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Hellis ha scritto: Insomma, lodevole l'uomo che rischia la vita per gli impegni comunque assunti verso la Patria; sapide e scialbe le parole scritte nell'intervista rilasciata al Corriere. Personalmente non ci trovo nulla di sensazionale o nulla di non "già  detto"
Luigi ha scritto:O magari è uno di coloro che pensa che, a torto od a ragione, è la sua Patria.
..o magari è uno di coloro che al di la di ogni pensiero, hanno necessità  di portare a casa uno stipendio extra, come il Carabiniere morto a Nassirya che abitava vicino a noi (nel mantovano se ben ricordo), che cercava un futuro migliore per un figlio disabile.
Comunque non ci trovo niente di disdicevole, anzi lo trovo molto coerente, se una persona nella sua posizione abbia una convinzione politica di ciò che sta facendo. Anche se io personalmente mi trovo idealmente sulla sponda opposta.

Mi ripeto. Tanto di cappello al militare che opera in una zona caldissima, e che ha il dovere di fare scelte in tempi ridottissimi e che implicano il coinvolgimento della vita di tante persone. Inspido il discorso riportato nell'intervista.
Per quanto riguarda Gino Strada penso che possa insegnare a tutti noi cosa significa rischiare per gli altri, anche se poi gli vanno sottolineate le cazzate quando le fa o le dice (personalmente penso che il riscatto sia stato pagato, però se non si hanno le prove si sta zitti. E in seconda battuta mi tocca dire che se il riscatto ha salvato la ghirba a quei tre infelici, ben venga).
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Hellis ha scritto: ..o magari è uno di coloro che al di la di ogni pensiero, hanno necessità  di portare a casa uno stipendio extra, come il Carabiniere morto a Nassirya che abitava vicino a noi (nel mantovano se ben ricordo), che cercava un futuro migliore per un figlio disabile.
Ipotesi possibile. Però da quanto avevi scritto si desumeva che chi è là  è per forza d'accordo con l'operato del Governo e del Parlamento.
Hellis ha scritto:Inspido il discorso riportato nell'intervista.
Opinione che rispetto ma non condivido.
Hellis ha scritto:Per quanto riguarda Gino Strada penso che possa insegnare a tutti noi cosa significa rischiare per gli altri
Questo è un maestro che non penso ascolterò...
Mandi.
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Dal "Corriere della Sera" di oggi.
Ognuno tragga le conclusioni che più gli aggradano.
Io ricavo che:
- effettivamente a Nassiriya, di ong non ce ne sono;
- perchè? Perchè non vogliono stare vicino ai soldati, sporchi e cattivi, delle "forze di occupazione". Che poi questo comportamento lasci della povera gente nelle condizioni descritte (sottolineo, non provocate dai nostri soldati), evidentemente non turba la coscienza della gente delle "cosiddette ong" (testuale del giornalista: si vede che anche a lui montava un tantinello di nausea...).
Prima i propri interessi, poi, eventualmente, quelli degli iracheni.
-"Cicero pro domo sua", ed il popolo che crepi-, avrebbe scritto Guareschi.
Nulla di diverso, mi sembra, dai tanto odiati Rumsfield e Cheeney.

Sono i soldati italiani che cercano, fra mille pericoli, di portare un poco di pace.
Questa gentaglia fa' solo politica sulla pelle degli altri, senza neppure avere il coraggio di dirlo apertamente.
Strada? Schifo!
Mandi.
Luigi

Con mitra e cacciavite, gli italiani portano l'acqua potabile

I militari costruiscono scuole, ospedali, pozzi. Critiche le Ong: «C'è confusione di ruoli, perché dovremmo schierarci accanto a loro»

DAL NOSTRO INVIATO
NASSIRIYA - Lo sceicco di Said Shumer, avvolto in una candida jalabiya bianca, maestoso nei movimenti, i sandali affondati sul piazzale fangoso del suo piccolo villaggio a 120 chilometri da Nassiriya, accoglie a braccia aperte le autoblindo di scorta al camion dell'esercito italiano con i soldati che scaricano un potabilizzatore nuovo di zecca.
Due ore di lavoro e l'acqua di uno stagno lì a due passi esce quasi pulita. Una festa. E un pranzo con i fiocchi per ringraziare. Mentre Sasà , il sergente arrivato da Napoli, continua a sudare tra fili elettrici e tubature. E altri suoi commilitoni a grondare, di guardia con i mitra spianati attorno al villaggio, sotto gli occhi curiosi di bambini e ragazzi non ammessi al pranzo: «Italia good, okay. America nooo».
Ci stanno provando i militari italiani impegnati in Iraq a dimostrare che si può aiutare un popolo anche se si è costretti a presentarsi con autoblindo, giubbotti antiproiettile e mitragliatori fra ospedali, scuole e villaggi dove costruire ponti, acquedotti, linee elettriche o regalare e montare un potabilizzatore.
Ma gli sforzi del contingente guidato a Nassiriya dal generale Corrado Dalzini non sono apprezzati, anzi vengono duramente criticati dai vertici delle organizzazioni non governative, dai volontari raccolti nelle cosiddette Ong nate per un impegno umanitario che salta a piè pari questa provincia sotto protezione (militare) italiana.
Perché? Lasciamolo dire con una franchezza destinata ad alimentare polemiche a Raffaele Salinari, presidente di Terre des hommes : «Chiamiamolo col suo nome. Il nostro è un rifiuto politico della gran confusione che scatta quando si mischiano o si deve scegliere fra intervento umanitario e intervento militare. Due mondi all'opposto. La sovrapposizione non ha niente di buono se chi oggi costruisce una scuola la potrebbe buttare giù domani a cannonate».
Gli fa eco da Bagdad Simona Pari, vedetta solitaria di Un ponte per... nella capitale dove coordina il lavoro di tanti iracheni impegnati per aiutare orfani e disperati: «Perché dovremmo schierarci accanto ai militari armati?». E Nino Sergi, segretario generale di un'altra Ong, Intersos: «Restiamo fedeli, con severità , alla scelta di non collaborare con le forze di occupazione e di non avere quindi rapporti con i militari».
Ecco la risposta al generale Dalzini che dal fortino di Tallil, la base a 14 chilometri dalla città , si chiede perché quasi nessuna organizzazione umanitaria si sia fatta viva da queste parti lasciando comunque un vuoto. Una risposta che forse fa male, ma chiara. Dicono che si sentono più sicuri stando alla larga. E, a scanso d'equivoci, assicurano di non abbandonare il campo. Appunto, da Bagdad a Kerbala, aiutando i profughi di Falluja e intervenendo in tante zone con progetti elencati dal presidente delle Ong, Sergio Marelli: «In totale 8 milioni di euro in un anno impegnando 70 operatori italiani e un migliaio di iracheni».
Altrove, quindi. Ma non nell'area assegnata dalla Coalizione all'esercito italiano che, avendo tirato su in questi anni una attività  chiamata con sigla inglese Cimic, Civil military cooperation, adesso si presenta con il volto sereno del colonnello Danilo Prestia. E' lui il gran capo di questi reparti in giro fra strade insidiose con armamentari per allestire sale operatorie, realizzare fognature, ricostruire scuole o piazzare potabilizzatori, come ieri a Said Shumer, il villaggio dello sceicco Melik Shumer.
Uno sceicco buono che, a fine lavoro, tranquillizza i soldati: «Nelle mie terre non avrete problemi di sicurezza». E qualcosa del genere Prestia se l'è sentita ripetere dallo sceicco di Suk Ash Shuyukh, a due passi da dove il 5 giugno stava per cadere in una imboscata. Con due razzi esplosi contro il suo convoglio da miliziani nascosti fra i cespugli. Risposta al fuoco immediata. Una battaglia. Finita bene. Con lo sceicco imbarazzato: «Posso garantirvi fino all'incrocio con Nassiriya. E' terra mia».
In questo labirinto iracheno bisogna districarsi per guadagnare consensi. Con una politica fatta di aiuti per una «missione di pace». E di un necessario scudo protettivo. Un mix rifiutato da Salinari: «Ognuno svolga il proprio ruolo. Che un contingente militare si improvvisi difensore della pace civile è una contraddizione». E Marelli s'appella a Farnesina e Difesa per aprire «un tavolo di confronto»: «Occorre chiarire definitivamente i confini tra intervento militare e azione umanitaria».
Dibattito aperto. Naturalmente ignorato dagli sceicchi «buoni», dai ragazzi che gridano «Italia ok» e da Sasà , il sergente con mitra e cacciavite.

Felice Cavallaro
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Luigi ha scritto:
...«Chiamiamolo col suo nome. Il nostro è un rifiuto politico della gran confusione che scatta quando si mischiano o si deve scegliere fra intervento umanitario e intervento militare. Due mondi all'opposto. La sovrapposizione non ha niente di buono se chi oggi costruisce una scuola la potrebbe buttare giù domani a cannonate».
L'unico pregio di questa risposta è la sincerità  espressa nella motivazione del rifiuto: esclusivamente politico. Rabbrividisco di fronte a tanta freddezza. Tu la scuola costruiscila, se poi te la buttano giù a cannonate, avrai dei buoni motovi per lamentarti. Prima no.
Luigi ha scritto: Gli fa eco da Bagdad Simona Pari, vedetta solitaria di Un ponte per... nella capitale dove coordina il lavoro di tanti iracheni impegnati per aiutare orfani e disperati: «Perché dovremmo schierarci accanto ai militari armati?».
Questa poi sarebbe da ridere, se non fosse da piangere: la signora (?) in questione è effettivamente a Baghdad. Durante l'ultimo telegiornale che trasmetteva filmati da quella città  mi è parso di vedere un sacco di Militari, Iraqeni ma anche tantissimi occidentali, soprattutto loro: i perfidi Amerikani. E tutti erano molto ben armati. Forse la signora (?) non lo sa, e qualcuno dovrebbe avvertirla che lei sta effettivamente lavorando a fianco di militari armati. Ma temo che lo sappia benissimo e che i militari a cui lei si riferisce sono quelli Italiani, con cui non vuole, con tutta evidenza, avere nulla a che fare. Il motivo è lo stesso del signore (?) di prima: politico. E qui si inizia a capire un po' meglio il disegno di fondo di detta "politica".
Luigi ha scritto:
E Nino Sergi, segretario generale di un'altra Ong, Intersos: «Restiamo fedeli, con severità , alla scelta di non collaborare con le forze di occupazione e di non avere quindi rapporti con i militari».
Questa è una scelta perfettamente legittima, che anche se non condivido per nulla, rispetto. Solo, dato che sono un po' malfidente, mi piacerebbe sapere chi ha dato una mano all'organizzazione in questione nel trasporto degli aiuti in giro per il mondo. Siamo certi che mai, ma proprio mai, qualcuno abbia avuto un passaggio su di un C 130 o robe simili?

Ma la cosa più schifosa è che tutti questi personaggi fanno politica. Il loro primo scopo, con tutta evidenza, NON è l'aiuto del prossimo a qualunque costo. La prima preoccupazione è se aiutando il prossimo io faccia o meno gli interessi dellla politica a cui mi ispiro. Se questa pregiudiziale non viene soddisfatta, che si fottano i bisognosi! E' ben più importante che il mio disegno politico vada avanti. Sarebbe interessante sapere se questo lo sanno coloro che li finaziano, magari facendo dei sacrifici. Io, per parte mia, faccio donazioni solo alla CRI e dopo aver letto questo articolo mi sono dato una bella pacca sulla spalla, complimentadomi con me stesso. Il disegno politico di questi signori (?) è del tutto evidente: non fare alcunchè che possa anche per sbaglio o indirettamente fornire frecce all'arco del nostro Governo. Al contrario: fare di tutto affinchè ciò non avvenga e magari far fare al Governo (e quindi al Paese...) un bella figura di m****.

Decisamente Stalin non è vissuto per nulla. Ha buoni discepoli in giro per il mondo, Italia compresa. La "causa", come egli ha isegnato, vien prima di tutto, anche della pelle delle persone che si dice di avere a cuore e per le quali, a parole, si dice di esistere. Tutte balle.

Infine le ultime righe che riportano Marelli che chiede un tavolo di confronto (:roll: ). Ma che vada a lavorare, invece che cercare confronti. Magari spiegando come mai a loro ong va evidentemente bene l'approccio USA all'Iraq di oggi (se mi guardi storto, ti sparo e poi chiedo informazioni), visto che lavorano in zone "USA" che non quello Italiano.

Un saluto schifato, non disgiunto da un ringraziamento ai nostri Soldati laggiù: loro, da "okkupatori fascioimperialisti", qualche cosa la fanno per gli Irqeni.
Art. Federico
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Hellis
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Mah io capisco che nel momento in cui, in un paese con la canna del gas alla bocca sta varando una manovra correttiva da 7,5 mld di euro e la mente degli abitanti corre subito ai 3 mld di euro spesi per fare sei mesi di guerra per ora senza motivi ufficiali, sono assolutamente indispensabili gli utili idioti nei centri di informazione.
Non a caso nei vari tiggi si parla esclusivamente del gran caldo (ma dove lo si trova), e il giornalista del Corriere ci illustra i magnanimi Italiani che sono in Iraq a mettere i depuratori, a costruire le scuole.. ovviamente si guarda bene dallo scriverci il perchè siano necessari questi interventi, laddove prima della guerra, nonostante una dittatura, i servizi indispensabili e non solo (si pensi che in iraq era presente il più alto numero di dentisti pro capite) erano erogati con regolarità .
Ovviamente, la si giri fin che si vuole, il contigente Italiano è in quei luoghi a supporto dell'esercito occupante (dal quale prende acnhe gli ordini) e quindi occupante a sua volta. Stiamo supportando l'esercito che ha raso al suolo quelli che erano servizi essenziali.
Vista in quest'ottica, che ovviamente deve essere taciuta, la pretesa anche politica delle ONG di chiamarsi fuori dal calderone mi pare ben più seria di come la si cerchi di far passare aggrappandosi all'italica ingenuità .
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Luigi
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Hellis ha scritto:Mah io capisco che nel momento in cui, in un paese con la canna del gas alla bocca sta varando una manovra correttiva da 7,5 mld di euro e la mente degli abitanti corre subito ai 3 mld di euro spesi per fare sei mesi di guerra per ora senza motivi ufficiali, sono assolutamente indispensabili gli utili idioti nei centri di informazione.
La prossima volta, prova a chiedere a Max se può evitare di bombardare (di nascosto) i serbi a casa loro.
Magari hai più fortuna e qualcosa si riesce a risparmiare (bombe d'aereo e voli costano), così da non aumentare sempre le sigarette al povero Federico. :D
(Comunque, così en passant, mi piacerebbe sapere dove sarebbero i sei mesi di guerra. "Guerra" è quella che fanno gli yankees, certo non la legittima difesa dei nostri soldati con il poco che un paese ipocrita fino al midollo concede loro di usare)
Hellis ha scritto:Non a caso nei vari tiggi si parla esclusivamente del gran caldo (ma dove lo si trova), e il giornalista del Corriere ci illustra i magnanimi Italiani che sono in Iraq a mettere i depuratori, a costruire le scuole.. ovviamente si guarda bene dallo scriverci [...]
Magari perchè è ovvio e noto che dopo una guerra, e con una forte guerriglia in corso, i servizi indispensabili possono saltare?
Sbaglio, o certe notizie danno fastidio?
Hellis ha scritto:Vista in quest'ottica, che ovviamente deve essere taciuta, la pretesa anche politica delle ONG di chiamarsi fuori dal calderone mi pare ben più seria di come la si cerchi di far passare aggrappandosi all'italica ingenuità .
Ingenuità ? Di nuovo, dà  fastidio che la gente pensi con la propria testa?
Comunque, dei politicanti e della politica ho scarsa stima ed interesse.
Non avevo bisogno di sapere quanto succede in Iraq per diminuire ulteriormente la considerazione che ho delle "cosiddette ong", dato che era già  scesa sotto la suola dei monoblocco.

Quello che so è che tu, quando ho inserito l'intervista al Generale Dalzini, hai espresso il dubbio che non la contasse giusta.
Invece era proprio così: a Nassiriya, le ong non vanno.
Ora conosciamo anche le motivazioni di questa scelta. Già  ho scritto cosa ne penso.
Per il comandante dell'unità  che ricorda le "mille lance di Pozzuolo", sembra invece che non sia passato di moda il vecchio "Soit a pied, soit a cheval, mon honneur est sans egal".

A proposito, questo l'ho trovato sul sito dei cugini con le piume (http://www.bersaglieri.net).
Una delle tante cose che ci sarebbero da fare a Nassirya e dintorni, avendone voglia e senza dover essere per forza d'accordo con la politica estera italiana.

(Camp Mittica, Nasiriyah, 09.06.2004) Role Due Piu'. E' questo il nome dell'ospedale della base di Tallil che ospita una parte del contingente italiano a Nassiriya. Nella tranquilla e rilassante efficienza delle tende climatizzate si alternano dottori, infermiere volontarie della Croce rossa, uomini e donne dei reparti di manovra alle prese con gli infortuni e i malori quotidiani di una vita in condizioni disagiate.
E' qui che viene curata Ferdos, una bambina irachena dal volto dolcissimo e dalla pelle color del miele che ha iniziato un doloroso calvario di speranza nelle strutture sanitarie organizzate nel quadro dell'operazione “Antica Babilonia”.
Un anno fa, nel corso dell'ennesimo scontro armato subito da questa terra martoriata, nel corso di una fuga affannosa qualcuno rovescio' una lampada a cherosene intrappolando la piccola Ferdos in una gabbia di fuoco e di dolore. Trasportata all'ospedale di Nassiriya venne medicata al meglio, secondo i parametri e le possibilita' del momento. Ma la sofferenza della piccola era atroce e qualcuno penso' di portarla all'ospedale degli italiani. Fu il Cimic, l'organizzazione che si occupa della cooperazione civile e militare nelle operazioni peace keeping, a organizzare il trasferimento.
“Quando giunse da noi”, ricorda il tenente colonnello Pierluigi Campioni, chirurgo plastico con le stellette, solitamente al lavoro al Celio, il Policlinico militare di Roma, “la piccola presentava il quadro clinico tipico dei grandi ustionati con vaste ferite agli arti, ai glutei e al dorso. Ma il problema piu' grave riguardava la gamba destra in quanto il tessuto cicatriziale aveva retratto l'arto, impedendo a Ferdos di camminare. L'abbiamo operata e oggi la bambina e' in grado di correre”.
Ma la cura di Ferdos, strappata a una vita nel carcere dell'handicap dai militari italiani di Nassiriya, e' ancora lunga. Un giorno si' e un giorno no si reca all'ospedale di Tallil per le medicazioni.
E' solo una goccia nel mare delle esigenze, tutte urgenti, di una paese dilaniato dalla guerra come l'Iraq. Ma goccia dopo goccia, i militari italiani continuano a fare il loro dovere per costruire un paese dove le piccole Ferdos possano avere un futuro e una vita migliore. Grazie anche a quella bandiera che sventola su Role Due Piu', l'ospedale da campo italiano di Tallil.


Retorica? Forse.
Certo meno di quella che ci ammaniscono Strada & company.
E soprattutto, retorica che porta qualche risultato.
Mandi.
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Hellis ha scritto:Mah io capisco che nel momento in cui, in un paese con la canna del gas alla bocca sta varando una manovra correttiva da 7,5 mld di euro e la mente degli abitanti corre subito ai 3 mld di euro spesi per fare sei mesi di guerra per ora senza motivi ufficiali, sono assolutamente indispensabili gli utili idioti nei centri di informazione.
Non a caso nei vari tiggi si parla esclusivamente del gran caldo (ma dove lo si trova), e il giornalista del Corriere ci illustra i magnanimi Italiani che sono in Iraq a mettere i depuratori, a costruire le scuole.. ovviamente si guarda bene dallo scriverci il perchè siano necessari questi interventi, laddove prima della guerra, nonostante una dittatura, i servizi indispensabili e non solo (si pensi che in iraq era presente il più alto numero di dentisti pro capite) erano erogati con regolarità .
Ovviamente, la si giri fin che si vuole, il contigente Italiano è in quei luoghi a supporto dell'esercito occupante (dal quale prende acnhe gli ordini) e quindi occupante a sua volta. Stiamo supportando l'esercito che ha raso al suolo quelli che erano servizi essenziali.
Vista in quest'ottica, che ovviamente deve essere taciuta, la pretesa anche politica delle ONG di chiamarsi fuori dal calderone mi pare ben più seria di come la si cerchi di far passare aggrappandosi all'italica ingenuità .
Mi sta bene tutto quello che dici, Hellis.

Ma spiegami, per favore, perchè le ONG a Baghdad ci vanno e ci lavorano (fianco a fianco dei militari USA, gli occupanti) e a Nassirya no.

Forse che Baghdad (con una media di un attentato a giorno) è meno calderone di Nassiryia?

O forse bisogna far di tutto perchè la Missione Italiana (voluta da questo Governo) "trovi lungo", il più possibile?

Ciao
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Io capisco e per alcuni versi posso anche condividere alcuni aspetti del Vostro ragionamento, Federico (ma mi rivolgo anche a Luigi).
Sinceramente non credo.. non voglio credere... che le ong in questione siano in Iraq per dispetto dei santi (per fare un dispetto alla missione italiana, ergo all'attuale governo).
Certamente, visti i precedenti e senza discutere dei torti o delle ragioni, è certo che fra ong e attuale governo non vi sia sintonia.
Poi avete, in buona sostanza, ragione quando dite: a bagdad con gli americani si, e perchè a nassirya con gli italiani no?
La mia risposta (di parte e fondata solo su opinioni personali) è che le ong non vogliono essere confuse con la missione italiana.
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Hellis ha scritto:Io capisco e per alcuni versi posso anche condividere alcuni aspetti del Vostro ragionamento, Federico (ma mi rivolgo anche a Luigi).
Sinceramente non credo.. non voglio credere... che le ong in questione siano in Iraq per dispetto dei santi (per fare un dispetto alla missione italiana, ergo all'attuale governo).
Certamente, visti i precedenti e senza discutere dei torti o delle ragioni, è certo che fra ong e attuale governo non vi sia sintonia.
Poi avete, in buona sostanza, ragione quando dite: a bagdad con gli americani si, e perchè a nassirya con gli italiani no?
La mia risposta (di parte e fondata solo su opinioni personali) è che le ong non vogliono essere confuse con la missione italiana.
Che non vogliano essere confusi con la missione italiana è chiaro. Ma perchè? E confondersi con gli Americani è diverso?

Ciao
Art. Federico
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Probabilmente è più facile evidenziare un'identità  non governativa nel confronto con gli americani, che non con gli italiani
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Nicola
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Forse è il caso una volta in più di far notare che il grosso delle ong è formato da gente che molla tutto per andare ad aiutare chi soffre.
Potete ( a ragione ) biasimare mille volte chi le usa da cassa di risonanza di politiche del cazzo, ma siccome qualcuno di quelli "sgobba e taci" ci ha anche rimesso la pelle in cambio di niente, forse è meglio equipararli almeno ai nostri militari morti nell'adempimento del loro dovere.


... se poi non gli va di avere le stellette in mezzo ai piedi si difendano da soli o stiano a casa o vadano dove non c'è una guerra in corso.
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Nicola ha scritto:Forse è il caso una volta in più di far notare che il grosso delle ong è formato da gente che molla tutto per andare ad aiutare chi soffre.
Potete ( a ragione ) biasimare mille volte chi le usa da cassa di risonanza di politiche del cazzo, ma siccome qualcuno di quelli "sgobba e taci" ci ha anche rimesso la pelle in cambio di niente, forse è meglio equipararli almeno ai nostri militari morti nell'adempimento del loro dovere.


... se poi non gli va di avere le stellette in mezzo ai piedi si difendano da soli o stiano a casa o vadano dove non c'è una guerra in corso.
Il mio punto però è diverso: vengono prima le persona da aiutare (cosa che io da inguaribile ingenuo ritenevo vero) oppure il fatto di voler dimostrare a tutti i costi che con questo governo non ci si sta, senza se e senza ma (e quindi i bisognosi vengono dopo)? Perchè a me, in tutta onestà , la posizione espressa dai tizi intervistati, pare tutt'altro che disinteressata e orientata all'aiuto del prossimo.

Ciao

P.S.: non è per far polemica, ma proprio non capisco: se il grosso delle ong è come dici tu, perchè a Nassiriya non ci vanno (pur essendo in Iraq)?
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Quando le discussioni raggiungono questo punto, di solito lascio perdere. Si è arrivati al punto in cui nostro malgrado bisogna cercare di dare un timbro o un segno alle cose e alle persone di cui si sta parlando. Purtroppo niente e nessuno si liquida con un solo aggettivo o un solo punto di vista. Così le organizzazioni non sono tutte in un modo, nè i militari sono tutti in un altro.
I giornali però ci danno il punto di vista ecclattante, non tutto quello che succede, anzi una piccola parte.

Se da un lato fa notizia l'ONG che non va a Nassirya, da un altro il militare cattivo che tortura i prigionieri. Voglio sperare e sono sicuro che siano eccezioni, che quelli che mollano tutto e vanno ad aiutare gli altri siano troppo poco interessanti per i giornalisti e che anche i militari normali siano fin troppo poco interessanti.

Però permettetemi di dimostrare molta perplessità  su coloro che vanno ad aiutare gli altri e non vanno a Nassirya per non confondersi con la missione italiana.
Probabilmente è più facile evidenziare un'identità  non governativa nel confronto con gli americani, che non con gli italiani
Probabilmente il discorso è che chi fa questa scelta vuole dare un senso politico alla sua azione. Altrimenti perchè andare "con" gli americani che hanno iniziato la guerra e non con chi è arrivato dopo con intento diverso?
Forse che i capi di queste organizzazioni decidono anche per chi non ha nessun desiderio di fare politica? Forse che i capi di queste organizzazioni con il loro operato certe volte gettano ombra sulle persone che operano?

Il fatto di non andare a Nassirya è un chiaro discorso politico, per conto mio chi fa certe cose di politica non si deve occupare. Si vergogni chi usa l'impegno di altre persone per lanciare questo messaggio.
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Per carità  Ax ogni opinione è rispettabile e la tua, come tutte quelle scritte circa un tema così importante, contiene opinioni personali molto obiettive.
Io trovo che una ong si deve vergognare se per fare anche politica decide di aiutare questo, ma quello no. Invece tutto sommato queste ong hanno scelto dove operare, non potendo coprire tutto il territorio.
Non vedo perchè le ong non possano fare politica e schierarsi apertamente non contro l'Esercito Italiano, ma chi ha goffamente appoggiato una guerra per questione di... chi l'ha capito.. immagine personale?
Sinceramente ritengo che fosse stato più corretto dire al Sig. Bush che non la si condivideva questa guerra, ma se si era proprio tenuti ad appoggiare l'ingombrante Amico come è sempre accaduto, non ci saremmo sottratti a questa tassa perenne da pagare.
Invece si è preferito apparire come l'amicone di sempre etc etc, e ora non trovo così sconcertante che le ong italiane vogliano prendere le distanze dalla politica italiana, e da quella pregevole iniziativa denominata Cimic che però resta pur sempre un'iniziativa di un governo occupante (ecco perchè corrono il rischio di mischiarsi). Il fatto che a bagdad appoggino l'esercito usa mi pare un'equazione molto molto labile, anche perchè non si ha traccia di iniziative umanitarie sullo stile di Cimic da parte degli americani. Secondo me il punto sta tutto qui.
Suvvia, mi ripeto: converrete che non si possono spostare volontari e mezzi in territori caldi, solo per fare dispetto ai santi.
Sinceramente trovo molto più scandaloso che la CRI (associazione nella quale credo e alla quale porto il mio piccolo contributo) sia rappresentata in quei posti da un politico professionista appartenente a Forza Italia (andrebbe male qualunque partito, ma poi proprio quello di governo..), lo trovo un tentativo di entrare e condizionare tutti i gangli vitali della società .
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Hellis, perdonami ma non sono d'accordo: definire "occupante" l'Esercito Italiano e i militari della altre FF.AA li presenti è di per sé stesso un atto politico. Fin dal principio i nostri la avevano la qualifica di non belligeranti, ora sono sotto al nuovo ombrello ONU, che non li qualifica come tali (nemmeno prima, ai tempi della "prima" risoluzione ONU lo erano, anche se la nostra sinistra ha sempre fatto orecchio da mercante a questo fatto). Ieri il Primo Ministro Iraqeno è venuto in Europa per chiedere una maggiore presenza europea laggiù, sia a livello politico (apertura di una delegazione) che a livello militare, per aiutare il Paese a stabilire e mantenere l'ordine e per accelerare il processo di formazione delle FF.AA Iraqene e della locale Polizia. Va da sé che la presenza Italiana laggiù è vista, da colui che è il legittimo rappresentante del Paese, di buon occhio. E costui non è il primo ad esprimersi in questo senso. Occupanti, quindi?

Non so se il Primo Ministro Iraqeno abbai avuto modo di incontrare Prodi. In caso affermativo mi piacerebbe sapere che cosa si sono detti, dal momento che se da un lato la posizione europea è "di apertura ed interesse" alle richieste di aiuto provenienti dall'Iraq, oggi, al Parlamento Italiano, il "listone" prodiano si appresta a votare una mozione sul ritiro degli Italiani dall'Iraq (tecnicamente: voteranno contro al rifinanziamento di Antica Babilonia). Altro atto politico (del tutto legittimo, intendiamoci), che va a braccetto con la definizione di "occupanti" (termine spogliato di ogni attinenza con la realtà , per quanto riguarda gli Italiani e per questo, a mio avviso, quanto meno inopportuno).

Si dice: "tecnicamente non saranno occupanti, fatto sta che sono laggiù come amici dei belligeranti/occupanti, e quindi l'immagine che se ne ha è proprio quella di belligerante, quindi noi ong, con loro, non avremo mai nulla a che fare". Passi, ammettiamolo pure. Ma allora, per coerenza, se ne vadano pure dalle aree dove attualmente operano, TUTTE sotto al diretto controllo USA o UK, che stando a dette ong, sono i veri "duri e puri" occupanti. Non capisco proprio come al fine di non volersi "sporcare" l'immagine si eviti di avere un qualsiasi contatto con gli Italiani, ma si accetti di buon grado il lavoro in zone controllate dagli "Amerikani". E' una posizione contraddittoria, fumosa, poco chiara e poco spiegabile. Io non la condivido in primis proprio perchè non ne capisco la logica e il senso.

Certo, se la logica ed il senso sono gli stessi di quegli imbecilli dell'associazione "umanitaria" tedesca proprietaria della nave di Porto Empedocle, i cui supposti "Sudanesi" si stanno rivelando di tutt'altra nazionalità , allora possono provare a spiegarsi anche per secoli. Io non li capirò mai nè mai ne condividerò l'operato.

Ciao
Art. Federico
40a Btr, AMF(L)
Gr.A.Mon. "Pinerolo"
(4° Rgt. A. Mon.)
Brigata Alpina Taurinense
3°/86

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