Probabilmente a molti, nell'imminenza di Trieste, sarà sfuggito.
Gli Alpini (altro che "ranger nostrani"!) del Monte Cervino sono entrati in azione in Iraq.
Da altre fonti, sembra che tre nemici siano stati colpiti dalla reazione dei nostri soldati.
Nassiriya, tre agguati in un giorno agli italiani
I nostri soldati attaccati dalle milizie di Al Sadr rispondono al fuoco. Ferito un bersagliere, non è grave
FRONTE SUD Mercoledì notte i carabinieri sono stati bersagliati da razzi sparati mentre entravano in città iIeri mattina le forze speciali hanno combattuto per venti minuti a Suq Ash Shuyuk iNegli scontri sono rimasti uccisi tre iracheni iRicoverato Antonio Ambruoso, guarirà in pochi giorni
Nicastro Andrea
DAL NOSTRO INVIATO NASSIRIYA - Giovedì di paura e morte anche nell' angolo di Iraq sotto controllo italiano. Di notte sono caduti in un agguato i carabinieri, di giorno le forze speciali e i bersaglieri hanno dovuto combattere una battaglia durata 20 minuti. Tra le case del mercato di Suq Ash Shuyuk. Le conseguenze potevano essere più gravi per gli italiani. Alla fine si contano tre iracheni uccisi (un miliziano e due civili, almeno secondo quanto riferito dalla polizia locale), un bersagliere ferito alle gambe e una jeep dei ranger del Monte Cervino bruciata e abbandonata a Suq Ash Shuyuk. Per reazione Nassiriya è stata circondata da una serie di posti di blocco allestiti dai militari italiani con blindati e mitragliatrici pesanti. Improvvisamente la città si è svuotata. Non un' auto, non un passante. Negozi e bancarelle chiuse. Ovunque un silenzio nervoso nonostante il sole ancora alto. Alla rotonda che da Nassiriya porta a Suq Ash Shuyuk, la città più «calda» della provincia, i bersaglieri italiani stavano con i fucili spianati a sorvegliare una strada deserta. Per riportare la calma, il generale Gian Marco Chiarini ha voluto mostrare i muscoli e ha fatto uscire anche i mezzi più potenti che ha a disposizione: 5 blindo Centauro armati con cannoncini da 105 millimetri. Gli autori degli attacchi sono ancora, secondo il comando italiano, i miliziani di Moqtada Al Sadr, gli stessi che scatenarono la battaglia dei ponti tra il 5 e il 6 aprile. Il loro leader nella provincia di Nassiriya è lo sceicco Aws Al Kafaji che gli americani vorrebbero ad ogni costo in carcere e che invece sino a ieri circolava in città . Il primo agguato poco dopo la mezzanotte di mercoledì. Il tenente dei carabinieri Roberto Lovison, un 42enne dai muscoli gonfi e lo sguardo tranquillo, era il comandante della pattuglia. «Ero alla mitragliatrice sulla torretta del primo dei tre blindati - racconta - e poco prima di entrare a Nassiriya da nord siamo stati attaccati dai lati con i kalashnikov. Poi ho visto partire il razzo, sentito il sibilo e guardato il momento dell' impatto sull' asfalto. A pochi metri da noi. Noi sulle torrette - continua Lovison - abbiamo risposto al fuoco e "saturato" le zone da dove ci bersagliavano. Ma non siamo riusciti a impedire che ci sparassero altri due razzi. Uno si è infilato tra il primo e il secondo blindato. Il terzo ci è passato sopra. Fortuna. Ci siamo sganciati a tutta velocità . Dopo 4 chilometri, al terzo ponte di Nassiriya, un altro razzo. Fuori bersaglio pure quello grazie a Dio». Il secondo agguato dopo mezzogiorno. Vittime quattro jeep dei «ranger» nostrani, gli alpini paracadutisti. Arrivati nel suk, proprio dove lunedì avevano sparato al generale Chiarini, i ranger sono finiti sotto il fuoco. Un Rpg è andato a segno bloccando la prima jeep. «Mentre i ranger rispondevano al fuoco - ha detto il colonnello Scollo - gridavano "yalla" "yalla", via via, ai civili perché lasciassero il mercato». Sono stati sparati migliaia di colpi, ma non si sa se qualcuno è stato colpito. I ranger si sono potuti ritirare protetti dai cingolati dei bersaglieri. Ma mentre copriva i ranger, la mitragliatrice pesante del bersagliere Antonio Ambruoso, 26 anni di Castellammare di Stabia (Salerno), si è inceppata. Un proiettile gli è esploso in canna e l' ha ferito. Pare in modo leggero. Doveva tornare a casa l' 11. Forse resterà nell' ospedale da campo qualche giorno in più.
(A. Ni.)
A Trieste, una volta di più, ricordiamoci anche dei nostri fratelli in armi.
Mandi.
Luigi