinaldo
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AMEN.
(:ink:)

P.S.: Però c'è un lato positivo: non incontrerò più dei "pelandroni" IMBOSCATI negli archivi dei Comuni.
gnaca na piega
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Vi consiglio di leggere, se non l'avete già  fatto, l'intervento-risposta di Alessandro "Bricchetto" Cipolla :-)(-: nel forum su http://www.paginedidifesa.it al post "E' finita" http://pub10.bravenet.com/forum/795583276/show/632957

A mio modo di vedere, il Bric è stato M I T I C O.
Maurizio, fante d'arresto ("rottamato" NATO)
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http://fanteriadarresto.altervista.org/
Leonardo
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Di fatto la leva era ormai ridotta all'osso, inevitabile che settimana più settimana meno venisse dato un taglio. Avrete ormai capito che io sono un accanito sostenitore della leva e più volte ne ho spiegato i motivi. Non starò qui a ripetere le solite cose, ormai mi sembra inutile, se vi può interessare ecco il link a quanto ho scritto a proposito su ferreamole http://www.freeforumzone.com/viewmessag ... 8&idd=4529
Aggiungo che uno può essere pro o contro la leva obbligatoria, ma mi ha fatto molto spiacere il modo con cui è stato dato il benservito alla leva. Marmittoni e sfigati, questo è quanto di meglio si è riuscito a dire sui soldati italiani. Questa è la gratitudine per le tante campagne di guerra, per le moltitudini di morti, massacrati per un centimetro di terra. Questa la ricompensa per chi ha servito la Patria perchè doveva, non per un assegno. Non si da' il benservito in questo modo.
Per questo mi unisco a Luigi nella sua immaginaria parata.
:cry: :cry: :cry: :cry:




Adesso vengo a te, Axtolf...

[quote="axtolf"]
Ho sempre avuto la curiosità  di sapere dove sono finiti questi giovani e soprattutto come. Sono sempre stato cuorioso di capire come venissero visti questi ultimi dai volontari e dagli altri frequentatori di caserme attuali. Purtroppo nessuno mi toglie dalla testa che la maggior parte di loro stia avendo un servizio nelle forze armate ben triste. Capisco che Leonardo mi dirà  che non è così... Tu Leonardo hai fatto servizio in un posto interessante, non ci credo che tutti hanno avuto questa possibilità .
[quote]

Qualcosa ti avevo già  anticipato di persona, adesso provo a riassumere come era la situazione della leva in quest'ultimo anno.

Addestramento: veniva svolto unicamente presso il RAR, della durata di quattro settimane (scarse): tante marce, tanta disciplina, un solo poligono, qualche lezione teorica, nulla più. I RAR rimasti in vita erano tre (1 San Giusto, 78 Lupi di Toscana, 123 Chieti) e gli scaglioni molto striminziti, circa 120 reclute al mese per ogni RAR (negli ultimi mesi anche meno, tanto che a dicembre era attivo solo i Lupi).

Destinazioni ed incarichi: in pratica i meno operativi.
Il 70% finiva nelle basi logistiche, ossia nei soggiorni montani o marittimi dell'EI a fare il centralinista, bagnino, cameriere, minuto mantenimento ecc ecc. Un 15-20% andava nei comandi, distretti, enti territoriali vari a fare il furiere, addetto ai comandi, autista, ecc. I restanti erano assegnati agli incarichi più disparati: tribunalista, circolista, addetto ai sacrari, accompagnatore invalidi, fanfara (chi sapeva suonare), ecc ecc. Diversi venivano aggregati presso la propria amministrazione comunale (benefici per i comuni alluvionati). Qualcuno (pochissimi per la verità ) andava anche nei reparti operativi, ad esempio nel mio scaglione uno autista al 7° Alpini, tre addetti alla vigilanza al Soatcc di Padova, uno al 5° lanciarazzi Superga (non ricordo con che incarico), un paio a Mantova nella contraerea.

Come ci vedevano gli altri?
Ecco la mia esperienza.
Al CAR, dove il quadro permanente era volontario e le reclute per metà  di leva e per metà  volontarie, vigeva la massima uguaglianza. I superiori fin dal primo momento ci dissero che noi di leva non dovevamo sentirci secondi a nessuno, anzi che eravamo noi i veri volontari, visto che servivamo praticamente gratis. In pratica eravamo tutti sulla stessa barca, soltanto ogni tanto saltava fuori il discorso (da parte dei volontari) "ma chi ve lo fa fare per così pochi soldi?".
Al corpo, caserma Piave di Padova: 80% volontari e 20% leva, non c'era molta simpatia reciproca. Anche qui i superiori ci hanno sempre fatto sentire come pari agli altri, in particolare il capitano comandante di reparto faceva di tutto perchè i najoni non venissero adibiti agli incarichi più umili, organizzava corsi nbc, percorsi di guerra, ecc ecc, roba impensabile per un distretto. Ai più meritevoli faceva fare anche il corso caporali, che negli ultimi tempi era di fatto riservato ai soli volontari.
Al sacrario di Cima Grappa, dove ho passato la maggior parte della naja, eravamo tutti di leva, quindi non fa testo. Cmq quando ci aggregarono due volontari è stata la fine, due mondi diversi.
Altri contatti con volontari: caserma Monte Grappa di Bassano, c'erano una decina di alpini, avevano scelto VFA come alternativa alla leva, ma di fatto erano più simili alla leva che ai firmaioli. Andavamo molto d'accordo anche se talvolta ci chiedevano anche loro chi ce lo faceva fare.
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cap. rinaldo ha scritto:AMEN.
(:ink:)

P.S.: Però c'è un lato positivo: non incontrerò più dei "pelandroni" IMBOSCATI negli archivi dei Comuni.
Il problema e' che adesso ci saranno "dipendenti imboscati" e non piu' "obiettori imboscati"

La differenza.....la busta paga!!!
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Abbadia
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.

D'accordo con Robby73, inutile fare recriminazioni e discorsi, la naja non la voleva e non la vuole nessuno ( a parte noi poveri illusi testardi ) e la dimostrazione é nell'aflusso dei vari "professionisti"...insufficente, e da regioni che cercano il mangiare tutti i giorni.
Vuol dire che prima c'erano "i furbi " che cercavano di scansare la naja , ma evidentemente quelli che partivano convinti ( ho detto partivano NB ) erano mosche bianche.
La cosa sulla quale non sono assolutamente d'accordo é il "salto di professionalita'" dei professionisti" di oggi.
Il salto c'é stato ed é verso il basso.
Voi siete di certo a conoscenza dei parametri di arruolamento e potete controllare quali erano alcuni anni fa e quaali sono oggi: hanno dovuto abassarli di brutto se volevano riuscire ad arruolare gli"Alpini di Maddaloni e Caserta"........
La professionalita' che era negli AUC e ACS e che era sparpagliata nella truppa oggi se la sognano .
Statistiche signori : quanti erano i laureati e diplomati allora e quanti sonmo oggi?
Quanti erano i bravi meccanici, carpentieri,operatori macchine movimento terra eccetera ieri e oggi, ieri erano obbligati ad anadare sotto naja, oggi ci vanno solo se nella vita civile non riescono a mangiare.
Non facciamo poesia, affrontiamo e chiamiamo le cose col loro nome.
Non parliamo poi delle truppe alpine, quelli che una volta erano volgarmente chiamati Alpini ; non stiamo a fare paragoni, per favore, abbiamo avuto in forum testimonianze di quanta alpinita' e amore per la montagna ci sia nei volontari della Puglia ( giustamente ).
Vi siete chiesti perché non esistono piu' i Cori Alpini ?
Mica erano previsti dalle librette ? Solo che c'erano gli amanti della montagna, delle cante di montagna e nascevano i cori.
Ora cosa volete che cantino : funiculi' funicula' ?
E non me la prendo con loro, ma con quelli che fingono di non vedere le cose, e si riempiono la bocca di frasi roboanti, di proclami che intendono solo coprire dove l'hanno fatta.
Ma quale piu' marcata professionalita'? Hanno solo piu' pretese economiche e non , sono diventati impiegati dello stato e sono come tutti gli impiegati dello stato, inutile chiamarli in altro modo.

Avete seguito i due tre servizi che hanno fatto in tv sulla fine della naia al 30/6?
Di una penosita' eccezionale...sono arrivati a far vedere il culo delle fenech nei suoi vari film sulla naja desnuda e il Gianni morandi che canta non son degno di te...farciti delle solite affermazioni sull'alta professionalita' dei "professionisti ", sulle esigenze diverse degli eserciti moderni....ma che azzo dicono ? Noi si andava in Norvegia gia' quasi quarantanni fa, vi dice niente Mozambico ?
Il fatto é che con la naja l'ingegniere puliva anche i cessi, oggi per tenere in ordine le camere, hanno le colf !!!!
Oggi si fanno le ,"missioni di pace " all'estero , primo per motivi politici, poi per elargire prebende esagerate a chi vi partecipa...tutto qui...
La naja siamo noi che non l'abbiamo piu' voluta , e questo non é cosa nuova , l'idea é sempre stata quella.....non l hanno piu' voluta i ragazzi e le mammine apprensive, non l'hanno piu' voluta le gerarchie militari che col passare del tempo erano surclassate intellettualmente e professionalemnet dai najoni, magari laureati e professionalmente al top.
L'hanno abolita i politici perché avevano una voglia matta di abbrancare i voti dei giovani e delle mammine , e dei militari ...
Quindi ...azzi nostri....ne subiremo le conseguenze e le stiamo gia' subendo, ma non mi facciano discorsi forbiti sulla maggior professionalita' e disponibilita' degli impiegati dell'Esercito Italiano....Toto diceva: ma mi faccia il piacere !!!!!!!!!

La Taurinense Incazzata come la Tridentina...ciao Andrea !!!!!
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bravo Abby! ti eleggo a mio idolo personale!
ma quali professionisti e generali d'egitto!
andate a lavoraree!!!
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Re: .

Abbadia ha scritto: La naja siamo noi che non l'abbiamo piu' voluta , e questo non é cosa nuova , l'idea é sempre stata quella.....non l hanno piu' voluta i ragazzi e le mammine apprensive, non l'hanno piu' voluta le gerarchie militari che col passare del tempo erano surclassate intellettualmente e professionalemnet dai najoni, magari laureati e professionalmente al top.
L'hanno abolita i politici perché avevano una voglia matta di abbrancare i voti dei giovani e delle mammine , e dei militari ...
Quindi ...azzi nostri....
Certo, sono d'accordissimo.
Diciamo che questo processo di cambiamento è nato con buone intenzioni (forse, ma ho qualche dubbio) e chissà  dove finirà .
D'altronde non ci si poteva aspettare molto di diverso in un paese dove la cultura dominante, quella di coloro che si sentono unti dal signore, vede i militari come il fumo negli occhi; dove si permette a chiunque sia riunito in una massa di persone (siano essi tifosi-teppisti o manifestanti di qualche centro sociale) di insultare le forze dell'ordine, di tirargli bottiglie e pietre, di spaccare tutto ciò che trova sul proprio cammino sicuro dell'impunità , tanto poi se succede qualcosa la colpa è del Carabiniere cattivo, ignorante e servo dei padroni.
Meglio evitare la naja, non si sa mai che qualche ragazzo resti traumatizzato dai militari brutti e cattivi. E se i militari spariranno... tanto meglio!
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Abbadia
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"I compiti delle forze armate di oggi non consentono di perdere tempo a fare finte prove di allarme. L'allarme è vero e si parte veramente e qualche volta, dove si va, sparano. Perciò, Grazie Naja, hai fatto il tuo dovere e hai dato tutto quello che potevi dare. Ma oggi si fa sul serio. Senza rimpianti, Naja addio. "

Una riga di cazzate pazzesche , piene di retorica e di manierismo
Eh no era gia' un po' che non mi incazzavo sul serio....
Ma che degli impiegati ministeriali, strapagati per fare il loro mestiere, si permettano di trinciare giudizi su cose che non conoscono e non hanno mai conosciuto non mi sta bene!!!!!
Arrivino pure i cazziatoni dall'alto, ma non mi faccio prendere per il culo.
Si é deciso che non volevano piu' i najoni...azzi loro, lo hanno fatto e forse lo potervano fare, ma i najioni dal 1870 e rotti a oggi, nessuno si deve permettere di insultare, perché un milione di loro ha lasciato la pelle in giro per OBBEDIRE e non per lavoro a orario.
Non critico i professionismo, ma non accetto assolutamente insulti a chi oltre tutto puo' contare solo su di noi per difendere la memoria !!!!
E non mi si raccontino palle di addestramento, efficenza e preparazione...cazzate !!! lo sappiamo e lo sanno benisssimo anche i militari... ma...bon parei...morta la' !!!!

Parlando seriamente, volevo chiedere a Luigi e a Ax che quello che hanno scritto potrebbe interessare un libro in progetto sulla figura del najone...a gratis chiaramente e per fini di solidarieta', se foste disposti a ...cedere quanto avete scritto senza garanzia di pubblicazione( molto, bello , commovente e da crepare di orgoglio ) vi faro' sapere..

Ciao a tutti e scusate il tono della prima parte del mio post.

Abbadia GA TAU

Detto questo
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Spero non vi siate persi il servizio "omaggio" del Tg5 sulla fine della leva di ieri sera niente ricordi dei morti come fà  Luigi, niente racconti di storie andate niente omaggi sui najoni che spalavano le macerie dopo i dasastri solo bellissime immaggini dei vari filmacci sui marmittoni guardoni e lòa dottoressa Fenech e Alvaro Vitali.
Dopo quello sulle armi che criminalizzava e infamava milioni di detentori il Tg5 fà  il bis, ora oltre che un sociopatico pericoloso sono pure un deviato sessuale che si eccita solo sbirciando dal buco della serratura la dottoressa del distretto militare.
povera Italia
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Hellis
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Vabbeh e allora voglio salutare la fine della naja, raccontadoVi un piccolo episodio, per me significativo.

Si avvicina il giorno del congedo, e tutti i frà  della nona scaglia sono a complimentarsi fra loro già  dal congedo dell'8°. <<Il prossimo silenzio fuori ordinanza suonerà  per noi>> era la frase che accompagnava l'ultimo mese del 9°.
Le ultime frenetiche attività  di quelli che, rimasti in caserma e che non hanno partecipato al campo (io da buona spina fino all'ultimo, me lo sono fatto contando 10 giorni), devono organizzare la cena conge, la marcia conge, tirare il cappello conge.
Rientro dal campo e mi arriva a capocollo la Notizia: Caporal Maggiore Spata (vai a capire come nascono i soprannomi sottonaja.. anzi la natura del mio è certa: me lo aveva appioppato il maresciallo S*) sarai tu a portare la marcia dei conge. Bhe a dire il vero recrimino vedendo la faccia del Bened che sinceramente merita quanto me.
Si ragginuge un'accordo, la porteremo insieme: prima io fino alla Bandiera, poi lui.
Girano le voci su chi vuole farla in mutande, su chi starà  a riposo davanti alla Bandiera, su chi si vede già  certamente ubriaco.
Sinceramente non mi va: come in tutte le cose che affronto, o le facciamo al meglio che possiamo, o non le facciamo.
Ovviamente in tanti mi danno del 'topo'...sarà  pure la voglia di non fare pessime figure con gli Ufficiali, ma io lo chiamo 'rispetto' non paura.
Arriva la sera prima del congedo. Parte il 'Silenzio' fuori ordinanza. Qualcuno è brillo. Alla MonteGrappa come sempre, tutti alle finestre, sotto lo sguardo di Ufficiali, Sottoufficiali, Militari di Truppa.
Ho la tremenda paura di associare il mio nome ad una buffonata, e lo dico: alla prima cazzata mollo il plotone conge.
Chiamo l'Attenti. Porca miseria neanche al giuramente hanno risposto così.
Partiamo.. cerco di essere lucido, ma le lacrime rigano gli occhi sinceramente. Cazzone di una seconda linea, finalmente te ne vai a casa e ora piangi come una mammoletta.
Viene bene la marcia fino alla bandiera. Chiamo il passo, la cadenza... perfetti. Bravi Trasmettitori Alpini.
Davanti alla Bandiera un'Attenti da manuale.
Mi giro cercando di non far vedere i miei 'lustroni' agli occhi.. ma che sorpresa! pure i più duri hanno un cuore.. non sono il sole ad avere i lustroni. L'abbiamo stramaledetta 'sta naja, e poi sul più bello piangiamo come bimbi all'asilo... va a capire l'animo dei semplici come me.
Finito l'Ammaina Bandiera cedo il comando al Bened, che ci porta in giro per la piazza d'armi. Rientramo in camerata.
E' finita .. è finitaaaa!!! .. e poi? domani l'altro che farò?.. te lo dico io. ti sveglierai alle 6.20 col magone per la Sveglia. E penserai a chi è ancora là  a tirar accidenti. Così fù. E non solo il giorno dopo.

E' finita!! sai cos'è finita cara vecchia seconda linea, nonchè Alpino?...il periodo in cui la maggior preoccupazione era non prendere cazziatoni e punizioni... Di li, come dicevamo tutti, inzia la vita. E con essa anche i guai seri. Non era la naja la fine del mondo.
Ultima modifica di Hellis il ven lug 01, 2005 10:59 am, modificato 5 volte in totale.
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linzen ha scritto:Spero non vi siate persi il servizio "omaggio" del Tg5 sulla fine della leva di ieri sera niente ricordi dei morti come fà  Luigi, niente racconti di storie andate niente omaggi sui najoni che spalavano le macerie dopo i dasastri solo bellissime immaggini dei vari filmacci sui marmittoni guardoni e lòa dottoressa Fenech e Alvaro Vitali.
Dopo quello sulle armi che criminalizzava e infamava milioni di detentori il Tg5 fà  il bis, ora oltre che un sociopatico pericoloso sono pure un deviato sessuale che si eccita solo sbirciando dal buco della serratura la dottoressa del distretto militare.
povera Italia
Kapperi che fortuna!!! al tuo Distretto Militare c'er auna dottoressa??? :D
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Nicola
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Il tg5 ha ragione: se hai un'arma sicuramente sei un pazzo pronto a scaricarla sulla folla, chiaro no?
Se invece hai una Mercedes XXL che fa 300 all'ora (in un paese dove il limite massimo è 150) sei un gran figo, se poi l'hai comprata denunciando 6000 euro l'anno di reddito sei anche FURBO, titolo onorifico italiano per eccellenza.
Infatti i FURBI la naja la saltavano a pie pari.
S.ten Nicola Pagotto
16° Rgt "Belluno"
79° Compagnia
171° corso AUC SMALP 3/98

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