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Opere in pericolo!

Leggo sul a noi conosciutissimo sito di Lorenzo e Luciano Marcon:
http://valloalpino.altervista.org/bunker/bnk-home.htm

la seguente notizia, che vi giro:

:shock: Le opere ex italiane di Monte Milonia (Mt. Milanja) nel Vallo Alpino Orientale sono in pericolo!

Si viene invitati a visitare il link:
http://www.ars-cartae.com/siteo/news/milanja.htm

per ulteriori informazioni (inglese e sloveno).
Maurizio, fante d'arresto ("rottamato" NATO)
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... ma qualcosa si salva?

Per quanto riguarda la situazione italiana, trovato in Internet, anche se un po' vecchiotto ...

Dal sito: http://www.cjargne.it/pols/pols_1.htm

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CARNIA: ... E L'ARMATA SE NE VA !

Fino all'altro ieri il Friuli era la caserma d'Italia e la Carnia rappresentava l'estremo avamposto contro lo storico nemico austriaco prima e contro il gigante multicefalo comunista dell'Est poi. Più' di 40mila militari in tutta la Regione.

Dopo il crollo dei regimi comunisti dell'Est e dopo l'ingresso dell'Austria nel Mercato Comune, il nemico a nord-est non esiste più (a meno che non lo diventi Haider, il diavolo in persona creato dalla propaganda di sinistra). Il nuovo nemico è per ora un altro e si trova ad altre latitudini, per cui l'esercito italiano è costretto a rischierarsi altrove. Di conseguenza, delle 180 strutture militari, ben 80 sono state dismesse in Carnia e in Friuli.

L'armata italiana dunque se n'è andata dalla Carnia e dal Friuli, nonostante le ripetute (e patetiche) proteste di alcuni parlamentari e politici locali della prima repubblica che si ostinavano a considerare la presenza dei militari in Carnia come una fonte di sviluppo economico e sociale, quando si sa bene invece che una economia locale non può assolutamente basarsi sulle caserme e sui soldati di leva, proprio per la totale provvisorietà  e mobilità  che carattrizza l'elemento militare che oggi è necessario qui, domani è indispensabile là , come la storia degli ultimi anni ha chiaramente dimostrato e come sarà  ancora più evidente con l'imminente abolizione del servizio di leva, sostituito da un esercito di volontari professionisti.

Dunque l'esercito italiano se n'è andato. Ma, oltre ai vincoli ai divieti ed alle servitù, restano le aree che stanno per essere smilitarizzate e restano le caserme e le strutture militari che in Carnia sono dislocate dappertutto: Forni Avoltri, Comeglians, Ampezzo, Socchieve, Villa Santina, Preone, Verzegnis, Tolmezzo, Paularo, Amaro. Solo a Paluzza esistono numerose strutture ormai vuote e da tempo abbandonate: la caserma Plozner-Mentil, la casermetta sul ponte di Sutrio, la strutture del “Tiro a segno”, le casermette-alloggio di via M.Tersadia e un numero imprecisato di fortificazioni, casematte, posti di sbarramento ecc ...
Un enorme patrimonio edilizio dunque che sta andando letteralmente a pezzi e che, tra pochissimi anni, sarà  completamente inutilizzabile per ogni tipo di riconversione. E così, quelle servitù militari e quelle strutture che potrebbero positivamente tornare utili alle comunità  civili dopo aver rappresentato per decenni un vincolo ed un ostacolo allo sviluppo, restano oggi incomprensibilmente abbandonate a se stesse, cadenti, fatiscenti e pericolanti.

Il Demanio militare (sotto la cui giurisdizione si trovano le caserme) solleva questioni con il Demanio Civile; il Demanio Statale poi a sua volta, non vuole fare entrare nelle caserme in dismissione neppure i Carabinieri nè la GdF, per i quali lo Stato è costretto a costruire nuovi e costosi edifici ex novo, come è successo proprio a Paluzza, dove la nuovissima caserma dei CC è costata ben oltre il miliardo. Il Ministero della Difesa in effetti non pretenderebbe una lira dalla dismissione, mentre quello delle Finanze ritiene di poter raccogliere molti quattrini. Un vero rebus tra Istituzioni dello Stato Centrale che sembrano antichi feudi medioevali, con proprie truppe e proprie leggi, spesso in concorrenza quando non in contrasto tra loro. Intanto il prezzo di mercato di questi immobili sta scendendo pari pari con il degrado degli stessi.

Nulla si sta muovendo a livello politico locale, nonostante esista un progetto europeo ad hoc, che si chiama CONVER, appositamente predisposto per la conversione delle strutture militari dismesse e che stanzia per il FVG ben 7 miliardi, sui 20 necessari.

La Regione dovrebbe intervenire, in accordo con la Provincia, per snellire le procedure e per sollecitare gli organi centrali dello Stato (gelosamente riottosi) a fare un passo indietro. A nulla è valso poi il critico appello rivolto dal sindaco di Paluzza all'allora Capo dello Stato Scalfaro in visita a Timau il 1° ottobre 1997: Scalfaro rispose che si sarebbe interessato alla "vexata quaestio", ma tutto è caduto nell'oblio e le caserme di Paluzza attendono solo la prossima scossa di terremoto per venire giù definitivamente.

Nel totale disinteresse per questo vasto problema da parte dei politici e delle Istituzioni, emergono nel frattempo varie proposte che restano purtroppo solo sulla carta.

Ecco alcuni significativi esempi:

- trasformare la polveriera di Pissebus di Tolmezzo, in un orto botanico di livello internazionale;

- recuperare le varie fortificazioni di Enfretors e di Algers e aprirle ai turisti dopo averle rese confortevoli, così come, "si licet parva componere magnis", è avvenuto con la linea Maginot francese, che attira ogni anno frotte di turisti;

- cedere la casermetta del Ponte di Sutrio a privati affinchè ne traggano un punto turistico;

- convertire la caserma Plozner-Mentil in una struttura turistica polifunzionale utile per l'intera Valle;

- utilizzare l'area del “tiro a segno” di Casteons per attività  ricreative all'aperto affidate ad una gestione mista (pubblico-privato);

- adibire e riconvertire le casermette-alloggi di via Tersadia di Paluzza in strutture per il volontariato e la comunità .

Queste riconversioni edilizie verrebbero così ad integrarsi nel già  ricco tessuto storico-turistico della Valle e ne aumenterebbero l'interesse, diversificandone gli obiettivi.

Auguriamoci dunque che la Carnia, dopo essere stata occupata e vincolata per decenni dall'armata italiana, non venga ora impunemente abbandonata. Non si chiedono certamente compensazioni (che sarebbero pur legittime) ma si esige semplicemente che ciò che all'esercito non serve più, venga messo gratuitamente a disposizione delle comunità  che, in questi decenni, hanno maggiormente sopportato (a beneficio dell'intera Italia) quei vincoli e quelle servitù che possono aver frenato (e sicuramente hanno frenato) un possibile sviluppo economico e sociale.

Diversamente, oltre al danno patito, dovremmo subire anche la beffa di vederci rifiutato ciò che ragionevolmente ci spetterebbe: il giocattolo rotto e inservibile o desueto.

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Pissebus, Enfretors, Algers, Ponte di Sutrio ... qualcuno ha notizie di "riutilizzi" a scopo civile?

Invece, una bella notizia viene dal sito X.a Regio Italica: http://www.silvestriingsergio.it/images ... OTIZIE.jpg

In più, sono previste alcune attività  per il 2004: http://www.silvestriingsergio.it/xregio_attivita.htm

Date un'occhiata, se non l'avete già  scoperto da soli ...

Immagine Ciao a tutti!
Maurizio, fante d'arresto ("rottamato" NATO)
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