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Federico
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Bobbo: il fregio sui Baschi dei Militari in Afghanistan credo proprio che fosse quello del Genio.

Ciao
Art. Federico
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Da Claudio.

ENDURING FREEDOM TASK FORCE “NIBBIO” IN AFGHANISTAN (Aggiornato al 3 Febbraio)
di Gianandrea Gaiani da Analisi Difesa Dicembre 2002-Gennaio 2003


Saranno schierati in Afghanistan entro metà  febbraio per diventare operativi entro un mese i mille militari della Task Force “Nibbio”, il contingente italiano destinato a partecipare all'Operazione “Enduring Freedom”. Attualmente i paesi che hanno aderito alla coalizione antiterrorismo sono 70, dei quali 42 hanno inviato ufficiali di collegamento al Central Command di Tampa (Florida) mentre 21 paesi mantengono proprie forze nell'Area di Operazioni Afgana (che include i paesi limitrofi dove vi sono le retrovie) e 14 hanno contingenti operativi in Afghanistan. Dopo le attività  di familiarizzazione con il territorio e di amalgama con gli americani, il contingente italiano comandato dal colonnello Claudio Berto assumerà  il controllo del settore operativo di Khwost, uno dei punti più caldi della frontiera tra l'Afghanistan e il Pakistan dove Al Qaeda e i talebani hanno costituito i loro santuari contando sul supporto della popolazione locale e sull'incapacità  del governo di Islamabad di controllare con efficacia il territorio. Del resto da molte fonti giungono conferme circa un possibile innalzamento della tensione e inasprimento degli scontri che potrebbero coinvolgere anche l'ISAF dislocata a Kabul con compiti di sicurezza con 4.000 uomini (dei quali 1.600 tedeschi e 400 italiani) appartenenti a 17 nazioni. Secondo il BND, i servizi segreti tedeschi, gruppi islamici legati ad Al Qaeda e ai talebani hanno pianificato azioni terroristiche nella capitale contro l' International Security Assistance Force accusata di sostenere e proteggere il presidente Karzai. La minaccia èdel resto confermata dalle forze statunitensi che in collaborazione con i governativi afgani hanno arrestato a Kabul tre uomini sorpresi con esplosivi e materiale per la fabbricazione di bombe. La missione dei nostri soldati, tutti professionisti e specificamente addestrati, rappresenta a tutti gli effetti la prima operazione di guerra alla quale partecipano forze italiane dalla fine della seconda guerra mondiale.
La struttura di Comando e Controllo
Come già  accade per il contingente assegnato all'ISAF (Internaional Security Assistance Force) dislocata a Kabul, la Task Force “Nibbio” resterà  sotto il Comando Operativo del Capo di Stato Maggiore Difesa che delega il Controllo Operativo, cioè l'impiego delle forze, ai comandi multinazionali in teatro d'operazioni. La TF “Nibbio” sarà  quindi assegnata, una volta raggiunta la piena operatività  in Afghanistan, al controllo del comandante della Joint Task Force 180 di Bagram (tenente generale Daniel Mc Neil) così come il contingente ISAF è assegnata al comando turco attualmente leader della forza multinazionale. Per garantire unitarietà  di comando e tempestiva valutazione delle operazioni sarà  insediato a Kabul un Comandante Nazionale di Contingente con funzioni di Massima Autorità  Nazionale in Afghanistan dal quale dipenderanno entrambe le forze dislocate nel paese. Si tratta del Brigadiere Generale Giorgio Battisti, già  primo comandante del contingente ISAF e buon conoscitore del teatro operativo afgano, che risponderà  direttamente al Comandante del COI (Comando Operativo di Vertice Interforze). Il suo Quartier Generale sarà  ubicato a Kabul e articolato su :
- Nucleo Comando (tratto dalla Brigata Taurinense)
- Nucleo Collegamento presso i comandi della coalizione multinazionale
- Consigliere Giuridico (un ufficiale dei Carabinieri)
- Nucleo di Polizia Militare (Carabinieri)
- Centro Amministrativo d'Intendenza
- Cellula Pubblica Informazione
La Task Force “Nibbio”
Costituita sulla base del 9° Reggimento Alpini della Brigata “Taurinense”, la TF “Nibbio”è posta al comando del colonnello Claudio Berto, comandante del 9° Reggimento, che disporrà  di una struttura articolata su:
-Comando di Reggimento
- reparto di Carabinieri Paracadutisti del 1° Reggimento “Tuscania” con un plotone di Polizia Militare e altri nuclei specialistici
- Compagnia NBC del 7° Reggimento Difesa Nucleare Biologica e Chimica
- 3 Distaccamenti Forze Speciali del 9° Reg. “Col Moschin”/GOI della Marina
- compagnia Trasmissioni dell'11° Reggimento “Leonessa”

- Battaglione Alpini “L'Aquila” del 9° Reggimento
- 2 compagnie alpini
- 1 compagnia di alpini paracadutisti/ranger del Reggimento “Monte Cervino”
- 1 compagnia mortai pesanti (rigati da 120 mm)
- 1 compagnia controcarri del 9° Reggimento
- 1 compagnia Genio guastatori del 32° e 21° Reggimento Genio per lo sminamento
- 3 distaccamenti del 185° Reggimento Acquisizione Obiettivi
- 1 compagnia NBC del 7° Reggimento Difesa Nucleare Biologica e Chimica

-Gruppo di Supporto Logistico del 6° Reggimento Trasporti (Brigata Logistica di Proiezione)
- compagnia comando e servizi
- Aderent Logistic Forward (ADERLOG) per la gestione dei materiali provenienti dall'Italia
- 1 plotone trasporti della Brigata Logistica di Proiezione
- 1 plotone sanitario
- 1 plotone commissariato

In totale si tratta di circa 1.000 effettivi incluse 5 donne (4 alpine e una paracadutista).
Le Forze Speciali saranno costituite da Distaccamenti misti di incursori di Esercito e Marina sulla falsariga di quanto già  attuato dai britannici SAS/SBS e nel solco di una sempre più stretta cooperazione tra i due reparti che già  operarono congiuntamente in Somalia e con team misti in Ruanda.
A maggio 2003 è previsto che il comando e le compagnie alpine siano avvicendate dai paracadutisti del 187° Reggimento “Folgore” che resteranno in Afghanistan fino a settembre. Il Ministro della Difesa, Antonio Martino, ha dichiarato che estensioni della missione (che avrà  un costo previsto di 100 milioni di euro) non sono né previste né auspicate
Il settore di Khowst
La Task Force “Nibbio” sarà  schierata nel settore di Khowst , nella Base Avanzata “Salerno”, così battezzata in ricordo dello sbarco statunitense sul litorale campano del 1943 dai ranger e dai paracadutisti americani che l' hanno costruita e difesa dai numerosi attacchi del nemico. Del resto la provincia di Paktya è tra le più pericolose dell'intero teatro afghano a causa delle forze di Al Qaeda ma anche perché vi operano le milizie di Gulbuddin Hekmatyar ostili al governo del presidente Karzai e alla truppe occidentali che lo sostengono. Gli uomini di Hekmatyar e talebani, riuniti nella nuova formazione delle “Brigate dei martiri islamici”, sono tornati massicciamente in azione alla fine di gennaio installando una base tra le caverne di Spin Boldak, nelle “Adi Ghar Mountains”, a sud del settore di Khowst. La battaglia ingaggiata con le forze statunitensi e alleate ha portato alla distruzione della base e all'uccisione di almeno una ventina di miliziani. A rendere ancora più “caldo” il settore Khowst contribuiscono gli scontri armati tra le forze fedeli all'attuale governatore nominato da presidente Karzai, Hakim Taniwal, e il “signore della guerra” locale, Badshan Khan Zadran, che secondo fonti raccolte da Massimo Franco per il settimanale “Panorama” disporrebbe di ben 6.000 armati. A quanto sembra le forze alleate nell'area sono schierate nella “Base Salerno”, situata a sud-est della cittadina di Khowst in prossimità  di una pista d'atterraggio, in un presidio a difesa di un'altra pista d'atterraggio posta pochi chilometri più a nord ed in una ex base di addestramento di Al Qaeda dove è accampato battaglione un afgano. Dalle mappe che riportiamo in questo articolo è possibile trarre informazioni interessanti riguardanti il settore di Khowst che si incunea in territorio pakistano. Il centro abitato (a circa 300 chilometri di strada da Kabul) e la vicina “Base Salerno” si trovano su un altopiano a meno di 1.000 metri di quota che si estende ad est per una quarantina di chilometri fino al confine. Trenta chilometri a nord le vette si innalzano fino a 2.500/3.000 metri proprio in prossimità  della frontiera mentre 20 km a sud, in prossimità  del confine, si incontrano quote intorno ai 1.800 metri tra le quali vi sono i campi di Zawar Kili utilizzati da Al Qaeda. La valle di Khowst è chiusa ad ovest da una grande catena montuosa, con vette che superano i 3.000 metri, attraverso la quale si snoda la strada che conduce a Gardez considerata estremamente pericolosa per il rischio di subire imboscate. A sud ovest un'altra arteria che attraversa il fondovalle fino a Orgun-e-Kalan potrebbe presentare la stessa problematica. La sezione di mappa aeronautica che riportiamo risale a qualche anno or sono e segnala una lunghezza delle piste di atterraggio del vecchio e nuovo aeroporto di Khwost pari rispettivamente a 1.200 e 1300 metri. Sembra però che la pista di quest'ultimo sia stata migliorata e allungata recentemente dal Genio statunitense fino a 3.000 metri per consentire l'atterraggio di cargo C-130J e C-17 che potrebbero permettere lo schieramento del contingente italiano evitando scomodi e pericolosi convogli stradali
Le operazioni
Ben addestrato e dotato di moderni equipaggiamenti quali visori notturni, GPS, radio di ultima generazione e sistemi di puntamento, scoperta e illuminazione bersagli, la Task Force “Nibbio” dispone della migliore fanteria da montagna del mondo e di Forze per Operazioni Speciali di eccezionali capacità . I tre Distaccamenti degli incursori del 9° “Col Moschin” si aggiungono agli altri due già  schierati da un anno a Kabul con l'ISAF dove hanno già  operato anche i ranger del “Monte Cervino” e i carabinieri del “Tuscania”. Gli uomini del 185° Reggimento Acquisizione Obiettivi saranno impiegati soprattutto per individuare le infiltrazioni nemiche lungo la frontiera contro le quali effettuare azioni di contrasto che potranno essere affidate ad aerei ed elicotteri statunitensi ( Thunderbolt 2 basati a Bagram e Apache probabilmente rischierati a Khowst) ma anche ai mortai e alla fanteria italiani. I carabinieri paracadutisti del “Tuscania” uniscono alle vaste esperienze maturate in tante missioni all'estero la fondamentale specializzazione in operazioni antiterrorismo e di sicurezza e potranno giocare un ruolo rilevante soprattutto nella raccolta delle informazioni idonee a garantire la protezione della “Base Salerno”. Anche alla luce della complessità  della minaccia l'attività  di intelligence svolta localmente dagli italiani avrà  un ruolo fondamentale, al di là  delle informazioni fornite direttamente dagli statunitensi. La Cellula Intelligence rappresenta quindi una pedina fondamentale del contingente soprattutto se potrà  contare anche su carabinieri specialisti nell'antiterrorismo e abituati a mantenere link costanti con le banche dati nazionali e alleate e con le centrali dell'FBI e delle polizie europee per individuare e catturare i leaders di Al Qaeda. Anche per gli esperti in bonifica ordigni esplosivi della compagnia Genio non dovrebbe mancare il lavoro. Soprattutto la fascia di confine è densamente minata fin dall'epoca dell'occupazione sovietica nonostante le parziali bonifiche effettuate in seguito al programma di sminamento finanziato dall'ONU e nuovi ordigni potrebbero essere stati seminati dai talebani e dalle milizie che attualmente operano nella regione. Gran parte dell'attività  addestrativa di preparazione all'operazione è stata effettuata in montagna congiuntamente con fanteria ed elicotteri statunitensi. Un contesto di simulazione quanto mai necessario considerato che in Afghanistan i militari italiani si muoveranno con elicotteri dell'US Army e copriranno un settore che confina ad ovest con l'area di Gardez nella quale operano anche forze americane.
Da quanto si è appreso dal ministro Antonio Martino, le truppe italiane rimpiazzeranno parzialmente gli statunitensi che in questo settore manterranno un gruppo elicotteri e unità  di fanteria leggere e forze speciali che potranno condurre operazioni congiunte con gli italiani. L'area inclusa tra Khowst, Gardez e la lunga linea di confine con il Pakistan vede anche la presenza di due reparti di truppe regolari afgane la cui appartenenza all'etnia tagika (miliziani dell'Alleanza del Nord) contribuisce però a rendere molto tesi i rapporti con la popolazione locale, di etnia pashtun, alimentando la rinnovata propaganda estremista che recluta volontari si due lati della frontiera per combattere gli “invasori tagiki e i crociati”.
L'unico dato certo è che intorno a Khowst le operazioni militari non sono mai cessate dall'avvio di “Enduring Freedom”. Il 18 gennaio una salva di razzi ha colpito il nuovo aeroporto campale di Bagh Saroo uccidendo 4 soldati americani e ferendone molti altri secondo il quotidiano pakistano “Frontier Post”, pubblicato a Peshawar. Nell'ultimo anno Khowst è stata spesso citata dai bollettini del Pentagono che secondo molte fonti indipendenti sarebbero molto reticenti nel denunciare le reali perdite subite finora dalle forze americane e alleate. Secondo indiscrezioni, dall'inizio delle operazioni in Afghanistan, il 7 dicembre, scorso i caduti tra gli alleati sarebbero circa 500, dei quali oltre 400 statunitensi, alcune decine di britannici e una cinquantina appartenenti a forze alleate. Anche se queste valutazioni si rivelassero esagerate non c'è dubbio che quella in corso in Afghanistan sia una guerra, al di là  delle sfumature spesso ridicole e false utilizzate dai politici ! Certo una guerra a bassa intensità  combattuta con incursioni e azioni di controguerriglia ma pur sempre una guerra tesa a eliminare il nemico. Il complesso costituito da tre campi di Al Qaeda situato a Zawar Kili, a sud di Khowst, distrutto dai bombardamenti aerei l'anno scorso, è di nuovo presidiato da forze penetrate dal vicinissimo confine pachistano e rischia di trasformarsi in una continua spina nel fianco per le forze alleate. Già  nel marzo scorso il maggior generale Franck Hagenbeck, comandante della 10a Divisione da Montagna dell'US Army, registrava attacchi nemici condotti contro la base di Khowst con lanciarazzi, mortai e mitragliatrici. In aprile l'Operazione “Snipe” impegnò forze anglo-americane sui massicci montuosi situati tra Khowst e Gardez per snidare i combattenti nemici dalle loro postazioni in alta montagna. Molte armi vennero individuate e sequestrate anche nelle successive operazioni condotte durante l'estate ma senza riuscire a impegnare in combattimento ingenti forze nemiche. Negli ultimi mesi forze speciali della Delta Force e dei Berretti Verdi rischierate a Khowst hanno condotte numerose operazioni in territorio pakistano ottenendo diversi successi individuando e distruggendo alcune basi nemiche ma creando non poco nervosismo nel regime del generale Musharraf che teme rivolte interne alimentate dal crescente sentimento anti-americano
Come precisato da fonti ufficiali, il generale Battisti avrà  anche il compito di verificare che gli ordini ricevuti dalle nostre forze da parte del comando statunitense rispondano alla nostra Costituzione e agli accordi con Washington relativi alle regole d'ingaggio. Difficile (e paradossale) immaginare limitazioni operative particolari per i nostri militari anche se il Ministro della Difesa, Antonio Martino, in una conferenza stampa di presentazione dell'operazione ha precisato che i militari italiani non si spingeranno oltre il confine pakistano e che alle forze speciali non saranno affidate missioni “coperte” in abiti borghesi. Una precisazione politicamente importante, considerato che i SAS britannici e le Special Forces USA più volte si sono spinti (indossando abiti locali) oltre il mal definito confine afghano-pakistano per colpire i santuari di Al Qaeda ricostruiti dopo la caduta del regime talebano nella regione di frontiera, incontrollabile per le autorità  di Islamabad. A fine gennaio Martino ha incontrato a Roma il Maresciallo dell'Aria Zahid Anis, vice capo della Difesa pakistana, con il quale ha discusso i dettagli della presenza militare italiana nell'area di confine. Anche se non vi sono informazioni circa i contenuti del colloquio è lecito ritenere che sia stato raggiunto un accordo di cooperazione soprattutto in caso di operazioni condotte dalla Task Force Nibbio sulla linea (peraltro indefinita) della frontiera afgano-pakistana. Dal punto di vista operativo le precisazioni del ministro destano però perplessità  poiché indirettamente informano il nemico che non dovranno aspettarsi attacchi alle loro basi poste appena al di là  del confine e che non rischieranno di subire attacchi da incursori “camuffati” da indigeni. In attesa di ulteriori precisazioni si può ipotizzare che le operazioni condotte dalla TF “Nibbio” saranno molto simili a quelle effettuate da statunitensi e alleati. Pattugliamento a lungo raggio, ricognizione in profondità , controllo del territorio quanto meno nell'area circostante “Base Salerno”, monitoraggio della frontiera e dei sentieri di infiltrazione utilizzati dal nemico e operazioni “cerca e distruggi” delle forze ostili.
Mezzi troppo leggeri?
da chiarire la mancanza di elicotteri, mezzi blindati e artiglieria
campale. Per ridurre i rischi di imboscate e i tempi di esposizione dei reparti al fuoco nemico in Afghanistan quasi tutte le operazioni della coalizione vengono condotte con elicotteri. Gli italiani utilizzeranno quelli americani che, a quanto sembra, non saranno però posti sotto il comando del nostro contingente con il rischio di non poter contare sulla loro tempestiva presenza in caso di necessità . Maggiori garanzie le avremmo forse avute schierando i nostri CH 47 da trasporto, AB 412 multiruolo (oppure qualche vecchio, rustico ed economico AB 205 !!!) e A 129 Mangusta da attacco che avrebbero dovuto imbarcare kit di protezione contro il fuoco nemico ma che dispongono peraltro di equipaggi ottimamente addestrati alle operazioni in alta montagna. Del resto il rischieramento in Afghanistan di 4 Mangusta era già  previsto nel dispositivo militare reso disponibile dall'Italia nel novembre 2001. I mezzi terrestri della Task Force "Nibbio" sono limitati a fuoristrada Defender e VM 90 armati di mitragliatrici e lanciagranate ma poco o nulla protetti. Blindati pesanti tipo Centauro, armati con un cannone da 105 mm, potrebbero risultare molto utili soprattutto per il pattugliamento a medio raggio dell'area circostante la "Base Salerno" e per contribuire a scongiurare gli attacchi notturni con razzi e mortai. Anche i Centauro erano stati inseriti nella lista dei mezzi disponibili per le operazioni in Afghanistan alla fine del 2001 e sono mezzi apprezzati anche dagli statunitensi che li valutarono mesi or sono.
Il supporto di fuoco è garantito dai mortai Thomson-Brandt da 120 mm con canna rigata in grado di battere bersagli fino a 13 km di distanza, preferito ai cannoni da 105/14 disponibili presso l'artiglieria alpina ma più pesanti e con gittata leggermente inferiore. Proprio in relazione alle operazioni in Afghanistan gli americani lamentano i limiti dei mortai per il supporto di fuoco e i britannici ottennero considerevoli successi nell'estate scorsa con i pezzi da 105 mm "Light Gun", con gittata di oltre 17 chilometri, offerti (secondo indiscrezioni) dal British Army all'Italia proprio per l'impiego in Afghanistan. Considerata anche l'estrema riservatezza che circonda l'operazione della Task Force "Nibbio" restano da chiarire diversi punti incluse le modalità  di rischieramento che richiederà  decine di voli di cargo pesanti Antonov AN-124 (noleggiati in Ucraina) verso Bagram ma potrebbe coinvolgere anche i 4 C 130J della 46a Aerobrigata dell'Aeronautica Militare basati ad Abu Dhabi e a Manas (Kirgizistan) o alcuni C-17 statunitensi. Difficile dire se la decisione di non impiegare mezzi pesanti ed elicotteri nazionali dipenda da precise valutazioni operative determinate dalla certezza del costante supporto statunitense o sia dettata invece da motivi di bilancio, considerati gli elevati costi di trasferimento e di gestione di questi mezzi. Nel primo caso la garanzia del costante supporto aereo ed elicotteristico può ragionevolmente dipendere solo dell'esecuzione costante di operazione congiunte con gli statunitensi o dall'inserimento di un gruppo elicotteri dell'US Army sotto il comando diretto della Task Force "Nibbio". Se invece sono state privilegiate considerazioni di costo finanziario dell'operazione il rischio concreto è di pagare prezzi ben più elevati di qualche milione di euro
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Massimo
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Grazie Axtolf, bella relazione interessante e dettagliata
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Federico
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Molto interessante.

Vi sono compresi tutti i dubbi che da tempo chi si interessa di cose militari esprime.

La TF "Nibbio" è completamente nelle mani di altri (USA) per tutto quanto riguarda il sostegno logistico e di fuoco durante le missioni. I nostri 6 mortai da 120 potrebbero risultare insufficienti.

Se si dovesse fare sul serio non vorrei mai che chi dovrà  fornire appoggio aereo per supporto di fuoco e/o per missioni di evecuazione di personale da aree troppo "calde" fosse sottoposto alla seguente scelta: ci sono due o più missioni da fare e alcune di esse coinvolgono personale USA, altre i nostri. A chi si darà  la precedenza?

Saluti
Art. Federico
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Aggiungo un secondo dubbio:

riguarda le dotazioni di munizioni per i mortai da 120: in che percentuale questo è composto da proiettili RAP, i soli in grado di consentirgli gittate da 13 Km? Senza di questi la gittata resta molto ben al di sotto dei 10 Km, supera di poco quella del normale mortaio da 120 "liscio". Mi auguro che non si siano fatte economie in questo...
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Bandiera di Guerra

Dal quotidiano "La provincia" del 25 febbraio 2003, Pag. 5

"Da Bagram

A Khost la bandiera di guerra

ROMA Domani la bandiera di guerra del 9° reggimento alpini dell'Aquila, il reparto impegnato in Afghanistan contro il terrorismo internazionale, lascerà  la base di Bagram, dove si trova il quartier generale di Enduring Freedom, e verrà  sistemata nel fortino di Khost, l'avamposto dove entro metà  marzo saranno schierati i militari italiani. Un fatto simbolico, ma non solo: sta a significare che l'operazione anti-terrorismo degli alpini è di fatto cominciata."

Oggi la Bandiera di Guerra del 9° Reggimento Alpini sventolerà  a Khost.

Chissà  se i nostri TG ci mostreranno qualche immagine.
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Eccola

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Snobbati o super impegnati?

Bravissimi a mettere la Bandiera di guerra. Iniziativa sacra.
Rilancio: qui c'è una critica la fatto che i nostri reparti d'elite non saranno assieme ai colleghi stranieri, SAS, Delta e via discorrendo.
A voler essere buoni, non è che i nostri migliori sono partiti per dare appoggio al contingente Alpino, visto la difficoltà  della missione, mentre il gruppo tattico interforze d'incursori era già  lì prima, con altri compiti e per altre zone?
Di più, le agenzie di stampa possono essere "orientate" come i quotidiani. l'AGI non è filogovernativa. Ma questa è solo un ulteriore variabile.
Fin ora non ho mai criticato, ma non sapevo che i mortai fossero solo sei. Allora, non ci siamo. Giusta la considerazione sul tipo di proiettili.
Mandi

AFGHANISTAN: PER FORZE SPECIALI ITALIANE IMPEGNO SOTTOTONO =
(AGI) - Roma, 1 mar. - Il contributo italiano all'Operazione
Enduring Freedom in Afghanistan continua a suscitare
perplessita' circa i limiti operativi dei nostri militari. Nello
speciale dedicato al contingente italiano, ormai in procinto di
assumere il controllo del settore di Khowst, la rivista on-line
Analisi Difesa sottolinea le carenze negli equipaggiamenti ed in
particolare l'assenza di elicotteri nazionali e di mezzi
blindati. Un ulteriore limite viene rilevato dal mancato
inserimento dei tre Distaccamenti di Forze Speciali (incursori
del 9 Reggimento Col Moschin e del Gruppo Operativo Incursori
della Marina) schierati in Afghanistan nella Combined Joint
Special Operations Task Force, il comando forze speciali alleate
che dipende dal Quartier Generale di Bagram e gestisce tutte le
operazioni affidate alle Special Forces nel teatro operativo
afghano. La Task Force 180 guidata dal tenente generale Daniel
Mc Neil dispone di un Comando Forze Speciali che raggruppa e
gestisce tutte le unita' di questo tipo messe a disposizione dai
paesi che partecipano all'operazione: Berretti Verdi e Ranger
dell'US Army, SEAL della Marina, SAS britannici, australiani e
neozelandesi, incursori danesi, tedeschi e canadesi e unita'
aeree delle Forze Speciali di US Army, USAF e US Navy. (AGI)
Vim/ SEGUE

(AGI) - Roma, 1 mar. - "La logica - scrive Gianandrea Gaiani,
direttore della rivista - nonche' la professionalita' dei nostri
incursori di Esercito e Marina, avrebbe previsto l'assegnazione
dei tre Distaccamenti di Forze Speciali italiane al Combined
Joint Special Operations Task Force che li avrebbe aggregati a
uno dei tre comandi subalterni, indipendentemente dallo
schieramento del contingente Nibbio nel settore di Khowst".
Invece no: gli incursori italiani opereranno in Afghanistan "non
come Forze Speciali vere e proprie, ma come supporto d'elite al
contingente Nibbio nel settore di Khowst".
"Un declassamento - aggiunge - che forse ridurra' i rischi di
perdite ma che certo non rende giustizia alle capacita' e al
valore dei nostri reparti di punta".
Da un lato viene quindi confermato che l'impegno di Nibbio e'
incentrato soprattutto sull'interdizione di eventuali forze
nemiche che penetrino nel settore di competenza italiana e non
su operazioni offensive. Dall'altro "non si possono nascondere
perplessita' circa l'impiego sottotono delle migliori unita'
italiane" il cui addestramento ha un costo non indifferente sia
in termini umani che finanziari giustificato proprio dalla
necessit di disporre di unit da impiegare in operazioni
speciali.
"Essere in Serie B rispetto al SAS britannico o alla Delta
Force Usa - conclude Gaiani - puo' essere accettabile, un po'
meno esserlo rispetto a canadesi, tedeschi e danesi. (AGI)
Vim/
011641 MAR 03
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Si e No

Mi spiego:

Si perchè capisco che i nostri uomini delle SOF avrebbero molto probabilmente preferito "misurarsi" direttamente con i colleghi delle altre Nazioni che hanno truppe speciali in zona, essere, in pratica, insieme ai migliori.

No perchè da quanto ho letto qua e la sul web, la struttura di comando con cui è organizzata l'operazione Enduring Freedom ha già  provocato qualche "problema" (morti) proprio a membri delle SOF.

Le truppe speciali, come accennato nell'agenzia di stampa riportata da Bricchetto, non dipendono direttamente dal comando della missione, bensì da un Comando dedicato. Questa separazione delle linee di comando ha concorso a complicare anche le operazioni di CSAR (Combat Search and Rescue) di personale SOF in zona. In particolare sulla cosiddetta Roberts Ridge, un monte che è stato ufficiosamente rinominato così in ricordo del Militare USA che li ha perso la vita.

Le due strutture (SOF e Militari "normali") non comunicano tra di loro o, per lo meno, lo fanno in maniera poco chiara e scarsamente efficiente. Fatto sta che quella che doveva essere un'operazione piuttosto di routine si è tramutata in qualche cosa di molto diverso e che ha causato perdite.

Quindi forse in questa "prudenza" del nostro Esercito, nello schierare le nostre SOF, vi si potrebbe leggere una non volontà  di mettere a rischio personale di così alto valore ponendolo all'interno di una struttura di comando che non si è rivelata capace di reagire come dovuto alle avversità .

Sempre nel web si possono trovare interessanti resoconti sulle azioni a fuoco che li si sono svolte. Proprio nell'area di Khost si è svolta una di queste (l'Operazione Anaconda) in seguito alla quale gli USA si sono "affrettati" a chiedere man forte agli Inglesi perchè schierassero li i loro Royal Marines (se non erro il periodo coincide anche con la richiesta di Alpini presentata all'Italia). Questo, naturalmente, non si è saputo sulla grande stampa. Ma la verità  è che il battaglione della famosa 10th Mountain Division (le malelingue dicono che questo è stato tutto quello che la Divisione è riuscita a schierare come Combat Ready, essendo il resto dei reparti in condizioni definite hopeless) che insieme ad un altro della 82a airborne ha partecipato all'operazione (mal pianificata e peggio eseguita) ha dimostrato tali e tante lacune da consigliarne l'immediato ritiro dalla zona di operazioni per essere rimandato a casa (coperto di onorificienze in modo da mascherare la verità ).

Un giornalista inglese, ex Ufficiale dei Royal Marines se non erro, ha avuto modo di intervistare alcuni soldati della 10th Mo. Div. .

Alla domanda "Immagino che il vostro addestramento in montagna sia particolarmente intenso, nevvero?" i soldati hanno risposto "No, Sir, we don't do mountains". (No, Signore, non andiamo in montagna). Incredibile!

Saluti
Ultima modifica di Federico il mar mar 04, 2003 4:42 pm, modificato 1 volta in totale.
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Ultime notizie

Quelle di Federico mi sebrano considerazioni assolutamente sensate. I giornali non sono una cosa metafisica, ma un prodotto esattamente come facciamo tutti, ogni giorno col nostro lavoro. Con le stesse inesattezze, omissioni e bravure.
Vi posto anceh questa agenzia di ieri, ceh quindi trovate sui giornali di oggi. Se non tuttii quotidiani l'avessero ripresa, beh, eccola qua.
UNA VIS
Bricchetto

AFGHANISTAN: MOSCA MOSCHINI, AL VIA 'FAMILIARIZZAZIONE' CON TRUPPE USA =
'AL QAEDA NON ANCORA DEBELLATA, CONTINGENTE ORMAI TUTTO IN ZONA'

Pristina, 3 mar. - (Adnkronos) - E' ''ormai tutto in zona'' il
contingente di alpini italiani che prendera' parte alla missione
Enduring Freedom in Afghanistan contro il terrorismo internazionale.
Gli alpini italiani ''hanno iniziato l'attivita' di familiarizzazione
con le unita' Usa con le quali dovranno operare'', sottolinea il capo
di stato maggiore della Difesa, generale Rolando Mosca Moschini, a
margine della cerimonia di passaggio di consegna tra l'Aeronautica
militare italiana e un corpo militare islandese presso l'aeroporto
di Pristina.

''Non appena ce ne saranno le condizioni, nei limiti del
compito, nello spazio e nel tempo definiti -prosegue Mosca Moschini-
io trasferiro' una parte dell'autorita' di comando al comandante
americano, mentre il comando pieno delle forze resta sempre di mia
competenza. L'operazione ha lo scopo di produrre pace e stabilita',
con un uso della forza commisurato alle esigenze, in quell'area cosi'
tormentata''.

Al contingente italiano ''e' stata assegnata un'area entro la
quale assicurare i compiti di interdizione e quindi evitare che ci
siano infiltrazioni di elementi terroristici che ancora operano in
una certa misura in quel territorio''. ''Al Qaeda -conclude il capo di
stato maggiore della Difesa- e' stata sconfitta ma non completamente
debellata''. (Mac/Pn/Adnkronos) 03-MAR-03 16:10
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Ester
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Sklerooooo

Ehi amici...grazie per tutte le vostre considerazioni..mi fanno compagnia per chè sto sclerando...il mio amico Ale é in Afghanistan da ormai 14 giorni...sto impazzendo!!!!!!!!!
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Re: Sklerooooo

Ester ha scritto:Ehi amici...grazie per tutte le vostre considerazioni..mi fanno compagnia per chè sto sclerando...il mio amico Ale é in Afghanistan da ormai 14 giorni...sto impazzendo!!!!!!!!!
Se questo fosse un paese civile, fuori della sua casa dovrebbe garrire al vento un tricolore, fino al al suo ritorno. E, mi pare di capire, anche dalla tua... :oops:
Ma non si può, per non essere provocati al supermercato, in farmacia, di fronte all'edicola.
Allora, Ester, anche se questo ti compensa in minima parte, io ringrazio lui, ma anche te, sul serio, di questi momenti di sacrificio. GRAZIE di cuore per questo sacrificio, che consente a noi di vivere in pace.
Sii fiera di lui, perché noi lo siamo di te.
Bricchetto
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Un paese serio

Se qualcuno sente un moto di repulsione quando vede le bandiere della "pace" appese fuori (ma come, non hanno un pennone?), e si sentisse in dubbio di essere normale, e se, soprattutto, qualcuno si sentisse toccato dalle parole di Ester, vi allego una cosa che mi è arrivata via mail giorni fa.
Mandi
Bricchetto


----- Original Message -----
From: "Patriot Petitions"
To:
Sent: Tuesday, February 25, 2003 9:47 PM
Subject: Support our troops -- Please act NOW


> (Please forward this invitation to every American Patriot you know --
> especially families and friends of our armed forces.)
>
> In Our Name: A Statement of Justice
> A petition in support of the sovereignty and defense of the United States
>
> You have, undoubtedly, heard about the well-funded "anti-war" petition
> "Not In Our Name" and the ad campaign "Win Without War" paid for by a coterie of celebrity and academic Leftists and their front organizations.
> They are objecting, ostensibly, to the U.S. campaign against terrorism
> following the unprecedented attack on our countrymen September 11, 2001.
> This cadre of self-styled geopolitical mavens (Gloria Steinem, "Hanoi
Jane" Fonda, Jesse Jackson, Martin Sheen, Susan Sarandon, Ed Asner, Rabbi Michael Lerner, et al.) is using the current threat from Iraq to do what they do best -- evoke anti-American sentiment and incite anti-American action across our great nation.
>
> Indeed, the publicity of these celebrity campaigns in the Washington Post and New York Times have spawned anti-American and anti-military protests across the nation.
>
> In rebuttal to these Leftists, Patriot Petitions has launched a
> counter-offensive petition -- "In Our Name: A Statement of Justice" --
> calling on all Americans to stand up for the sovereignty of our nation,
> as well as the right -- and obligation -- of these United States to take
> the war on terrorism to the shores of terrorist aggressors and their state
> sponsors. If we don't fight them on their soil, we will surely be
fighting them on our soil. While military intervention is certainly not desirable and may not be inevitable on all of the "Axis of Evil" terrorist fronts, if war is all that stands between terrorists and our families, so be it.
> It is just and necessary to call to account every entity that poses a
clear and present danger to the security of the United States and our heritage of liberty, our countrymen and our posterity.
>
> Patriot Petitions invites you to stand and be counted in defense of our
> national sovereignty by supporting our Commander-in-Chief and military forces in harm's way, defending imminent threats to our homeland. Join fellow Patriots who have signed "In Our Name: A Statement of Justice."
>
> Link to -- http://www.PatriotPetitions.com/inourname
> (If you don't have Web access, please send a blank e-mail to
> Each e-mail sent to this address
> will be counted as your signature for the petition.)
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Ester
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Grazie

Grazie...
grazie di cuore a chi mi sta così vicino...ne ho bisogno!!!!!

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