Sottoscrivo in toto Jolly e Cavalli.
Devo dire che quando i Tg (tutti) parlano di questo zappo e salto le pagine dei giornali.
C'è una retorica abominevole, accompagnata da una totale ignoranza dei problemi strettamente militari.
Questo senza nulla togliere al rispetto per chi è morto per fare il proprio dovere, in un mondo di menefreghisti.
wintergreen ha scritto:Alpino nato a
Rosario Ponziano Palermo
Massimiliano Ramadù Cisterna (Latina)
Luigi Pascazio Bitetto (Bari)
Francesco Saverio Positano Foggia
Mauro Gigli Sassari
Gianmarco Manca Alghero (Sassari)
Francesco Vannozzi Pisa
Sebastiano Ville Lentini (Siracusa
Marco Pedone Gagliano del Capo (Lecce)
Questo non fa pensare ?
Ed eccoci agli alpini della 52a divisione.
[...]
Il gen. Di Giorgio si sofferma sugli effetti prodotti nei reparti
alpini dal prolungarsi della guerra e dalla dilatazione numerica dei
battaglioni, con le conseguenti difficoltà sorte nel reclutamento. In-
fatti si dovette ricorrere a distretti non montani delle varie regioni
e a sfruttare a fondo la massa disponibile nei distretti originari. In
definitiva ne sortì un amalgama che di alpini aveva essenzialmente
il nome. Il Di Giorgio cita il caso dei battaglioni « V. Ellero » e
« V. Arroscia », formati in gran parte da giovani provenienti dalla
riviera ligure e di professione barcaioli, giardinieri, facchini, pic-
coli artigiani e via dicendo. Mentre i quadri erano composti in mag-
gioranza da giovanissimi aspiranti ufficiali improvvisati in pochi me-
si, che la montagna forse avevan visto di lontano.
da pag. 117 di "Ortigara 1917 - Il sacrificio della sesta armata"
di Gianni Pieropan, Mursia Editore
Beh, del mio scaglione eravamo due veneti, il resto piemontesi, liguri, emiliano romagnoli e pugliesi.
Scaglione precedente e successivo: tutti vicentini.
Vai a capire che logica c'era dietro...
C.le Lorenzo
7°/92 | 51 mortaista, addetto al tiro/tavolettista | 167^ Cp. Mortai "La Signora" | Battaglione Pieve di Cadore | 12° Reggimento Alpini | Brigata Cadore
Io, abruzzese, nel 1968 invece che al btg l'Aquila finii nel btg Mondovì, dove eravamo misti, un po da tutte le regioni a reclutamento alpino. Vacci a capire che criterio avevano adottato!
Anche perchè le alpi si dividono in ( ai miei tempi le facevano imparare a memoria a scuola rigorosamente da ovest a est):
Alpi Marittime, Liguri, Cozie, Graie.....................Carniche e Giulie (quelle in territorio Italiano naturalmente) http://it.wikipedia.org/wiki/Alpi
Alpino Savorgnani Sandro
216a Cp. Btg Val Tagliamento
Bta Alpina Julia
6° sc. 80
Caserma Del Din Tolmezzo
"Sin simpri chei"
sesule ha scritto:Anche perchè le alpi si dividono in ( ai miei tempi le facevano imparare a memoria a scuola rigorosamente da ovest a est):
Alpi Marittime, Liguri, Cozie, Graie.....................Carniche e Giulie (quelle in territorio Italiano naturalmente) http://it.wikipedia.org/wiki/Alpi
E per farcelo ricordare ci avevano imparato anche questa: MA CON GRAN LENA LE RECA GIU
era pena, non lena ... la frase esatta era: MA LI' CON GRAN PENA LE RECA GIU'
MArittime, LIguri, COzie, GRAie, PENnine, LEpontine, REtiche, CArniche, GIUlie
quando mi fu insegnato il LI (come Liguri) non esisteva: si cominciava direttamente con le MArittime
Genova all'inizio della riforma Perrucchetti non era inserita nei distretti alpini, divenne zona di reclutamentoo alpino più tardi
un abbraccio alpino
Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono.
(Voltaire)
Siete mai stai in valle Arroscia ? In Val Nervia ?
Spno sparite intere generazioni di montanari.
E il Battaglione Pieve di Teco ? Il battaglione Anciua ?
La Cuneeense era composta si da Piemontesi ( basso Piemonte , ma anche da Liguri e da Lunigiani ....
Attenzione prima di parlare di alpini Liguri ..compresi i barcaioli e i contadini ... ma soprattutto pensare al fatto che al fatto che in Liguria praticamente non esiste pianura ....
Ho capito lo spirito del post e lo condivido ...certo che l'abitudine a vivere in montagna i ragazzi di caserta non ce l'hanno , ma neppure quelli di Milano se non per le feste di fine anno !!
Abbadia ha scritto:Siete mai stai in valle Arroscia ? In Val Nervia ?
Spno sparite intere generazioni di montanari.
E il Battaglione Pieve di Teco ? Il battaglione Anciua ?
La Cuneeense era composta si da Piemontesi ( basso Piemonte , ma anche da Liguri e da Lunigiani ....
Attenzione prima di parlare di alpini Liguri ..compresi i barcaioli e i contadini ... ma soprattutto pensare al fatto che al fatto che in Liguria praticamente non esiste pianura ....
Ho capito lo spirito del post e lo condivido ...certo che l'abitudine a vivere in montagna i ragazzi di caserta non ce l'hanno , ma neppure quelli di Milano se non per le feste di fine anno !!
Si Abbadia ma a Milano c'e' via Marsala e il dom...........
.....cala il vento nella valle la campana suona ancora mentre il sole se ne va.......
Abbadia ha scritto:Siete mai stai in valle Arroscia ? In Val Nervia ?
Spno sparite intere generazioni di montanari.
E il Battaglione Pieve di Teco ? Il battaglione Anciua ?
La Cuneeense era composta si da Piemontesi ( basso Piemonte , ma anche da Liguri e da Lunigiani ....
Attenzione prima di parlare di alpini Liguri ..compresi i barcaioli e i contadini ... ma soprattutto pensare al fatto che al fatto che in Liguria praticamente non esiste pianura ....
Ho capito lo spirito del post e lo condivido ...certo che l'abitudine a vivere in montagna i ragazzi di caserta non ce l'hanno , ma neppure quelli di Milano se non per le feste di fine anno !!
Si Abbadia ma a Milano c'e' via Marsala e il dom...........
...e un sacco di sani effluvi di 'Spirito Alpino (TM)'
Dei quattro Caduti - gli ultimi, per un po' - si può osservare come nessuno provenisse dalle tradizionali zone di reclutamento del 7° Alpini; e uno solo di loro da una terra comunque di tradizione alpina (già si deve ringraziare il Cielo che non ci siano donne fra i morti).
Questa considerazione, unita ai nomi dei camerati caduti negli ultimi quindici anni, porta a dover riconoscere un primo fatto: quando venti anni or sono l'allora Comandante del 4° Corpo d'Armata Alpino (gen. Luigi Federici; pressochè unico e naturalmente sbeffeggiato e accusato di cripto-leghismo) lanciò il monito a riguardo del fondamentale rischio derivante da una riforma in senso volontario del reclutamento, aveva ragione da vendere.
La difesa degli interessi nazionali - veri o presunti che siano, ora non ha importanza - è ormai delegata alla parte disagiata della popolazione italiana.
L'ingiustizia è lampante (o almeno spero che lo sia); un po' meno evidente, forse, il pericolo nascosto; che si potrebbe dire con l'antico adagio "chi non risica non rosica".
Chi non difende un interesse, nella aule di tribunale come sui campi di battaglia, non ha poi titolo a goderne.
E qui veniamo di filato al secondo fatto.
Dover leggere che gli alpini del 7° sono "morti per nulla" ferisce, e ferisce profondamente.
La natura del soldato è del tutto peculiare, tanto che nella tripartizione classica delle società indoeuropee - si legga il Dumezil al riguardo - la classe militare era separata tanto da quella sacerdotale quanto da quella delle genti "meccaniche".
O forse si pensa sia un caso che nel Vangelo l'uomo "con più fede in tutta Israele", secondo le parole di Nostro Signore, sia un centurione di Roma? (eh eh eh...)
Era d'altronde proprio per questa peculiarità del mestiere delle armi che pure il più spiantato pecoraio di Castiglia, una volta arruolato nei Tercios del Rey Catolico, si considerava ed era considerato un hidalgo, un nobiluomo (d'altronde, con le parole di Ortega y Gasset, "per il nobile la vita non ha senso se non la fa consistere al servizio di qualcosa che lo superi").
I motivi per cui la "Julia" è in Afghanistan sono, come è dalla notte dei tempi, squisitamente e giustamente solo politici.
Si possono condividere o meno, ma non è di questo che si dibatte.
Qui si discute, mi pare, non del perchè la "Julia" sia là , ma dei motivi per cui i suoi alpini muoiono.
E i motivi sono, in realtà , uno solo, che compendia tutti gli altri: il giuramento.
Non ha importanza se questo sia stato prestato per riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, oppure per vago superomismo militaristico sapientemente inoculato a colpi di sceneggiati, film e videogiochi, piuttosto che per amore dell'uniforme o una qualche delusione sentimentale.
Conta solamente che ci sia.
E una volta che sia stato liberamente pronunciato importa solamente che venga rispettato, fino anche al sacrificio del sangue (del resto è risaputo dalla notte dei tempi come l'onore dei soldati sia non la vittoria, ma la fedeltà ).
Ciò è avvenuto.
Significa che l'ordine delle cose è stato rispettato, significa che non si sono avuti ulteriori colpi inferti alla giustizia, come sarebbe stato il fatto gravissimo dello spergiuro e del tradimento. "Pacta sunt servanda".
Ecco anche spiegato perchè, all'indomani dell'attentato del 20 luglio 1944, quello stesso vescovo di Monaco sempre così critico - a ragione - nei confronti del regime nazionalsocialista non esitò a condannare apertamente un simile gesto (egli non si era evidentemente ancora abbassato al livello, oggi normale, di non saper distinguere fra la Germania e la sua classe dirigente).
Motivo per cui ovviamente Hollywood glorifica invece von Stauffenberg e sodali, contribuendo a plasmare una società come la nostra, in cui i giuramenti sono considerati revocabili a piacere. L'archetipo innervante la civiltà europea era però un altro, era quel "cademmo in obbedienza alle leggi di Sparta" che meglio non potrebbe onorare i 300 delle Termopili.
Ma non solo ciò - il rispetto del giuramento prestato, intendo - è avvenuto.
È avvenuto, trattandosi di soldati, con il sacrificio; e con il sacrificio del sangue.
Questo ha implicazioni tali che oggi non si possono neppure sussurrare; basti perciò dire che il Padre, Cui sarebbe stato sufficiente (per dirla con Guareschi) muovere l'ultima falange del mignolo per sistemare tutto, volle invece che il Suo unico Figlio morisse sulla Croce (fatto che si ripete in ogni Messa cattolica, e quindi valida).
E naturalmente il Figlio, da bravo figlio e da bravo soldato, obbedì; e non scrivo soldato a caso, visto che Gesù era non della tribù di Levi (sacerdotale) ma di quella di Davide, regale e perciò militare (considerato come l'unica aristocrazia sia notoriamente quella del sangue; non bensì quello ricevuto, ma quello versato o che si è promesso di versare). Solo il sacrificio, e solo il sacrificio del sangue, doveva riscattare il peccato originale.
Ancora ai nostri nonni - e da questo misuri ognuno l'abisso in cui siamo caduti - erano in realtà ben presenti tali fatti, magari in un registro più popolare.
È questo appunto - ovvero il valore catartico della morte sul campo di battaglia - il senso profondo della leggenda del "Paradiso di Cantore", che eccheggia in maniera simile nel più bel canto dei nostri parà ("Con la morte a paro a paro", dove si possono ascoltare le parole "A chi cade combattendo / Dio concede in sorte bella / di volare lieve lieve / tra una nuvola e una stella...").
Non già , quindi, che in un angolo di Paradiso si beva barbera e si friggano salamelle; ma che cadere in battaglia non ha lo stesso effetto, in questa vita come nell'altra, che morire di vecchiaia.
Come recitava del resto ancora la saggezza dei nostri nonni, "il sangue non è acqua".
Noi l'abbiamo dimenticato, e la frase "donare il proprio sangue" non rimanda la memoria a Nordlingen o Verdun, ma all'AVIS.
Di tutto ciò pagheremo ovviamente le conseguenze.
A questo punto il cerchio si chiude, perchè si ritorna al punto iniziale, il meschino elenco con cui si apre questa discussione.
Scrivo "meschino" non per amor di polemica, anzi, ma perchè in tale elenco si contano poche decine di nomi quando - solamente dal 1861 ad oggi - sono oltre un milione gli italiani caduti per la pace (per non citare i precedenti venticinque secoli di fanterie italiche, il cui voluto oblìo si inserisce nel preciso disegno di eliminare qualsiasi traccia residua di virilità castrense dalle popolazioni della Penisola).
Non certo la "pace" che nominano ogni due parole, in questi giorni, intellettuali, giornalisti, attrici e politici, quanto la pace come definita - una volta per tutte - da Sant'Agostino: la tranquillità nell'ordine.
E visto che è nell'ordine delle cose che i soldati muoiano, significa che a tutti gli effetti quando un soldato muore la pace ne esce rinvigorita.
Ecco anche spiegato il motivo profondo per cui l'Occidente crepuscolare non sopporta più che i soldati muoiano: disciplina, ordine, patria, fedeltà , dovere, coraggio, sacrificio, gerarchia, sono parole che ripugnano alle sue - e nostre - orecchie.
Poi che politici, intellettuali, attrici e giornalisti dicano e agiscano come meglio credano; basta non accendere la TV e non leggere i giornali (e un giorno senza TV e senza giornali è un giorno bene speso).
A loro come a tutti noi sarà del resto chiesta ragione, al momento opportuno.
Termino il mio dire con le secche della Meloria ed i ragazzi del "Gesso 4", ricordati più sopra.
Così ne scrisse Dino Buzzati:
"Ora se ne vanno... guardateli se ci riuscite.
Non piangono, non maledicono, non si disperano.
Spalla a spalla si allontanano,
pallidi sì, ma senza un tremito!
Con quel passo lieve e fermissimo
che un tempo si diceva
appartenesse ai Guerrieri e agli Eroi."
Valgano tali parole per loro e per tutti gli altri.
Mandi.
Luigi
(nel CXXXVIII del Corpo)
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)