
Se si teme - con il "campeggio" - la fine dell'ANA come associazione d'arma, io penso si possa stare più che tranquilli.
Questa fine è difatti iniziata non nel 2009 ma più di 30 anni fa, quando dopo il terremoto del Friuli si è introdotta la figura dell'aggregato; o "amico degli alpini" che dir si voglia.
Persone magari degnissime, ma che non hanno prestato servizio nelle Truppe Alpine.
Dato che tutto il mondo è paese, questo è avvenuto praticamente in tutte le associazioni d'arma, compresa l'UNUCI che pure non la è.
I "risultati" si vedono.
E aggiungo: visti i numeri, è vero che nell'ANA c'è spazio per ogni iniziativa, comprese quelle - come la Protezione civile o gli interventi di assistenza sociale - che vedrebbero già altre associazioni meglio posizionate (e lo scrivo con dieci anni di PC ANA all'attivo; non ho perciò pregiudizà®).
Ma quando si vede la castagnata per ristrutturare l'oratorio del paese con la fila di alpini che partecipano, e la cerimonia del IV Novembre con i soliti quattro gatti - di cui due comandati in servizio e gli altri due sfigati "che ci credono" - allora qualche dubbio sulla sostanza dell'associazione è più che lecito.
Del resto, se si fissano perfino dei periodi minimi di servizio per l'iscrizione quando giusto sarebbe richiedere il semplice compimento della ferma, non si può che concludere - come già osservato - che la demagogia paga.
Paga la demagogia, paga la parvenza, pagano le conferenze stampa e i titoli sui giornali.
Quando vige il pensiero - espresso e agli atti - che siano preferibili le attività solidali all'estero rispetto a quelle in Patria, giacchè il ritorno di immagine è maggiore, come stupirsi se regolamenti e statuti sono piegati ora qui ora là a seconda delle esigenze?
Ma anche su questo, nessun stupore.
Non si è fatto lo stesso con la Costituzione, quando l'articolo 52 è stato plasmato fino a fargli dire il contrario di quanto afferma, per validare prima l'obiezione di coscienza - a Muro eretto - e poi la "sospensione" della Leva?
Spero che abbia ragione chi vede qualche fermento, qualche possibilità . Io non ne vedo, anche se spero fortemente sia invece così.
(Ho appena terminato di leggere un articolo sull'ultimo numero di "Carnia Alpina"; non avendo naturalmente altro argomento l'autore insinua velatamente che l'opposizione a quanto sta accadendo sia una piazzata dei soliti sinistri esperti in sindacalese...).
È inutile fingere: gli scarsi "durissimi-purissimi-levissimi", quali noi siamo stati classificati, non stanno nemmeno combattendo più una battaglia di retroguardia, che almeno ha un'organizzazione e uno scopo.
Sono, siamo molto più simili ai resti dispersi di un esercito disfatto che, alla sera, qua e là sul campo oppongono ancora una disperata resistenza.
Un plotone qui, un nido di mitragliatrice... niente più.
Mandi.
Luigi