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CASTA 2003

E' iniziata in Alta Val Pusteria l'attività  per organizzare la 56ª edizione dei Campionati Sciistici delle Truppe Alpine (Ca.S.T.A.) che si svolgeranno dal 1° al 6 febbraio 2004 a San Candido e Sesto.



La manifestazione, svoltasi per la prima volta nel 1931 a Passo del Tonale come gara di sci alpino tra reggimenti, è stata in assoluto una delle prime competizioni sciistiche organizzate con regolarità  in Italia e per gli alpini continua a rivestire un'importanza fondamentale come momento di verifica delle capacità  dei singoli e dei reparti di muoversi e di operare nell'ambiente innevato.
Undici nazioni si confronteranno nelle discipline di sci alpino, di sci nordico e nella competizione tipicamente militare che vede 15 plotoni confrontarsi, nell'arco di due giorni, sugli sci e in attività  quali il tiro, l'orientamento e i collegamenti radio.
Per quanto riguarda lo sci alpino, quest'anno c'è un'interessante novità : saranno svolte due gare internazionali FIS (slalom gigante e speciale in notturna) aperte anche ad atleti non militari.
Come sempre faranno da corollario alla manifestazione, numerose attività  collaterali tra le quali si segnala il concerto della Banda Nazionale dell'Esercito, un complesso musicale di circa 100 elementi - tutti diplomati al Conservatorio - che si esibisce da anni con grande successo di pubblico in Italia e all'Estero.
I campionati sono stati presentati a Bolzano dal comandante delle Truppe alpine, tenente generale Bruno Iob, dal capo di Stato Maggiore colonnello Claudio Mora e dal campione olimpico e attuale allenatore della nazionale italiana di sci nordico Marco Albarello.

Per maggiori informazioni e per vedere il programma dettagliato visitate il sito del Comando Truppe alpine


(ANA.it)
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Re: CASTA 2003

axtolf ha scritto:Per quanto riguarda lo sci alpino, quest'anno c'è un'interessante novità : saranno svolte due gare internazionali FIS (slalom gigante e speciale in notturna) aperte anche ad atleti non militari.
(ANA.it)
Avevo letto la notizia ed ero rimasto molto perplesso da questa novità .
Sono assolutamente contrario, pur non conoscendo l'ambiente credo che il calendario sportivo "civile" sia pieno di gare di questo tipo.
Io, ma sono ovviamente fazioso, avrei inserito delle gare riservate a pattuglie (non plotoni per questione di "numeri") a carattere sciistico/militare (ovvero con prove tecniche lungo il percorso come per la gara dei plotoni compreso il tiro) riservate a team di militari in congedo iscritti alle associazioni d'arma e della riserva italiane e straniere (ovviamente in regolamentare divisa).

Provate ad immaginarvi delle pattuglie di alpini in congedo che concorrono con i nomi del "Cadore", del "Cividale, del "Tirano" e via dicendo (magari gente che a suo tempo ha fatto i Casta in quei battaglioni).
Anche così si mantengono le tradizioni, i "civili" hanno già  tanto spazio fuori!
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Come sarebbe a dire la BANDA DELL'ESERCITO?
E la Fanfara Julia?
No dai non è possibile 'sto anno che posso andare a vederli non c'è la mia Fanfara!
Ma porca...
Ricordo ancora ai Casta 2001, in due settimane abbiamo dovuto impararci a memoria 15 inni nazionali (!!) per poi suonarne sì e no la metà ...
Dormire a Brunico (che bella Brunico) e fare la spola ogni giorno con Dobbiaco e San Candido, e in libera uscita a camminare nei boschi innevati di Brunico, poi rifugiarci alla Forst a cantare e a bere birra...
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fanicchi ha scritto:Come sarebbe a dire la BANDA DELL'ESERCITO?
E la Fanfara Julia?
No dai non è possibile 'sto anno che posso andare a vederli non c'è la mia Fanfara!
Ma porca...
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Io beccai i Casta in allenamento al Tonale.....4 novembre 1997 - 25 novembre 1997.......bei tempi quelli!!!!
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Da ANA.it










Sulle nevi di San Candido e Sesto Pusteria, in alta val d'Isarco, si sono date appuntamento le migliori squadre militari per i CaSTA, i campionati sciistici che il Comando truppe alpine organizza ogni anno ed ai quali partecipano rappresentative di tutte le specialità  dell'Esercito. E' un momento di confronto per valutare la preparazione non certo solo agonistica ma anche - soprattutto - tecnica delle pattuglie militari. Erano rappresentate, oltre a quella degli alpini, le squadre di 10 Paesi: Argentina, Austria, Cile, Germania, Libano (per la prima volta ai campionati a San Candido), Romania, Slovenia, Spagna, Stati Uniti e Svizzera. Inoltre c'erano le rappresentative della nostra Associazione, della Croce Rossa Italiana e dell'Unione nazionale ufficiali in congedo.
Perfetta l'ormai collaudata organizzazione, splendide le manifestazioni di contorno, con serate di cori e fanfare, e molto calda l'accoglienza dei sindaci di San Candido, Dobbiaco e Sesto, cittadine nelle quali la presenza degli alpini è parte della vita quotidiana.
I CaSTA sono stati ancora una volta un ottimo banco di prova, che ha dimostrato la preparazione dei nostri reparti alpini, come si vedrà  nella classifica dei vari tornei.
Ma quello che vorremmo far risaltare in primo piano - non se ne abbiano gli alpini degli altri reparti - è il comportamento degli alpini che hanno vinto la gara delle pattuglie: la pattuglia dell'8° reggimento di stanza a Cividale del Friuli, comandato dal colonnello Lenzini, che ha raggiunto per primi il traguardo dopo due giorni e una notte di prove massacranti. Segnaliamo questi alpini dell'8° perché quando gareggiavano erano ancora reclute, con meno di due mesi di addestramento e non avevano ancora prestato giuramento (la cerimonia si è svolta a Vicenza, domenica 18 febbraio, come riferiamo in altra parte del giornale).
Potremmo dire tante cose su questa vittoria dei "bocia" dell'8°. Osserviamo soltanto che l'8° è alimentato da VFA, da giovani che, avendo ricevuto la chiamata di leva, hanno optato per il servizio volontario annuale. Sono giovani che per la stragrande maggioranza proviene dalle regioni a tradizione alpina, e perlopiù dal triveneto. Cosa significa questo? Significa che quando si tratta di gareggiare in territorio alpino, di sottoporsi a prove difficili, di dormire all'addiaccio, di fare squadra come quando si va in cordata e sono uno per tutti e tutti per uno, un giovane che ha alle spalle un certo tipo di vita e una cultura di montagna è "naturalmente" più preparato di altri, per quanto siano addestrati.
Certo, quelle reclute dell'8° hanno ricevuto un magnifico addestramento, e questo torna ad onore dei loro comandanti, ma hanno anche dato una magnifica dimostrazione che alpini, soprattutto, si nasce. E che il nuovo modello di difesa - un modello per il quale una recluta è un po' come una cellula staminale, non ancora geneticamente definita, dalla quale può essere generato qualsiasi organo - è un modello sbagliato: non basta una recluta qualsiasi per fare un alpino. Ci dev'essere una sorta di imprinting, fatto di carattere, forza d'animo, disponibilità  e, perché no?, anche tradizione.
La vittoria delle reclute del Triveneto dimostra anche che se nelle zone a tradizione alpina (per esempio, la Lombardia) esistesse una caserma per un reparto di VFA (per la quale l'ANA si batte da tanto tempo, fra promesse non mantenute), i giovani si arruolerebbero anche dopo la cosiddetta sospensione della leva obbligatoria.
Dall'anno prossimo, come si sa, la leva non ci sarà  più. Lo Stato Maggiore considera che si presenteranno non meno di 25 mila VFA (ammesso che siano tutti …abili), indispensabili per riempire gli organici dell'Esercito. Staremo a vedere.
Queste le classifiche dei CaSTA.
Il Trofeo dedicato alla memoria della Medaglia d'Oro "Silvano Buffa" è stato conquistato, come si è detto, dal plotone dell'8° Alpini di Cividale del Friuli che ha bissato il successo dello scorso anno superando il battaglione alpini paracadutisti "Monte Cervino" e gli abruzzesi del 9° Alpini, reduci dall'operazione "Nibbio" in Afghanistan.
Nelle gare di pattuglia, ognuna composta da 4 militari, gli atleti si sono affrontati lungo i 25 km del tracciato da San Candido a Dobbiaco e nel poligono di tiro. Nella gara valevole per il Trofeo dell'Amicizia ha vinto la Svizzera, seguita dagli atleti italiani e rumeni che si sono imposti nella competizione femminile davanti a Italia e Stati Uniti.
Due secondi posti nelle gare di pattuglia che, sommati alle gare combinate, ha permesso all'Italia di vincere nella classifica generale del Trofeo dell'Amicizia davanti a Svizzera e Romania.
Nel Trofeo Medaglie d'Oro alpine la pattuglia del battaglione alpini paracadutisti si è aggiudicata il podio più alto davanti al Centro Addestramento alpino e al 7° Alpini.
Da quest'anno alle tradizionali gare militari si sono affiancate due competizioni FIS di Coppa Italia: lo slalom gigante maschile e, per la prima volta, lo slalom speciale in notturna.
Nella gara di slalom gigante riservato ai militari ha vinto l'alpino Filippo Menardi, per lo slalom gigante punti FIS l'italiano Wolfgang Hell, nella specialità  di fondo si è imposto Fabio Pasini, mentre nella gara di fondo femminile è salita sul podio più alto Anna Rosa.
La gara di slalom speciale maschile FIS svoltasi in notturna sulla pista dei Baranci, ha visto il successo dell'italiano Manuel Pescollderungg del gruppo sportivo della Guardia Forestale, che ha preceduto due atleti canadesi: Michael Janyk e Paul Stutz. Tra gli juniores successo del Centro Sportivo Esercito di Courmayeur con Giuliano Razzoli che ha distanziato Manuel Sandbichler della Guardia di Finanza e Stefano Gross del Comitato trentino. Vittoria slovena tra gli aspiranti dove Arze Mravlja ha superato gli atleti del Comitato Veneto Michele Cortella e Dino Gobbo.
Nella gara di Fondo 15 km "Trofeo dell'Amicizia" ha vinto Alessandra Rigamonti mentre nella combinata fondo e tiro 15 km si è imposto Luca Pillercottrer dell'8° Alpini. Infine, sul podio più alto per lo slalom gigante "Trofeo dell'Amicizia" è salita l'argentina Belen Simari.
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axtolf ha scritto:Sono giovani che per la stragrande maggioranza proviene dalle regioni a tradizione alpina, e perlopiù dal triveneto. Cosa significa questo? Significa che quando si tratta di gareggiare in territorio alpino, di sottoporsi a prove difficili, di dormire all'addiaccio, di fare squadra come quando si va in cordata e sono uno per tutti e tutti per uno, un giovane che ha alle spalle un certo tipo di vita e una cultura di montagna è "naturalmente" più preparato di altri, per quanto siano addestrati.
questo discorso non mi va giu' piu' di tanto.......
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questo discorso non mi va giu' piu' di tanto.......
Terun! :D
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mida2 ha scritto:
questo discorso non mi va giu' piu' di tanto.......
Terun! :D
Esiste che il mio figliolo usi termini del genere?
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Esiste che il mio figliolo usi termini del genere?
Scusa, nonno... :oops:
Se vuoi posso pure mentire, e testimoniare che scii benissimo! :-)
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Lele ha scritto:questo discorso non mi va giu' piu' di tanto.......
Ed invece è la dimostrazione di tante cose che "radio naja" trasmette da tempo...
Mandi.
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Sono giovani che per la stragrande maggioranza proviene dalle regioni a tradizione alpina, e perlopiù dal triveneto. Cosa significa questo? Significa che quando si tratta di gareggiare in territorio alpino, di sottoporsi a prove difficili, di dormire all'addiaccio, di fare squadra come quando si va in cordata e sono uno per tutti e tutti per uno, un giovane che ha alle spalle un certo tipo di vita e una cultura di montagna è "naturalmente" più preparato di altri, per quanto siano addestrati.
Innanzitutto faccio i complimenti ai topolini del "mio" 8°alpini che hanno stracciato nientemeno che i rambo del "monte cervino" e i reduci dall'afghanistan... O là  o rompi!!! :wink:

Tornando alla citazione, non è vero che la stragrande maggioranza proviene dalle regioni a tradizione alpina, almeno quando all'8° c'ero anch'io. Praticamente c'erano tutti i ragazzi di cividale e dintorni (occasione irripetibile, far la naja stipendiati e andare a dormire a casa!!), qualche "nordico" isolato, come me, e il resto tutti dal centro e sud.
Stessa situazione in altri reparti che ho avuto occasione di visitare, tipo il 7°a feltre o il 5° a vipiteno o i guastatori a trento per esempio.
Questo non per dire niente di male, anzi, solo per sconfessare quel messaggio che sa tanto di tentativo disperato di salvaguardare l'"onore" degli alpini del nord che invece, ora che la leva non c'è più e col benessere che il nord offre loro, di fare il vfa non ne hanno proprio voglia!!
non basta una recluta qualsiasi per fare un alpino. Ci dev'essere una sorta di imprinting, fatto di carattere, forza d'animo, disponibilità  e, perché no?, anche tradizione.
Questo, invece, secondo me è tutto vero. Però dissento sulla tradizione (io per esempio ne sono la dimostrazione :wink: :wink: )

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Sinceramente anche io ho visto moltissime persone provenienti da zone di reclutamento non tipicamente alpine nei reparti alpini.

Però bisogna dire che prendendo un campione è chiaro che chi proviene da certe zone di certo ha già  fatto una sciata, qualche bella escursione e passato qualche ora in tenda in montagna. Non è razzismo è puro semplice constatare che alcune persone sono per provenienza piu' portate di altre a fare certe cose, semplicemente perchè le hanno fatte nella vita "normale". Uno che viene da una paese affacciato sul mare, sarà  piu' portato a fare il marinaio, sarà  piu' esperto di uno che ha vissuto in montagna. E' un dato di fatto, con le eccezioni che ci possono essere.

Il problema comunque non è la provenienza, ma la capacità  e soprattutto la volontà  di scremare chi non è adatto o non ha voglia, da chi invece compie una scelta comsapevole o ha le qualità  per fare certe cose.
Il problema è che molto spesso per mancanza di personale o per altri motivi di opportunità  la scelta non viene fatta, a scapito della qualità  generale e del servizio di chi invece ha scelto con consapevolezza una carriera. Qualche voce da Feltre mi ha detto che comunque si è ingranata la marcia e si comincia a scremare. Ma sono solo voci, che non si possono applicare al mondo militare intero o alle Truppe Alpine.

La tradizione invece è importante. Chi la tradizione la porta da casa è facilitato. Chi non la porta la deve imparare, e spetta ai compagni piu' anziani e ai comandanti insegnare perchè le Truppe Alpine sono diverse, con l'esempio e con gli insegnamenti sulla storia deL reparto. Sarebbe davvero così difficile tirar fuori un militare che si occupasse a tempo perso della storia del reparto e obbligare tutti a seguire una volta al mese una breve lezione di storia ad esempio (si possono organizzare cose migliori...è solo una idea)?

Fanicchi penso intendessi che la tradizione non può essere fattore discriminante e su questo siamo tutti d'accordo penso.
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Mi sono accorto che la mia frase poteva essere interpretata nel senso che i veri alpini sono solo quelli del nord.
Lungi da me questa intenzione.
Il mio discorso era invece riferito alle tipologie leva/VFA/VFB, a prescindere dall'origine territoriale dell'Alpino.
Mandi.
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