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Beppe ha scritto:ora lo leggo...ma lo ha scritto LIBERO eh? non fa testo, è come se lo avesse scritto LIBERAZIONE! ahahah!
Certo che metti sempr eil puntino sulle iiiiii
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letto, anche se fosse vero sarebbero solo 2 fattarelli di poco conto rispetto al più che è stato detto. rimane il mio giudizio sulla storia detto prima.
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LETTERA AL PRESIDENTE
1) Non c'è nessuno in America che sia felice di andare alla guerra. Esca dalla Casa Bianca e cerchi in qualsiasi strada d'America almeno cinque persone felici di andare ad uccidere gli iracheni. Non li troverà . Perché? Perché nessun iracheno è mai venuto qui a uccidere uno di noi.
2) La maggioranza degli americani ovvero quelli che non hanno mai votato per lei non ha perso la testa. Sappiamo bene cosa affligge le nostre vite quotidiane: due milioni e mezzo di posti di lavoro persi da quando lei si è insediato sulla poltrona presidenziale, la borsa diventata ormai un gioco crudele, la benzina a due dollari. Bombardare l'Iraq non risolve nessuna di queste questioni.
3) L'intero mondo è contro di lei, Signor Bush. E tra di loro metta anche i suoi compatrioti Americani.
4) Il Papa ha detto che questa guerra è sbagliata, che è un peccato. Il Papa! Quanto ci vorrà  prima che lei realizzi che è solo in questa guerra? Naturalmente, non la combatterà  personalmente. Lascerà  che altri poveri disgraziati lo facciano al posto suo, proprio come lei fece ai tempi del Vietnam. Si ricorda, vero?
5) Dei 535 membri del Congresso, solo uno ha un figlio o una figlia nelle forze armate. Se vuole difendere l'America, per favore invii ora le sue due figlie in Kuwait. E lo stesso facciano tutti i membri del Congresso che abbiano figli in età  da militare.
6) Certo, i francesi possono anche essere dannatamente noiosi. Ma non ci sarebbe stata l'America se non fosse stato per i francesi, per il loro aiuto nella guerra rivoluzionaria. La smetta di pisciare sui francesi e li ringrazi. Ma sorrida, questa guerra non durerà  a lungo perché non saranno poi tanti gli iracheni pronti a sacrificarsi per Saddam. Si impegni nella vittoria, sarà  un bel viatico per le prossime elezioni. Mantenga viva la speranza! Uccida gli iracheni che rubano il nostro petrolio!!!
Suo, Michael Moore

FURIO COLOMBO (mica un qua quaraqua)
Spero che nessuno rida guardando Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, nonostante il susseguirsi di gag, di battute, di trovate apparentemente comiche in questo film che non lascia neppure un fotogramma senza una netta intenzione politica. L'intenzione è una implacabile accusa contro il presidente americano George Bush, una arringa senza pause e senza tregua. Ma né la frequente scossa di comicità  né la forza dell'accusa sono il vero filo conduttore del film. Contro le apparenze, contro le involontarie risate che farete guardandolo, Fahrenheit è un film tragico, percorso da una profonda tristezza e da un filo, appena un filo di speranza.

Quello che vedete vi sembrerà  una presa in giro di George Bush, un uomo disorientato e incapace - ma sostenuto da amici potenti - che vince le elezioni col trucco e dichiara con l'inganno una guerra pericolosa, dall'esito paurosamente incerto («10 anni per uscirne», ha annunciato nei giorni scorsi il quotidiano americano «Usa Today»). L'uomo che vedete, vero protagonista del film, vi apparirà  qualcuno che non è intelligente, non è spiritoso, non ha alcun carisma, non è in grado di richiamare attenzione, raramente completa (se non legge) una frase, raramente pronuncia giusto un nome o una parola che non gli siano consueti, e spesso appare incerto in attesa di un copione.

D'accordo, con i montaggi si fanno miracoli e questo film di Michael Moore è un capolavoro di montaggio. Ma non c'è montaggio in un punto chiave della storia. Il giorno è l'11 settembre, il luogo è una scuola elementare della Florida, l'ora, sovraimpressa alla scena fin dal momento in cui quella sequenza è stata ripresa, indica che sono le 9 del mattino. Attenzione, le 9 del mattino dell'11 settembre. Sono passati 15 minuti dal momento in cui il primo aereo dirottato è andato a esplodere contro la prima delle due torri gemelle, quella più a nord-est. Nell'inquadratura si vede che qualcuno comunica qualcosa al presidente, che guarda nel vuoto e poi comincia a leggere per i bambini da un libro di fiabe. Sono passati 11 minuti dall'impatto mortale di un altro aereo dirottato contro la seconda torre, quella di sud-ovest. Infatti vediamo che il presidente degli Stati Uniti viene avvertito con la frase «signor presidente, il Paese è sotto attacco». Sono le 9,06, le 9,07, le 9,10 (leggiamo lo scandire dei minuti in basso a sinistra) e Bush - che ha smesso di leggere la fiaba - non si muove e guarda in modo interrogativo verso la camera. Quel viaggio per visitare bambini e scuole in uno Stato governato dal fratello Jeb evidentemente non prevedeva la presenza di un consigliere capace di intervenire e decidere. C'è scritto 9,15 sullo schermo, quando si vede qualcuno che viene a prendere Bush. «Non mi convince, nessuno è così stupido», ha detto Norman Mailer, lo scrittore americano, intervistato dal figlio sul «New York Magazine» del 9 agosto.

Nessuno ha smentito Moore
Ma il film di Michael Moore non è stato investito o fermato in alcuna smentita. Non nella parte iniziale, in cui si racconta (e si vedono alcune scene esemplari) che il neo eletto George Bush ha speso il 42% del suo primo anno di presidenza in vacanze nel suo ranch. Non nei giorni che precedono l'eccidio di Manhattan, in cui sia Bush che Rumsfeld che Colin Powell che Condoleeza Rice negano recisamente che Saddam Hussein sia un pericolo. Non nella evidenza visiva dei riguardi usati verso la potente famiglia saudita Bin Laden (la famiglia a cui appartiene il terrorista Osama) a cui viene messo a disposizione l'unico aereo che decolla dagli Stati Uniti due giorni dopo l'attacco alle torri. Anche il montaggio della fase in cui scatta la decisione di fare di Saddam Hussein il nemico è esemplare: una frase dopo l'altra, tutte filmate, tutte in sequenza, tutte non smentibili, mostrano come si fa a far salire la febbre, a costruire, colpo su colpo, l'immagine del nemico, spingendo sempre più gente a credere nelle armi di distruzione di massa, nelle armi chimiche, nervine, infettive, atomiche. Mostrano una immensa e riuscita mobilitazione dei media, che stanno al gioco in perfetta sintonia. È il gioco sanguinoso del patriottismo cieco, uno slancio di fede che esime dal discutere e chiede di ubbidire.
Questa è la prima parte, logica e lucida, di un appassionato argomento di opposizione tanto più efficace quanto più implacabilmente provato. Ma qualcosa di cupo e di tragico avvolge all'improvviso gli spettatori nelle sequenze di guerra. Una ragione è che di questa guerra non si è visto quasi niente, quasi solo militari che si spostano ed esplosioni da lontano, e questa sorta di embargo ha funzionato sia per l'Europa che per l'America.
Ma l'altra ragione è che lo spettatore del film di Michael Moore è in grado di rendersi conto, mentre vede i corpi straziati, mentre la camera entra e sosta in retrovie colme di sangue, di donne e bambini che nessuno aveva mai mostrato prima, che il sangue vero è il frutto di una enorme messa in scena, di una folle rappresentazione artificiale e finta, per combattere niente, per infliggere colpi immensamente potenti nel vuoto. Abbiamo assistito a una vasta operazione pubblicitaria che ha piegato evidenza, consapevolezza, conoscenza, esperienza, buon senso. E dove di vero, spaventosamente vero, ci sono solo i cadaveri. Qui il montaggio è cambiato, è lento, con lunghe sequenze che non risparmiano nulla. Qui la voce si fa più rada e benché il commento (la voce di Michael Moore) continui a essere fattuale (luoghi, dati, cifre) nella tradizione americana, la voce ti guida dove l'opinione pubblica d'Europa e d'America non erano finora arrivate. Il punto in cui la falsa propaganda diventa morte.

Rock nei carri armati
Il disagio che provi è nella disturbante somiglianza di questo film-verità  con la pura invenzione cinematografica. E, anzi, con richiami fortissimi a celebri denunce (fotografie, disegni, tavole illustrate, tremende caricature) della prima guerra mondiale. Il disagio che provi è nel sapere che è tutto vero, ai nostri giorni, in piena epoca di presunto progresso e civiltà . Ma il viaggio di Michael Moore continua con la sua desolata esplorazione nel territorio delle vittime e dei soldati, ovvero sul versante del terribile prezzo americano.
Siamo sui carri armati in cui i soldati si chiudono prima di correre lungo strade devastate e ostili riempiendosi le orecchie di musica rock che ricevono in cuffia, sotto l'elmetto, invece di ordini. Siamo nei quartieri desolati d'America, dove i marines vanno in cerca di reclute stanate dalla disoccupazione, dalla povertà , dalla noia, dal vuoto.
Siamo nei cimiteri americani dove arrivano i corpi dei soldati uccisi ogni giorno, con l'ordine che nessuno deve saperlo, nessuno deve filmarli. Dei morti in guerra non si deve parlare. E la camera di Moore può solo fermarsi sulla solitudine immensa di padri e di madri per la morte dei figli di cui nessuno deve sapere, in un isolamento da fantascienza in cui ogni morte è una sola morte, legata a nulla, seguita da nulla, dolore e silenzio. Siamo in un Paese che Bush ha isolato dal mondo, che porta il peso sanguinoso di una guerra che non finisce, un Paese che venera la verità  ed è spinto a combattere da una catena di bugie, che ama se stesso e vede la sua immagine deformata dal mare di ostilità  che lo circonda, che è orgoglioso della sua libertà  e si trova di fronte l'incubo di Abu Grahib e di Guantanamo.

È l'America di Bush, che questo film racconta in un intervallo di profonda tristezza e di stordimento, come i soldati che corrono fra le strade distrutte da Kirkuk e Najaf con la musica rock che martella dentro il casco, e il rischio continuo dell'autobomba.
Il filo di speranza è che questo film sia stato fatto, che abbia riempito le sale di tutta l'America, che sia stato visto da milioni di persone nell'anno delle elezioni presidenziali.
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filmato di quando viene informato dei fatti...è troppo ridicolo

http://www.whatreallyhappened.com/schoolvideo.html
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Beppe ha scritto: Nessuno ha smentito Moore
Per forza, siamo in america e non in Italia.

Visto tutti i programmi demenziali che ci sono la'........fare polemica e' solo un remare contro la propria campagna politica, bisogna far vedere che si riesce andare avanti.

In italia invece ci sarebbe stati tanti di quelle polemiche.....
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Questa invece è la risposta a una lettera di una lettrice di un giornalista, Beppe Severgnini.


Unfairenheit 9/11

Caro Severgnini, penso che Michael Moore rappresenti tutte le cose peggiori
della sinistra americana e italiana e che ne sia divenuto il disastroso
modello. Penso che sia un demagogo, bugiardo, violento, scorretto e trombone.
Fahrenheit 9/11 è un film bruttino e noioso, la confezione del quale è
sbrigativa,
povera e banale. Ci sono paranoie antisaudite (banalmente razziste), smentite
perfino dalla Commissione sull'11 settembre. Parole di Ferrara? Di Feltri?
No,di Luca Sofri (figlio di Adriano), che uomo di destra certamente non
è ma che ha l'onestà  intellettuale di discostarsi da un'opera (?) tendenziosa
e truffaldina, che è divenuta il pasto prediletto di quella sinistra a cui
piace tanto autoproclamarsi depositaria della Verità . Nel suo lungo articolo
su Vanity Fair, Sofri afferma inoltre che in America Moore è ormai odiato
a sinistra almeno quanto è amato. I siti Internet che dimostrano le falsità 
dei suoi film sono sia di destra che di sinistra. In rete, Unfairenheit
9/11 di Christopher Hitchens offre un'interessante panoramica sulle furbizie
narrative, le bugie e le patetiche contraddizioni di Moore. Hitchens è un
giornalista che smonta uno ad uno quelli che secondo A. Guiotto (1° settembre)
sono "fatti". Fatti? Quello che un certo pubblico adora sentirsi dire,
piuttosto,
quel pubblico che adora sentire confermare ciò che già  pensa, anche se ciò
prevede l'utilizzo di calunnie e scenette create ad arte. Michael Moore
si fa assistere da schiere di legali per controbattere a chiunque si azzardi
a criticarlo e si rifiuta di partecipare ad eventi in cui potrebbe essere
sottoposto a "hostile questioning". Vogliamo sposare le tesi di un regista
che nel film presenta l'Iraq prima della guerra come una terra prospera
e pacifica in cui i bimbi giocavano felici con l'aquilone? Per favore, ho
un cervello. Lasciamo a Madonna che sculetta fino al Kabbalah Center più
vicino (ai fotografi) tutta tronfia della sua interiorità  riacquistata grazie
al Pilates il compito di esaltare il furbacchione e "crowd pleaser" Michael
Moore. Lasciamo che i cantanti viziati da una vita di privilegi, dopo anni
trascorsi saggiamente lontano dalla politica, si lascino trasformare in
strumenti di propaganda da questo o quel politico (che tristezza, Bruce!).
Noi, che viviamo nel mondo reale, faremmo meglio a pensare con la nostra
testa.

Eleonora



Cara Eleonora, ho visto il film: ha deluso anche me. Lo considero sciatto
e furbo, anche se condivido alcune tesi: Bush è inadeguato al ruolo, le
commistioni affaristiche del suo clan sono disdicevoli, la guerra resta
sempre una PESSIMA idea (eccezione: quando c'è un Hitler che vuole violentare
il mondo). E quella contro l'Iraq è stata dettata da motivi che poco hanno
a che fare con la lotta al terrorismo. L'11 settembre - qui Moore ha ragione
- è servito come pretesto emotivo per realizzare un progetto precedente:
cosa grave, e triste. I figli poveri dell'America lo stanno scoprendo -
quelli che tornano.
Perché "Fahrenheit 9/11" non mi è piaciuto? Credo d'essere condizionato
dalla mia professione, per cominciare: il linguaggio era quello giornalistico,
ma il metodo era quello dell'invettiva (per lo stesso motivo non sono un
fan dell'ultima Fallaci). Non c'era alcuna traccia di contraddittorio, e
qualsiasi elemento indebolisse la tesi veniva rimosso. Hai ragione, Eleonora:
non si dice, ad esempio, che Saddam Hussein era un macellaio. Presentare
l'Iraq come un parco-giochi è scorretto.
Detto questo, ripeto, la guerra era inopportuna. Collegamenti tra l'Iraq
e Al Qaida non ce n'erano (sarebbero saltati fuori!); ora invece la saldatura
è avvenuta. Il mondo oggi è più carogna, pericoloso, folle, crudele e complicato
che prima dell'attacco: questo dovrebbe convincere Bush a ritirarsi a vita
privata. Ma - come sappiamo - non lo farà . E rischia di vincere, se i suoi
avversari saranno tutti Michael Moore. Del cui cuore non dubito. Dubito
però del suo giudizio e dei suoi metodi, che sono quelli - hai ragione -
di tanta sinistra italiana ed europea, purtroppo.

Beppe Severgnini
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Ottime le vostre segnalazioni, continuate pure se ne avete l'occasione.
Leggendo entrambe le "campane" ci si può cominciare a fare un'idea complessiva (e le differenze molto marcate sembrano evidenziare come buona parte del giornalismo stia scivolando nel fazioso).

Morale: mai credere a niente senza i necessari raffronti. Dovrei averlo capito, vista la non più verde età , ma tra Doom e Matrix talvolta non capisco più bene dove mi trovo e vado ripreso :D .
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Nicola ha scritto:vista la non più verde età 
Dai, capita a tutti
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Lele ha scritto:Questa invece è la risposta a una lettera di una lettrice di un giornalista, Beppe Severgnini.


Unfairenheit 9/11.......
son tanti discorsi ma in pratica non dice una cippa? smontare cosa? la farsa delle elezioni? o quella dell'attacco all'iraq? e le armi chimiche? ci hanno preso in giro tutti. poi ognuno è libero di pensare quello che vuole.
non scrivo altro. se volete vedervi il film andate, a me non me ne viene niente in tasca quindi.....
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Severgnini è un famoso interista, quindi sa predire il futuro (i successi a venire della sua squadra) ma non sa leggere ciò che è successo da poco (perchè anche quest'anno non si è vinto niente?). :D

Divertente il sondaggio che compare sul sito linkato da Oriente... pare che molti siano favorevoli a nuovi ticket :shock: !

W le tasse :roll: .
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Mah per farsi l'idea che Bush sia un idiota non bisogna certo tifare per Moore. Molti di noi questa idea ce l'avevano ben prima dell'idea del film.
Non era stato forse un quotidiano statunitense di primo piano a uscire con il titolo "We have an idiot at the White House!" in prima pagina?
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Beppe ha scritto:...

FURIO COLOMBO (mica un qua quaraqua)

...
:lol: :lol:

Ma chi, il celebre "San Paolo Professor"!? :lol:

Secondo me invece il tizio in questione è uno dei massimi esponenti della categoria indicata fra parentesi :lol:

Ciao
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Vedo che qualcuno ha citato in Furio Colombo un autorevole personaggio in grado di esprimere giudizi sopra le parti :lol: :lol: forse prima dovrebbe mettere un po di democrazia al suo giornale"L'Unita" :lol:

Libero non è un quotidiano di parte,Vittorio Feltri ha piu volte denunciato malefatte sia a sinistra che a destra,dunque mi sembra un giornale molto piu obbiettivo dell'Unita(anche perche' l'Unita rappresenta la faziosita' in persona).

Il film di Moore fa acqua da tutte le parti,è il classico documento stile anni 40 in cui la propaganda faceva il lavaggio del cervello al popolo inerte.
Cmq se avete 7 euro da spendere....vi consiglio una buona birra in compagnia 8)
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Divertente il sondaggio che compare sul sito linkato da Oriente... pare che molti siano favorevoli a nuovi ticket
Nicola cerca di fare chiarezza quando citi una frase :wink:
Il sondaggio si riferiva a mettere un tiket a chi abortisce la seconda volta,e secondo me è giustissima questa cosa...o preferisci che si continui indisturbati ad ammazzare feti per capricci stupidi!
Posso al limite capire la prima volta che si abortisce(non lo capisco lo stesso ma va be..)ma la stessa madre che lo fa ancora merita altro che tasse...mazzate tra la capoccia :evil:

Mi scuso con Ax per essere andato Off Topic.....ma ribadisco,non si possono trattare questi argomenti con superficialita' o ancora peggio con comicita'.
Saluti
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Oriente ha scritto: Posso al limite capire la prima volta che si abortisce(non lo capisco lo stesso ma va be..)ma la stessa madre che lo fa ancora merita altro che tasse...mazzate tra la capoccia :evil:
Ognuno è libero di capire quello che gli pare (il primo aborto è gratis, poi paghi per uccidere?), qui c'è stato un referendum epocale e non saranno le opinioni di noi due a cambiare niente. :roll:
Comunque non volevo offende te ne nessun altro, io penso che siano decisioni che spettano solo alle donne.

Io metterei un tiket di 10000 euro a chi va in un ospedale pubblico a farsi curare il cancro ai polmoni dopo aver fumato migliaia di pacchetti con su scritto che il fumo uccide.

Libero non è un giornale di parte.
Elvis è vivo e gira per Lambrate con una guzzi 350.
Kennedy è stato ucciso da Oswald.
Etc, etc. :wink:
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