Una battaglia davvero epocale, con due interi battaglioni, il Ceva (comandata dal Ten. Col Avenanti, caduto sul campo) e Mondovì, letteralmente gettati nella mischia e dissolti nel gioro di poche ore. Un gruppo di artigliera, il Mondovì, distrutto, tutti i comandanti di batteria caduti; si passò solamente col buio, in silenzio, sfruttando le balke.
Sto rileggendo ora "La strada del davai" di Revelli (sono in ristampa tutte le sue opere edite da Einaudi) ed è incredibile come in Russia tutta una generazione di cuneesi, per la maggior parte poveri e contadini, molti richiamati, sia stata spazzata via lasciando incustodite quelle valli.
Che divisione la Cuneense, di piemontesi e liguri! Con quella battaglia - è ormai accertato - si alleggerì di molto il pur difficile cammino della Tridentina.
E siccome aveva un fisico forte, ed era alto e ben fatto, lo assegnarono all'artiglieria alpina... (M. Rigoni Stern)
Per completezza, ricordo che la battaglia di Novo Postojalowka venne iniziata dal gruppo tattico costituito dall'8° Rgt. Alpini e dal Gruppo Conegliano, cui in seguito si aggiunse la quasi totalità della "Cuneense" (mancava solo il Pieve di Teco, aggregato alla "Vicenza").
La battaglia, che per i reparti della "Julia" durò quasi trenta ore, fu la più grande combattuta dalle Truppe Alpine sul suolo russo. Quando i reparti impegnati riuscirono a filtrare fra le maglie dello schieramento sovietico erano in gran parte ridotti a scorie.
Il comportamento degli uomini in quei momenti terribili fu tale che ben si può definire epico questo fatto d'arme.
Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)