Dal Corriere della Sera odierno:
Alpini, il rancio conquista la vetta. Dello scaffale.
di Giuliano Vigini
Dopo il recente successo del cioccolato, adesso in libreria arriva il rancio. No, non è perché aprile è un mese di vacche magre e ci si è messi a fare economia. Anzi, per andar subito al dunque, stavolta non c’è proprio niente da mangiare. È perché di recente è uscito un libro di Alberto Redaelli dal titolo Cucina, vino & alpini (edito a Brescia da Walmar), che reca come sottotitolo: «Storia del rancio degli alpini e dei soldati italiani, in pace e in guerra dall’Ottocento alla seconda guerra mondiale».
Uno, a prima vista, pensa che sia un saggio un po’ particolare o per addetti ai lavori, da mettere accanto alla memoria accademica sui meccanismi nervosi e umorali nella modulazione del lampeggiamento nelle lucciole; alla ricerca sul comportamento sociale delle mosche nella Guinea occidentale in periodo di luna piena, oppure al saggio sul culto dei gemelli nel Sudan meridionale: cioè tutti libri molto interessanti, ma troppo specifici, di scarsa diffusione e oggi praticamente non più sul mercato (tranne le «lucciole» che continuano ad essere regolarmente in vendita).
In questo caso, invece, si tratta di un’opera di divulgazione, molto ben documentata anche fotograficamente, che - se la memoria e soprattutto le banche dati non m’ingannano - è anche il primo libro dedicato al rancio.
Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe potuto scrivere un libro su un argomento simile! Redaelli - specialista di storia militare (in particolare degli alpini), oltrechè di automobilismo sportivo - ci ha provato e c’è riuscito. Ha consultato un’infinità di carte, lettere e documenti; ha vagliato molti libri di ricordi e testimonianze, e ha narrato questo aspetto di storia italiana che meritava di essere ricostruito, perché sono pagine di vita militare intense e spesso drammatiche, con un rancio che in molti casi è perfino troppo nobile chiamar così.
Forse per questo, poi, in tempo di pace, questi alpini affamati si sono rifatti e, oltre a continuare a essere quello che sono sempre stati - maestri di valore e di coraggio -, sono diventati anche grandi esperti di luculliane mangiate e di memorabili ciucche.