Ma ne venivano sempre: parevano infiniti scarafaggi vomitati dal deserto; e i reparti venivano liquefatti, come ghiaccio su di una lama arroventata: svanivano le compagnie e i battaglioni.
Ottobre declinava, e la battaglia grande continuava ad ardere: si sacrificarono le divisioni esauste, i brandelli della vecchia Sabratha, di cui non si parla mai, i genieri guastatori, gli artiglieri da 152, che sparavano a zero come con dei settantacinque. Un po' alla volta, la marea sommerse le linee e gli uomini, che, ormai, erano poco più che fantasmi allucinati, ma una voce passava tra i reparti esausti: la Folgore non rolla!
Nelle buche, nei fortini di sabbia, i paracadutisti, trasformati in fanti d'arresto, combattevano
ancora, invitti, invincibili: lanciavano bottiglie incendiarie, contrassaltavano con le bombe a mano, balzavano veloci, per ritirarsi indenni. E lì, dove c'ero la Folgore, il maresciallo non passò: non gli bastarono i carri forgiati a Sheffield, non tu sufficiente dominare il cielo, la terra ed il mare. Lì, dove c'era la Folgore, non c'erano tedeschi per fornire una giustificazione alla boria di Monty di fronte alla battuta d'arresto: erano tutti italiani quelli che si piantarono davanti all'armata inglese e proclamarono, come gli alpini del Pasubio, come i fanti del Piave: "Di qui non si passa!".
Poi, finirono le munizioni, finì la benzina, finirono gli uomini; inevitabilmente, finì anche la battaglia grande.
Dal novembre 1942 al maggio del 1943 fu storia di ritirate e, talvolta, di fughe; storia di resistenze disperate e di vergognose rese: Kasserine, Enfidaville... i resti delle troppe africane, i reduci di El Alamein, lasciarono l'Africa, mentre la guerra volgeva al suo epilogo inevitabile.
vedete questo link:
http://www.cselalamein.it/cse/index.php ... iew&page=2
Saluti da Kaimano