Leonardo ha scritto:Secondo me già è stato ingiusto aver dapprima depenalizzato l'obiezione di coscienza e poi aver equiparato la durata ferma a quello del servizio militare, ma la "revirginazione delle coscienze" mi pare del tutto inaccettabile! Oltretutto se fossi un obiettore "vero" mi domando con quale coerenza accetterei un provvedimento del genere.
[...]
Mi sembra giusto in quanto uomini e donne per natura hanno ruoli diversi e in tale ottica la maternità è ampiamente equiparabile al servizio militare.
Ottime queste due osservazioni, che mi permetto di commentare.
Una cosa è la legalità di un comportamento, cioè il suo essere non contrario ad una qualche legge scritta. Ad esempio l'aborto è, in Italia, legale.
Un'altra cosa è invece la legittimità , o giustizia, della medesima azione (io preferisco il primo termine), cioè il suo corrispondere a canoni più profondi, e soprattutto non vincolati al momento specifico (per non parlare di altri fattori più o meno influenti). Questa è la legge non scritta che ogni uomo porta in sè, e che gli dice che l'aborto è un omicidio, ora come dieci secoli fa, come tra cento anni; il fatto che molti pensino diversamente è semplicemente dovuto ai macigni sotto cui hanno sepolto il loro sentire, macigni che la società moderna fornisce in grande quantità e di peso apparentemente lievissimo.
Ovvio che, in quest'ottica, l'obiezione di coscienza al servizio militare è comportamento doppiamente ingiusto (o illegittimo che dir si voglia), in quanto il far parte di una comunità prevede dei doveri, e se fra questi doveri rientra la difesa della Patria è logico - principio di non contraddizione - che non vi possa rientrare il rifiuto di difendere la Patria (la Costituzione usa espressamente il vocabolo "difesa", non "servizio"; per equivocare si deve o essere disonesti, o pensare che si possano lanciare addosso ad eventuali nemici i piatti di pasta, la cui distribuizione si era adeguatamente imparata quando si "lavorava" alla Caritas).
Con la legalizzazione dell'obiezione di coscienza venne fatto perciò un torto all'intelligenza degli obiettori, che vennero spinti a credere che potesse essere "sacro dovere" sia la difesa della Patria che la non difesa della Patria (tipico esempio, incidentalmente, di bispensiero orwelliano).
L'ingiustizia è doppia poichè, come ha osservato Leonardo, uomini e donne hanno per natura ruoli diversi.
Infatti il 20% di maggior forza, fra gli esseri umani di sesso femminile, è pari come possibilità fisiche al 20% più debole degli esseri umani di sesso maschile; considerando come una certa percentuale dei secondi era comunque ritenuta non abile al servizio militare, questo significa che fra le prime pressochè nessuna è idonea a portare le armi (a meno di pensare che essere soldati significhi solo schiacciare bottoni).
Ovvero, come non pochi sostengono, l'ingresso delle donne in caserma compete per nulla all'efficacia dello strumento militare, e molto al politicamente corretto; cosa evidentemente chiara agli estensori della Costituzione, che scrissero appunto "cittadino", cioè maschio.
Ora, come già avevo notato gli obiettori erano maschi, maggiorenni e sani. Ma chiesero di essere trattati da femmine, cioè - appunto - di essere discriminati.
L'allusione alla maternità non può non essere commentata.
Essa è infatti contraria al servizio delle armi (per la verità , almeno stando alle Sacre Scritture, sarebbe contraria pure al lavoro servile, visto che questo fu caricato in capo ad Adamo, non ad Eva), contrarietà evidenziata anche dalle esperienze di eserciti che ancora fanno la guerra.
Dopo gli uomini che vogliono fare le donne ecco perciò le donne che vogliono fare gli uomini, i primi come le seconde tipici prodotti di un mondo dove esistono solo diritti, e dove ha valore di dogma che ci si possa realizzare (cioè far diventare reali le possibilità che ci sono state donate) solo facendo quel ca##o che ci pare, ancora meglio se con scarsa fatica e minimo impegno.
Poichè taluni paiono avere poche idee, anche se molto ben confuse, termino con l'osservare che alla fine degli anni '90 nessun reparto delle Truppe Alpine aveva in dotazione come arma principale il Garand; che la de-sacralizzazione, cioè la de-legittimazione, delle monarchie europee iniziò proprio con la loro assolutizzazione; e che quella terrena essendo anticipazione della Patria celeste, nonchè elemento funzionale al raggiungimento di questa, la sua difesa è dovere definibile come sacro (del resto Moro era di quella confraternità di buccanieri che ramazzava i voti cattolici per poi trasformarli in aborto, divorzio, eutanasia...):
"San Tommaso d'Aquino (1225 ca.-1274), trattando delle virtù riconducibili alla giustizia e riconnettendosi a Cicerone come a fonte filosofica determinante, ritiene che la pietà , avente per oggetto comportamenti doverosi di onore e di rispetto, nonché di servizio e di sacrificio, abbia per destinatari, dopo Dio, i genitori e la patria "[...] dai quali e nella quale siamo nati e siamo stati allevati", "[...] a quibus et in qua et nati et nutriti sumus" (3)."
(da M. Ronco, "Sull'amor di patria", Cristianità n. 285-286, reperibile in rete)
Del resto:
"La nostra Patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro re. Ma la loro patria, che cos'è? Lo capite voi? Vogliono distruggere i costumi, l'ordine, la Tradizione. Allora, che cos'è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà , senz'amore? Questa patria di disordine e irreligione? Per loro sembra che la patria non sia che un'idea; per noi è una terra. Loro ce l'hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi..."
Solo i buccanieri di cui sopra potevano pensare che difendere le chiese e le tombe, gli altari e la fede non sia dovere sacro.
Certo sarebbe stata una bella vittoria, per loro, la mancanza di quel "sacro"...
Mandi.
Luigi