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jolly46
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La "riscoperta" del 25 aprile

Dovrei essere felice ma non lo sono.
Improvvisamente questo 25 aprile ha portato la "scoperta" del ruolo oscuro quanto fondamentale svolto dai militari (regolari e no) per la liberazione dell'Italia.
Se ne potrebbero scrivere molte pagine, spiace che si siano dovuti aspettare 60 anni e passa e nel frattempo i protagonisti non ci siano più.
E devo sempre capire il perchè di questo improvviso ripensamento, anche da parte delle più alte autorità  dello Stato che dubito ignorassero i fatti ed ora improvvisamente hanno una squarcio nella memoria.
Ma non è che voglio fare la morale a nessuno, sono a posto con me stesso essendo stato "educato" a conoscere e rispettare quelle vicende sin da bambino. E questo mi basta.
Se vi può interessare vi lascio queste righe che ho inserito altrove.

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Bene ricordiamo il 25 aprile, peraltro sin da bambino sono abituato a farlo anche se in realtà  il mio "ricordo" inizia già  dal 19 aprile, data nella quale, correva l'anno 1945, i paracadutisti del Reggimento "Nembo" (il reggimento che nel dopoguerra come 183° reggimento fanteria "Nembo" vide nelle sue fila per tanti anni mio padre) alle porte di Bologna, sulla collina di Case Grizzano affrontarono in combattimento, con un cruento corpo a corpo, i paracadutisti tedeschi.

E ricordiamo anche che fra il 20 ed il 23 di quell'aprile, sempre i paracadutisti italiani dello Squadrone "F" e della Centuria "Nembo" si lanciarono alle spalle del nemico a cavallo del Po nell'Operazione Herring che gettò scompiglio fra i tedeschi e, proprio al'epilogo della guerra, rappresentò il battesimo del fuoco in combattimento con lancio di guerra dei nostri parà  che nei nomi Folgore e Nembo avevano combattuto come normali fanti con eroismo ad El Alamein ed in territorio nazionale.

Ed in questi giorni tristi per le genti abruzzesi come non ricordare che fra i caduti dello Squadrone "F" in quell'operazione ci fu un giovanissimo abruzzese, Amelio De Juliis, classe 1926, cui fu data "alla memoria" la Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Dalle bellissime pagine di Carlo Bonciani, giornalista ed Ufficiale volontario a 40 anni nei paracadutisti, nel suo rarissimo ed introvabile "Squadrone F" uscito in unica edizione da Vallecchi nel 1946, ecco le sue righe sul ragazzo abruzzese.

..............
Del povero tenente Rosas la fine è certa però. Lo hanno raccolto già  e incassato; è a San Pietro in Casale. Appena giunto a terra è stato circondato da una ventina di tedeschi; si è battuto come sanno battersi i sardi, ma ha dovuto morire. Con lui sono caduti anche Arnaboldi e De Juliis, il mascchietto; sempre accanto da vivi e ora per sempre insieme nella morte. Allorchè il piccolo è stato ritrovato, a pochi passi dal suo Arnaboldi, aveva la bocca atteggiata a sorridere. Aveva detto un giorno, a Casola: "io e Aristide, caso mai deve succedere, moriremo insieme" ........ Ora eccoli lì, accanto e lui è contento. Era stato scovato da Gay sulle montagne dell'Abruzzo in una notte di tormenta durante una pattuglia; aveva pilotato gli uomini in salvo, attraverso una pista che senza di lui nessuno avrebbe mai trovato; faceva il partigiano e con tutti i suoi sedici anni era pieno di fegato e forte come un torello. Dopo una settimana intera di insistenze dovettero pigliarlo allo Squadrone. Per il lancio nessuno si sentiva di assumersi la responsabilità  e nonostante le sue arrabbiature era stato scartato. Fu Arnaboldi che quandò si trattò di andare a Gioia del Colle per le prove, disse a Gay:
- Facciamogli almeno pigliare il brevetto; se lo merita e lui ci tiene tanto!
Così era diventato paracadutista. Al momento della partenza Anaboldi insistette ancora:
- Lo accontenti Comandante. Me lo porto dietro io: lo difenderemo tutti.
E proprio per difenderlo si è fatto ammazzare. Il ragazzo si era buttato in aiuto del suo Tenente con la risolutezza e la calma di un veterano. Ferito una prima volta al braccio destro, aveva scaraventato via il mitra e si era gettato nella mischia attaccando a bombe a mano che lanciava con la sinistra. Arnaboldi atterrato più lontano, è sopraggiunto in quel momento; ha visto quello che succedeva e si è portato accanto al piccolo impegnandosi con al sua solita audacia: la morte li ha falciati tutti e tre dopo una lotta disperata. Intorno a loro sono stati trovati quattordici nemici uccisi. .....

..........................
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Luigi
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

Io ho smesso di leggere i giornali, la TV non la guardo e come da anni il mio 25 aprile è consistito nella rilettura dell'ultima, smilza pagina de "I balilla andarono a Salò".
Purtroppo tutto questo non è bastato a tener fuori l'odore.

E allora vorrei scrivere tante cose, ma forse vi entrerebbe la politica e non sarebbe giusto ricambiare così il bellissimo passo trascritto da Jolly46.
Mi limito perciò a ricordare quattro versi che non sono nemmeno un granchè, e però mi sembrano decisamente adatti:

"La viltà , la stanchezza, il basso istinto
del servo gonzo e sfiduciato, il bieco
livor di setta, il cieco
odio, hanno vinto."


Sono di Gino Bonola, anche lui capitano volontario dei paracadutisti (a 52 anni), solo che erano - a quanto dicono - i paracadutisti sbagliati. Pazienza.
Forse non sanno, lorsignori, che a non "equipararlo" gli hanno probabilmente fatto un gran favore.

Vorrà  dire che stasera aprirò una bottiglia della riserva e brinderò a Rosas, Arnaboldi, de Juliis e Bonola, paracadutisti.

Mandi.
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jolly46
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

Nei "radiosi" giorni del maggio 1945 allorchè il desiderio di vendetta e non di giustizia percorreva sanguinario la pianura Padana, sulla strada che dal "grande fiume" portava verso i primi contrafforti dell'Appennino, avvenne un piccolo forse insignificante ai più episodio, impensabile per quei momenti, la prima "pacificazione" fra chi aveva combattuto dall'una e dall'altra parte, non in nome delle ideologie ma in virtù della fedeltà  ad un giuramento ed ad una Bandiera.

Facile oggi dire dove fosse la causa giusta, facile "addebitare" a dei ragazzi la scelta "sbagliata", facile sentenziare chi è stato un eroe e chi un vile, quando il momento, la situazione, il caso, portarono ad una strada piuttosto che ad un'altra.

Ma sulla quella strada si "incontrarono" dei paracadutisti del "Nembo" che l'8 settembre aveva diviso, chi ora vincitore e chi sconfitto, tutti combattenti come i loro Caduti.
Ed in quel maggio non erano più nemici, ma solo soldati italiani e così si riconobbero, si salutarono, lanciarono il loro grido di battaglia, lo stesso anche se su fronti opposti.

Ma vorrei ricordare il fatto con le parole che sono state scritte allora e quindi cercherò di inserire appena posso la storia di quell'episodio unico.
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Federico
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

Forse il Dr. Blondet, nel suo articolo a riguardo, centra un aspetto della questione che trovo abbastanza insolito (nella gazzarra solita) e per certi versi illuminante, certamente propedeutico a qualche riflessione più profonda (della solita ignorante leggerezza che ci circonda).

Ve lo propongo:

..la scelta di coloro che scelsero Salò fu una tragedia: nel senso alto e proprio del nome, una tragedia greca. Il nucleo di tutte le antiche tragedie greche consisteva in questo: che l'eroe si dibatteva fra due scelte, entrambe obbligatorie per il suo onore, ma poste dal Fato in modo tale che obbedire all'una, significava violare l'altra; disonorarsi per onore, diventare fuorilegge per il diritto. E in questa scelta l'eroe si lacerava. E il pubblico si lacerava con lui, incapace di dire che cosa era «giusto» e cosa «sbagliato»...

poi:

Di questo tipo d'uomini ce ne furono di più nelle brigate nere: gente che riteneva di dover salvare l'onore dell'Italia disonorata, tenendo fede all'alleanza contratta coi tedeschi. Non si trattava più di vincere, ma di onorare il patto. Non c'era, da quella parte, la prospettiva di seggi parlamentari a 18 mila euro mensili, o di buoni posti negli enti pubblici. Solo uccidere altri italiani, e finire trucidati da italiani.

e ancora:

Molti anni fa chiesi a un ufficiale, reduce d'Africa, come mai fosse entrato nella resistenza. La sua risposta mi stupì: «Noi ufficiali avevamo giurato al re, mica a una repubblica». Ma il re vi aveva tradito! L'8 settembre se l'era filata con Badoglio, lasciandovi senza ordini! «Ma noi avevamo giurato fedeltà  a lui, non a Mussolini», replicò duro.

Ecco allora che, a mio modesto avviso, la parola equiparazione, in questo contesto, inizia ad avere un senso ben più compiuto, alla luce delle scelte che la Tragedia greca impone agli eroi. E gli eroi della Tragedia sono tali, qualunque scelta facciano. Sarà  il divino l'unico autorizzato a dirimere la questione.

Ciao
Art. Federico
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Luigi
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

La risposta del reduce d'Affrica ricorda - e molto - quella del povero Guareschi ad un ufficiale tedesco che suppergiù gli poneva la medesima domanda.
Alla fine io sono giunto alla conclusione - del tutto opinabile, per carità  - che i "combattenti dell'onore" nel più alto senso del termine siano stati, in così tragici frangenti, proprio quei soldati che, pur di fronte ad un Re spergiuro e traditore, tennero fede al giuramento prestatogli.
"Tu Rey es tu Rey".

E nonostante ciò non riesco a nascondere la mia inclinazione anche per "gli altri", quelli che, dopo aver pagato spesso per la sola colpa di aver amato la loro Patria, ora sono stati traditi un'altra volta.
Non si tratta di politica, sia chiaro, che qui non interessa.
Penso si tratti solo di una questione di dignità .
Come si possono rinnegare così uomini da cui, alla fin fine, si erano ricevuti a suo tempo fiducia e incoraggiamenti, passandoli armi e bagagli sotto le presunte insegne del "male assoluto" adesso che il loro voto non serve più?

Alla fine, siamo di fronte effettivamente ad una tragedia antica davanti alla quale, invece di rimanere muti e assorti col solo mormorare del coro, ci tocca sorbire ogni anno le insipienti vacuità  dei molti (evidentemente ce li meritiamo).
Consoliamoci con l'ammaestramento senza tempo che anche da questa sventura si può ricevere: in un momento così duro, dall'una come dall'altra parte si trovarono comunque italiani valorosi e di cuore saldo che seppero - per ordine superiore o della loro coscienza che fosse - raccogliere le armi dai mucchi della disfatta e tornare al fuoco.
"Fosse anche la mia, purchè l'Italia viva".

Mandi.
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

Un altro episodio poco conosciuto (che avevo già  inserito lo scorso anno sul forum di PdD).
....................................
Esiste una bella memoria scritta dal Ten. Zucalli del XII battaglione della Nembo, lui non volle seguire il Magg. Rizzatti ed i tedeschi e non fu costretto a farlo, anzi il suo comandante “inventò” un incarico per farlo rimanere agli accantonamenti. Si lasciarono senza odio, dolorosamente ma ciascuno convinto di fare il proprio dovere, nelle memorie di tanti in quei giorni è preminente la parola Italia e non certamente fascismo o re.
Non andò al nord il Ten. Munaron, fascistissimo di famiglia fascistissima (a Salò la mamma ebbe incarichi politici e due fratelli si arruolarono volontari), anzi quando venne il momento di impiegare la Nembo con il Corpo di Liberazione fu chiamato per convincerlo a restare lì in Sardegna.
Rifiutò: “Le mie idee politiche non hanno importanza, sono un Ufficiale di questa divisione, la mia divisione va ed io vado con i miei compagni”.
Andò ed infine il 19 aprile 1945 “volle” morire a Case Grizzano, alle porte di Bologna.
Pochi giorni dopo nell'Italia liberata un automezzo del Nembo raggiunse a Padova la famiglia Munaron e la trasferì insieme al reparto, destinato in Alto Adige, per salvarla dalla carneficina dei “giorni dei vinti”.
La Nembo, senza aspettare i politici, aveva iniziato la “pacificazione” che ancora oggi molti non sono capaci di fare.
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

Luigi ha scritto:Io ho smesso di leggere i giornali, la TV non la guardo e come da anni il mio 25 aprile è consistito nella rilettura dell'ultima, smilza pagina de "I balilla andarono a Salò".
Purtroppo tutto questo non è bastato a tener fuori l'odore.

E allora vorrei scrivere tante cose, ma forse vi entrerebbe la politica e non sarebbe giusto ricambiare così il bellissimo passo trascritto da Jolly46.
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

La "revisione" completa la avremo solo qualche anno dopo che tutti i protagonisti saranno morti e quasi dimenticati.
Una parte politica del 25 aprile se n'è appropriata dimenticandosi, non solo gli "sconfitti" ma anche colore che combattevano dalla stessa parte ma con una bandiera politica diversa, oppure solo con il tricolore.
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Re: La "riscoperta" del 25 aprile

Temo che lorsignori, la revisione, l'abbiano già  completata, e ormai si può dire vi abbiano partecipato tutti.
Forse però non è proprio la revisione che intendiamo noi (o che almeno intendo io).
Pazienza.

Mandi.
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