wintergreen ha scritto:Il problema non è il caffè è il "Voi italiani".
Loro che sono?
Tirolesi, ovvero una delle varie etnie che compongono l'area "germanofona" (o meglio, quanto dell'area germanofona rimane dopo le crudeli mutilazioni successive al 1945).
E poi sono ovviamente "cittadini italiani".
Ma certo non "italiani", quindi quel "voi italiani" è corretto e non rappresenta un problema.
A meno di non confondere ancora una volta, come generalmente accade, realtà diverse quali "Governo", "Stato", "Nazione" e "Patria" in un calderone unico.
Per altro il problema del caffè (questo sì reale) è uno dei più gravi di Bolzano, in quanto unisce fraternamente altoatesini e sudtirolesi.
Infatti anche nei bar "italiani", dopo le 23.00, era quasi impossibile trovare una macchina accesa.
Ho letto i varî interventi, e mi sembra sia rimasto dietro le quinte - come quasi sempre accade quando si parla dell'Alto Adige/Sudtirol - un fatto non piccolo.
Alla fine degli anni Trenta i rispettivi governi italiano e tedesco del tempo, governi pienamente democratici e legali, stipularono un accordo che aveva l'intenzione di risolvere una volta per tutte la questione. Ai cittadini italiani di etnia tedesca venne sottoposta un'alternativa: o si rimaneva nel Regno d'Italia, accettando l'italianizzazione, o ci si trasferiva nel territorio del Reich, diventando cittadini tedeschi (mi sembra fra l'altro, anche se non ne sono certo, con incentivi economici da parte italiana).
Alcune centinaia di migliaia di sudtirolesi optarono per il trasferimento, salvo poi ritornare nei vecchi territorî quando arrivò la catastrofe.
Questo fatto squalifica fin alla radice qualsiasi tipo di rivendicazione o protesta, e rende privo di alcun spessore il tentativo di rimanere tirolesi nello Stato italiano, riducendolo a mero folklore, come lo sono i pantaloni di pelle o le vie col doppio nome.
Avendo rinnegato nei fatti la loro Patria, abbandonandola per accettare di seguire il primo dittatore plebeo che garantisse loro di poter parlare il tedesco, i sudtirolesi hanno perso il diritto a difenderla. In ben altro modo si comportarono altre popolazioni tedesche, come i Prussiani dell'est, gli Slesiani o i Sudeti, sterminati a milioni fra il 1945 ed il 1948, o gli stessi berlinesi, che sotto il giogo sovietico furono i primi a ribellarsi (fatto ovviamente dimenticato, visto che di solito si citano i fatti ungheresi del '56 come "primogeniti").
Ma il tradimento delle genti tirolesi non fu solo questo.
All'atto della proclamazione della Repubblica austriaca, nel 1918, esse furono le uniche fra tutti i popoli dell'Impero a rinnovare l'impegno di fedeltà nei confronti della Casa d'Asburgo, inviando come pegno un anello a Sua Maestà Carlo I.
Vent'anni dopo se ne erano evidentemente già dimenticati, seguendo le fole del pifferaio di Hamelin che gli Asburgo non avevano nemmeno voluto come loro soldato (quando fino agli ultimi giorni dell'Impero vi fu invece un Montecuccoli negli alti gradi militari asburgici).
E come recita l'Edda poetica:
"... non prestare giuramenti
che non siano veritieri.
Terribili sventure colpiscono il fedifrago.
È sciagurato chi manca alla parola"
Per questo il vero segno di Roma che opprime l'anima della Bolzano tedescofona non è il pacchiano monumento alla Vittoria, ma sono le parole immortali di Virgilio che campeggiano poco indietro:
"... tu regere imperio populos, Romane, memento
(hae tibi erunt artes), pacique imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos"
Il nazionalismo demente che affligge molti sudtirolesi è, perciò, l'espressione visibile della macerazione che li consuma dentro per la duplice colpa commessa, nei confronti della Patria e dell'Imperatore.
Sono un po', se vogliamo, nella situazione dei Morti sotto la Montagna de
Il signore degli anelli. Speriamo che anche loro riconoscano il Sovrano, quando tornerà, trovando finalmente pace.
Nel frattempo bene ha fatto il
Bassano a marciare su Bolzano con la baionetta inastata (sottolineo:
inastata, non
innestata come scrivono i giornalisti. Le piante si innestano, le baionette si inastano).
Mandi.
Luigi
P.S.: Brisky, la prossima Adunata dovrebbe essere a Piacenza, e quindi niente "gnocco fritto". Se vuoi il gnocco fritto devi passare l'Enza ed entrare in Romagna. Qui nelle vecchie terre ducali siamo abituati diversamente
A proposito: non è corretto parlare di "Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla", perchè Guastalla venne ceduta al Ducato di Modena prima dell'arrivo dei massoni piemontardi.
Quindi o si accetta la visione storica, ed allora è "Ducato di Parma e Piacenza", o si accetta il punto di vista dinastico, e allora S.A.I.R. l'erede al trono della Casa d'Asburgo è "Duca di Parma, Piacenza, Modena e Guastalla".