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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Comunque, bandiere a mezzasta e penne mozze, un po di silenzio ed una parola di conforto per quelle madri, mogli, figli che piangono i loro cari, e poi con la metà  dell'asta che rimane spaccarla in testa a tutti quei politici che pensano che la pace e la democrazia si esporta, ma quando mai!, la pace e successivamente un vivere civile e dignitoso, lo si conquista all'interno del proprio paese con il sudore ed il sangue se necessario, il sangue si versa sulla propria terra, per raggiungere uno scopo o un ideale che porti pane per tutti, solo cosi la memoria rederà  forti e degne le generazioni future e come portare ad un popolo affamato il pugno di riso, e non il modo di coltivarselo lui stesso.
Oggi la guerra puo essere concepita solo se è a difesa della tua patria, tua civiltà , tua memoria, tutto il resto sono balle atte a gistificare interessi politici o economici.
Per mè un essere umano che uccide volontariamente un altro essere umano per permettere ad un altro essere umano di dire abbiamo vinto!!!! e pura follia!!
Le guerre, tutte, vanno bandite!!!!
..Perdonali perchè non sanno quello che fanno.
(Giovanni cap.XXII V.34)
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Luigi
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Hellis ha scritto:Nel post appassionato del piacentino, vi si legge tutto il peso che Egli da alla parola 'giuramento' e il tener fede ad un impegno preso, alla parola data.
Non vendibile, non quantificabile.
E per esaltare ancora di più il concetto porta l'esempio di von Stauffenberg, non per entrare nel merito sulla questione della moralità  della politica del terzo reich, ma per sottolineare come quello dell'ufficiale tedesco sia comunque un tradimento. E in quanto tale non può essere giusto, anche se teso ad eliminare una bestia maligna.
Luigi va letto come un Signore d'altri tempi, che non lascia nulla all'interpretazione o all'accomodamento.
Io ho ben capito ciò che ha scritto, e devo dire che anche in questa occasione mi ha stupito. Obiettivamente la questione se l'atto di von Stauffenberg sia o non sia deprecabile, non me la ero mai posta. Vista nell'ottica di Luigi, è sicuramente deprecabile... e non posso dire che in un certo senso non sia la mia. Lealtà  verso il nemico.
Nel punto più basso del suo Inferno, al fondo dell'abisso provocato dalla caduta di Lucifero divenuto Satana, Dante non pone gli eretici, i ladri, i bestemmiatori, i sodomiti, e nemmeno gli omicidi o i suicidi: mette i traditori. Della famiglia, della patria, di Dio.
Il giuramento è un atto terribile, nel senso a tutto tondo di questo aggettivo.
È - per tentare un paragone - un po' come trovarsi di fronte al Mangart velato dalle nuvole mentre infuria la bufera. Le ginocchia divengono molli, la mente è quasi atterrita da un simile "spettacolo"; ma allo stesso tempo la magnificenza è tale che si rimane impietriti, letteralmente, incapaci di qualsiasi atto o parola.
Così è per un giuramento.

Non sono perciò io a dar peso a tale parola: è il fatto stesso del giuramento ad averne uno che sfiora l'insostenibilità .
Nessuno di noi (tanto meno io, nonostante titoli e maiuscole di cui mi gratifichi impunemente) è più in grado di rendersi conto anche solo vagamente di una simile realtà ; altrimenti neppure riusciremmo a vivere in una civiltà  quale è la nostra, che prima nella storia sul tradimento è fondata e costituita.
Del resto la parola fedeltà  ha la stessa radice di fede; mancando questa non può esservi quella.
In tempi più civili non era così, ovviamente, tanto che talora nemmeno era richiesto il giuramento formale: in determinate situazioni appariva scontata, quasi pleonastica, la fedeltà .
Esigere una promessa materiale di conservarla era quasi un'offesa, già  un insinuare che la persona sarebbe vacillata e caduta; roba da metter mano alla spada, insomma (ma ovviamente noi siamo disarmati, nella teoria come nella pratica).

E appunto per tutto ciò a noi appaiono davvero fuori dal tempo, quasi leggendari o più prosaicamente inconcepibili, comportamenti come quello del conte Joseph de Maistre, che per non venir meno alla lealtà  dovuta al suo Re inetto e debole accettò di non vedere la moglie per dodici anni e di conoscere l'ultima figlia solo quando questa, di anni, ne aveva ormai venti; o di Carlo I de domo Austriae, l'ultimo Imperatore, che scelse miseria ed esilio, nonchè la morte da questi conseguente, pur di non abdicare formalmente venendo però così meno al dovere richiestogli nei confronti dei suoi popoli.
Va da sè che in entrambi i casi l'accettazione virile del proprio destino si accompagnò ad un altrettanto virile serenità  nel sopportarlo.

Ecco, confrontiamo questi ed altri esempà® con l'impazienza che ci attanaglia quando attendiamo di indulgere vuoi all'acquisto dell'ultimo ritrovato elettronico, vuoi in qualche passatempo ridicolo, e meditiamo su cosa siamo diventati; sempre che le attività  di cui, sottilmente plagiati, inzeppiamo il tempo cosidetto libero ci lascino i pochi minuti necessarà® alla bisogna (già  il fatto che esistano attività  classificate come "passatempi" dovrebbe atterrirci. Niente, neppure dar da mangiare al cane o leggere fumetti, dovrebbe essere fatto per "lasciar passare il tempo". Un'azione compiuta per trascorrere il tempo non è degna di esser compiuta).
Non abbiamo più alcuna capacità  di distacco, di superiorità  nei confronti del materiale, degli oggetti, di quanto ci circonda; basta vedere l'ossessione con cui impieghiamo il telefono cellulare, tanto che senza di esso ci pare venga a mancare una parte di noi (e così ne possediamo magari tre o quattro: non si sa mai).

Questo abbruttimento ha una causa inconfessabile: la nostra mancanza di frequentazione con la morte, altra mancanza logicamente discendente dall'assenza di fede (escludendo qualsiasi orizzonte ultraterreno è naturale essere attanagliati dalla paura di morire).
È questo che spinge l'attuale Presidente del Consiglio a comportarsi nel modo a tutti noto; ed è il riconoscersi nostro malgrado in lui che ci fa dividere a metà  fra l'idolatria e l'odio ossessivo.
È sempre questa cinghia indicibile che trascina l'avversione demente per la caccia, in cui ancora, insieme ad altri aspetti comunque "politicamente scorretti", si vive la morte - seppure quella degli animali, almeno di solito (ricordo, qualche anno fa, una foto apparsa sul quotidiano locale: vi si vedeva un cavallo in procinto di essere abbattuto in un macello. Non ti dico le reazioni sdegnate: non per la morte del cavallo, ma perchè la foto era stata messa sul giornale. Come se, non pubblicandola, il cavallo sarebbe rimasto in vita...).
Per carità , siamo circondati da morti, a migliaia, in TV o al cinema; ma sono morti irreali, e tanto più irreali quanto più la tecnica si sforza di renderle realistiche.
Sono cioè morti non tese ad insegnare "la" morte, ma ad esorcizzarla, a declassarla in finzione; hanno perciò lo stesso scopo delle palestre, delle beauty farms, delle cliniche estetiche e della tassidermia.

Pensiamo allora al sentimentalismo ("Coi sentimenti ci si fa ammazzare") con cui, ogni volta che un soldato cade, ne indaghiamo morbosamente - o lasciamo che ne vengano indagate - le vicende personali, quasi che avere una fidanzata o una moglie ad aspettarlo ne svilisse il sacrificio, invece di renderlo ancora più grande; pensiamo alla retorica sulla "vita che aveva davanti" e "sui progetti che avrebbe voluto realizzare", come se esistesse un'azione, per un soldato, che superi l'adempimento del proprio dovere in ossequio al giuramento prestato.
Abbadia, nella discussione sullo stage, osserva a quel riguardo che non ci saranno Termopili.
È del tutto ovvio, anche in generale, che sarà  così: per le Termopili servono infatti gli spartani.
Confrontiamo ora le donne in lacrime di fronte alle telecamere, o magari sedute in Parlamento, con quelle del "va', e torna con questo scudo o sopra di esso". Lasciamo perdere, che dici?

Forse così capiremo che gli alpini della "Julia" caduti non devono essere ringraziati perchè hanno difeso la pace, la libertà  e la democrazia (o il commercio di oppio e metano), ma solo perchè sono caduti.
Non importa per cosa siano morti: importa che siano morti.

Mandi.
Luigi
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PETER
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Una premessa.( molto serena).
Non sono colto come tanti di voi ( ma è solo colpa mia).
Ma la parola giuramento di per sè è una cosa che mi fà  ancora venire i brividi come quando lo urlai nel lontano 81 nel piazzale della caserma Salsa.Giurare fedeltà  alla Patria ( anche se ridotta come è adesso lo scriverò sempre in maiuscolo) implica l'accettare eventuali problemi sia nell'ambiente militare che nella vita di tutti i giorni.
La confusione nasce quando penso nell'eventualità  di una chiamata alle armi in un ipotetico futuro guerraiolo del congedato peter ( fuciliere assaltatore poi diventato istruttore reclute).
Preciso ipotetico per farmi capire.Dovrei partire e rischiare di morire per la russa, bersani, berlusconi, casini ( mi perdonino gli altri compagni di merende che non ho menzionato)?
Di primo acchito direi " ma se la vadano a prendere ---- in saccoccia"!!
Però, però ho giurato!
Avrei potuto fare l'obiettore di coscienza ( bleah!!), ma non l'ho fatto.
Potrei andare a nascondermi in qualche grotta dei colli vicentini ( e vi assicuro che non mi troverebbero neanche i migliori cani segugio)!
Però, però ho giurato.
Il valore di un giuramento è sacro. E lo dice un ateo convinto ( bella contraddizzione, eh)?
A proposito Luigi ti posso assicurare che chi non ha fede in Dio ( o maometto o buddah) conseguentemente non è non fedele ai giuramenti o alla parola data ( se non ho capito il senso del tuo discorso, perdonami).
Parlavo con il figlio di miei carissimi amici partito per l'afganistan 2 mesi fà .
E' il classico bambino ( ora uomo che ho tenuto sulle ginocchia e che ancora adesso mi chiama zio anche se non ho nessun grado di parentela).Alla mia domanda perchè lo fai mi ha risposto " zio ho giurato e deciso di fare il soldato, spero di far qualcosa per la mia Patria!"Aldilà  dell'oppio, del metano della pace nel mondo o dello stipendio.
Per finire massimo rispetto e grazie a chi opera nelle varie missioni di pace(?) e che purtroppo ( o fatalmente) ci lascia la vita.
Un pò incasinato ma spero abbiate compreso il mio pensiero.
P.S con le bandiere sulle bare dei nostri caduti soffocherei quel senatore che con il Tricolore si pulirebbe il c--o!
Ci sono 3 regole per affrontare un nemico.
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2° non aver paura
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piemont
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

PETER non posso che quotarti
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Abbadia
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Oltre a quotare peter , mi piace ariportare questo pensiero di Luigi che condivido in pieno :

"Forse così capiremo che gli alpini della "Julia" caduti non devono essere ringraziati perchè hanno difeso la pace, la libertà  e la democrazia (o il commercio di oppio e metano), ma solo perchè sono caduti.
Non importa per cosa siano morti: importa che siano morti. "

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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Peter,

la cultura non si compera al supermercato. Non è roba da bottegai.
Non è nemmeno questione di nozioni, di informazioni.
Non è "caso A, pulsante 1; caso B, pulsante 2; caso C, pulsante 3".
Non è quantità : è qualità .
(A margine: è per questo che i colti prussiani avevano il kriegsspiel e l'auftragstaktik, e gli anglosassoni meccanicisti hanno le lessons learned).

Imparai questo come tanto altro sotto la naja, quando mi accorsi che prima di insegnarmi ad usare un'arma - anzi, ancor prima di darmene una in mano - mi veniva insegnata una cultura delle armi; e che prima di condurci anche solo a fare una scampagnata sulle Alpi ci veniva insegnata una cultura della montagna.
"Come?", ti chiederai.
Lo sai bene: nel modo più banale e dimesso, a partire dal sergente di giornata che ogni sera passava a controllare la polvere col dito sotto la branda e l'armadio (naturalmente gli intelligenti portano questo ed altri fatterelli a disonore del mestiere delle armi. Per fortuna ai soldati non è chiesto di essere intelligenti).

Quando uno possiede la cultura delle armi, è in grado di imparare ad usarle tutte; è solo un problema di apprendimento. Ma se uno non ha questa cultura, diventa un pericolo.
Lo stesso discorso vale per la montagna. Se uno ha scalato l'Everest e poi va sul Ragola in agosto con sandali e pantaloni corti, significa che è riuscito nella prima impresa solo per benignità  della sorte, non per capacità .

Tutto ciò solo per dire come da quanto scrivi appare chiaramente che sei colto.
Non ha importanza come tu l'abbia formata, questa cultura. Ma c'è, ed è questo che conta.
Per la mia osservazione che forse ti ha infastidito (spero di no, perchè non lo volevo: sono più sicuro della tua, di fedeltà , che della mia): parlavo di civiltà , del tutto in generale.
Quanto ai singoli, osservo solo che sei tu il primo a riconoscere il giuramento come sacro e a riconoscere questa apparente contraddizione.
Vedi, a volte uno pensa di essere qualcosa e poi si accorge che al momento dei fatti non è proprio così... :-k

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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Però, questo Signor Luigi !!!
La prima volta che mi sono rivolto a te, ti ho chiamato "Signor Luigi" :-k
Ti si legge volentieri, ed ogni volta ci fai capire cosa abbiamo in più noi che abbiamo fatto il militare(e cosa hanno coloro che oggi lo sono).
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Abbadia ha scritto:Oltre a quotare peter , mi piace ariportare questo pensiero di Luigi che condivido in pieno :

"Forse così capiremo che gli alpini della "Julia" caduti non devono essere ringraziati perchè hanno difeso la pace, la libertà  e la democrazia (o il commercio di oppio e metano), ma solo perchè sono caduti.
Non importa per cosa siano morti: importa che siano morti. "

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Franco
Ho riportato questa frase anche sulla pagina di Facebook del Gruppo Udine, nella sezione "Pensieri Alpini", la trovo molto intensa e profonda e per questo merita di essere citata, grazie Luigi
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

La notizia dell'ultima ora è che un altro dei nostri ragazzi è andato avanti, in quello che doveva essere per noi un giorno di festa, diventa invece un altro giorno triste, con un altra croce da aggiungere al nostro triste elenco. Possa arrivare il nostro cordoglio alla sua famiglia
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

Mi unisco al dolore e che riposi in pace
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

piemont ha scritto:La notizia dell'ultima ora è che un altro dei nostri ragazzi è andato avanti, in quello che doveva essere per noi un giorno di festa, diventa invece un altro giorno triste, con un altra croce da aggiungere al nostro triste elenco. Possa arrivare il nostro cordoglio alla sua famiglia
Hai detto tutto,Riposi in Pace.
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

MILANO - Un militare italiano è morto oggi in Afghanistan. Secondo quanto riferito dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, il militare sarebbe stato ucciso da un cecchino. E' accaduto nel Gulistan (provincia di Farah), nell'ovest del Paese, una delle zone più «calde» del settore affidato al controllo dei militari italiani, al confine con l'Helmand. Nella zona, dal primo settembre, operano gli alpini del 7/o reggimento di Belluno, che costituiscono l'ossatura della Task force south east, composta anche da militari di altri reparti. Il 4 ottobre scorso, proprio nella valle del Gulistan, si verificò l'imboscata in cui morirono altri quattro soldati italiani. L'area affidata al controllo degli alpini, denominata Box Tripoli, era un tempo sotto comando statunitense. In questi pochi mesi i militari italiani hanno portato avanti una serie di iniziative (tra cui quattro progetti di cooperazione civile-militare) con «notevole successo», come ha sottolineato solo qualche settimana fa il generale David Petraeus, comandante della missione Isaf in Afghanistan, in visita agli alpini del Gulistan.

«TROPPI LUTTI» - «Un altro lutto che arriva in un giorno che doveva essere di festa. Ci sono stati troppi lutti in Afghanistan tra i nostri soldati», ha detto ai giornalisti il ministro della difesa Ignazio La Russa, che annuncia di voler andare in Afghanistan subito dopo i funerali del giovane militare morto stamattina. La Russa ha riferito: «Oltre che una tragedia è stato un fatto di grande sfortuna. Il militare era in una torretta di guardia, protetto da tutti gli accorgimenti, ma è stato colpito da un cecchino alla spalla, nella parte laterale non protetta. Il colpo è penetrato e ha leso organi vitali. Già  nei giorni scorsi vi erano stati scambi di proiettili, che però non avevano avuto conseguenze».

IL CORDOGLIO DI NAPOLITANO - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con profonda commozione la notizia dell'attentato nel distretto di Gulistan in cui ha perso la vita un militare italiano, impegnato nella missione internazionale per la pace e la stabilità  in Afghanistan, ha espresso i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei famigliari del caduto e al cordoglio delle Forze Armate. Anche i ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso il suo personale cordoglio e quello della Farnesina: «Quello odierno è in termini di tempo l'ultimo, carissimo contributo pagato dai nostri soldati nella loro encomiabile lotta contro il terrorismo internazionale, finalizzata a garantire pace e sicurezza al nostro Paese ed alla nostra società ».

Redazione online Corriere della Sera.



""""
Non mi hanno ancora comunicato l'identità  del caduto. Non appena possibile, lo pubblicherò.
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

La vittima si chiamava Matteo Miotto, aveva 24 anni.
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

sesule ha scritto:La vittima si chiamava Matteo Miotto, aveva 24 anni.
Nella Sua infinita bontà  il Signore delle Cime ti accolga con se.
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Ultima modifica di Gianfranco il ven dic 31, 2010 3:41 pm, modificato 1 volta in totale.
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Re: Bandiera a mezz'asta e Penne Mozze

31 Gennaio, Valle del Gulistan
MIOTTO MATTEO, caporale maggiore, 7° Alpini Belluno

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