Nicola ha scritto:Quale cittadino delle Serenissima mi permetto di rilevare che questa parte d'Italia ha chinato il capo al dominio straniero (compresi i Savoia) molto dopo rispetto al resto della penisola.
Forse l'affare peggiore è capitato proprio a noi. Tra l'altro, nonostante i malgoverni (compresi i nostri locali) il territorio continua ad avere una marcia produttiva molto superiore alla media europea, per cui non mi stupisco molto del fatto che il tricolore e l'inno siano invisi a molti. Ma io continuo a sentirmi italiano quanto mi sento veneto

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Se abiti sotto il ponte di Rialto il discorso si può anche porre, in via del tutto ipotetica. Altrimenti sei stato conquistato dallo straniero (veneziano, nel caso) come tutti.
Dico in via ipotetica perchè comunque il concetto di "straniero" tuttora in uso, sebbene in via di dismissione, si afferma definitivamente solo quando la Repubblica di Venezia muore (e per la consueta eterogenesi dei fini all'affermazione di tale concetto, che ne segnerà la sorte, Venezia fornì il suo contibuto).
Ma non è verità di fede - anche se per tale ci è stato finora propinato - che "straniero" abbia sempre avuto lo stesso significato. A riprova, ben pochi a Napoli valutavano stranieri gli spagnoli nel primo Seicento, mentre non pochi considerarono tali i piemontesi solo due secoli dopo (forse anche per la differenza di metodi); e, similmente, nella Castiglia cinquecentesca non era avvertito (generalmente) come straniero il borgognone Carlo I (V dell'Impero) o, più tardi, il genovese Ambrogio Spinola.
Ancora meno di un secolo fa sopravviveva del resto nell'impero asburgico la traccia evidente che un altro percorso della storia poteva essere seguito; quello cioè dove sotto l'unione di un sovrano legittimo realtà differenti coesistevano.
Il fatto che alla fine sia invece stato seguito un altro sentiero, quello cioè dello Stato-nazione, ha non poche responsabilità nei fiumi di sangue che hanno disseccato l'Europa fra il 1789 e il 1945.
Nonchè nel simpatico caso che Bossi, invece di andar per fiere a tirar su qualche soldo, sia senatore della Repubblica.
(Questo risibile tentativo scombiccherato di analisi lo ritrovi ben altrimenti esposto in Cardini e Valzania, "Le radici perdute dell'Europa", Mondadori)
Spero sia chiaro che questo è un discorso storico.
Nella realtà quotidiana l'attacco è portato a quella che adesso è la Bandiera (piacciano o meno le modalità con cui lo è diventata) e non si ha altro dovere che difenderla.
Ma spero non si nutrano illusioni sul fatto che siamo l'ultima retroguardia in azione.
Mandi.
Luigi
P.S.: non è verità di fede neppure che ogni estate si debba andare in qualche divertimentificio ad arricchire affittacamere e baristi foresti. Mi dispiace perciò per il tuo meteoroscopo, Hellis
