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Lele
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Gian Luca ha scritto:
No, è vecchio di almeno dieci anni.
Era davvero scritto bene, incentrato sulla mancata comprensione di chi avversa la caccia senza preoccuparsi delle sevizie spaventose cui vengono sottoposti tonni, galline, suini e via discorrendo.
Peccato, l'avrei letto volentieri
Alp. Malaguti Daniele
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Luigi
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Gian Luca ha scritto: La caccia è vita.
Almeno per me
Gian Luca,

parole sante. E forse è proprio questo il motivo di fondo per cui ci odiano. Non per gli animali, non per la natura.
Ma perché in un mondo che tenta puerilmente di eliminare la morte al punto di esorcizzarla applaudendo ai funerali, chiamando ragazzi gli ultra quarantenni e riempiendo le cliniche estetiche, essere rimasti legati al ritmo antico delle stagioni (non si caccia quando i selvatici figliano, non si spara agli animali che mangiano, si rimane in casa con la neve sui campi) vuol dire proprio vedere il mondo in maniera per loro incomprensibile ed insopportabile (similmente per il fatto di volere ad ogni costo diventare alpini).

Pensa anche solo ad uno degli aspetti più belli della nostra passione, il cacciatore anziano che trasmette la sua conoscenza al più giovane.
Insegnandoli a riconoscere gli animali ed i loro comportamenti. A considerare il cane appunto un cane, e non una specie di peluche vivente per bambini mai cresciuti (e lui è certo più felice!). A trattare le armi con attenzione senza pari, ma senza averne la paura, ancora una volta puerile, che le accompagna nella nostra società .
Questo comportamento (molto simile per altro al legame vecchio-recluta al reparto, e poi a quello vecio-bocia dopo il congedo) testimonia la profonda coscienza del fatto che, avendo la vita terrena un termine, deve essere trasmesso di generazione in generazione quanto si è appreso e conosciuto, affinché non vada perduto per sempre. Una cosa riprovevole, in un mondo che parcheggia gli anziani negli ospizi e considera il "giovanilismo" senza memoria lo stile di vita per eccellenza.
Anche per questo invece la caccia è vita. Perché non ignora la morte.

Ho pressappoco le tue letture. Il Rigoni Stern dei racconti di caccia è, almeno per me, perfino migliore di quello della guerra, ed ha quel ritmo lento e silenzioso che hanno anche i russi (Turghenev però è forse anche troppo lento!). Anche questo molto fuori moda per chi vive adorando il feticcio della velocità .
Serantini, ahimè, non lo conosco. Mi informerò. Se hai altri consigli di lettura, ben vengano.
Mi ricordo ancora quando da bambino sfogliavo le riviste di mio padre (anch'io traviato in famiglia!) alla ricerca dei racconti di caccia. Mi sembravano delle favole bellissime.
E poiché un'altra cosa che il mondo moderno ha perso è la dimensione del sogno, continuo a farlo ancora adesso, e continuano a sembrarmi favole bellissime.

Mandi, e per il nuovo anno l'augurio che tu possa tornare a vivere la magia della Prima Giornata.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)


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Francesco
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Dove altrimenti si sarebbe potuto parlare così della caccia se non in un forum dove si esprimono idee "fuori dal coro"?
Per fortuna la caccia, qua in Toscana, è ancora molto sentita, anche se fanno più rumore i pochi che la avversano.
Addirittura la Giunta Regionale, da diversi anni spacca la maggioranza (che comprende i Verdi) pur di deliberare le deroghe a passeri e storni.

Se ripenso alla mia infanzia mi vengono in mente le levatacce nel mezzo della notte, il caricamento delle gabbie con i richiami, lo zio del babbo che mi comprava sempre le paste calde da consumare in attesa del giorno. Quando poi mi mandavano a raccogliere le prede ero ansioso di imparare a riconoscerle e rientravo correndo a braccia alzate. E poi mi viene in mente il nonno, che preferiva "tendere", e tutti i vecchi cacciatori che incontravamo all'arrivo o durante il girovagare. Come si fa a spiegare i sentimenti a parole? Io non ci riesco.
Ten. Francesco Papi
5° a. mon.
Gr. Bergamo
32^ btr.

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