Il bel racconto di Hellis mi ha riportato alla mente il giorno del mio congedo perché ci sono parecchie analogie. Spero di non annoiarvi raccontandovelo.
Fino ad oggi tutti gli scaglioni di leva e VFA hanno fatto la marcia conge ma stavolta i comandanti vogliono vietarla: “Siete dei volontari a tutti gli effetti. La marcetta è una cosa da najoni quindi non si fa più”. Dopo giorni di trattative condotte con i comandanti delle varie Compagnie e soprattutto col vicecomandante di Reggimento (il Comandante in quei giorni era assente) otteniamo questo compromesso: chi vuole può fare la marcia, chi non vuole aspetterà gli altri già implotonato davanti alla Bandiera. Il merito è dei mediatori Fabio ed Alessandro a cui mi sono unito anch'io.
La sera prima del congedo rientriamo in caserma dopo essere stati a festeggiare in paese.
Mi gira un po' la testa per via del prosecco ma ci tengo a fare bella figura: il plotone lo conduco io! Lo hanno deciso tutti gli altri ragazzi perché io sono il più vecchio. La cosa mi inorgoglisce tanto ma provo ancora una volta a proporre a Fabio di portarlo perché so che ci tiene tanto pure lui e se lo è meritato più di me. Alla fine accetta: io lo porto fino alla Bandiera e poi lascerò il comando a lui.
Un dest-riga per allinearci bene e poi si parte. Tiro fuori tutta la voce che ho, sono agitato ma non voglio sbagliare nulla. E tutto fila via liscio.
Davanti alla bandiera, durante il silenzio fuori ordinanza l'emozione è al massimo. Attorno a me in tanti “tirano su” col naso, cavolo stanno piangendo! Anche lo stesso Fabio piange. Io sono emozionato ma non piango e me ne stupisco: quando si era congedato lo scaglione precedente al momento di salutare quei ragazzi avevo un groppo in gola che se si fosse sciolto avrei pianto per mezz'ora di fila e adesso che sono qui nonostante l'emozione sono quasi contento. Che cuore di pietra!
Finito tutto si va in camerata e salutiamo tutti gli altri che ci avevano guardato dalle finestre; anche qui l'emozione è tanta ma prevale il senso di festa perché si torna a casa. Però poi faccio fatica a prendere sonno.
La mattina dopo si fa il giro della caserma per salutare tutti prima di uscire; stavolta qualche lacrima esce, soprattutto quando saluto i compagni con cui ho lavorato fianco a fianco per tanti mesi. Il maresciallo è invece tranquillo e mi rincuora; lui è abituato a vedere gente che va e gente che viene: “La vita continua e da oggi ritorni alla tua vita”.
Piango da solo anche mentre sto ritornando a casa ripensando a quanta gente non rivedrò più.
E l'indomani svegliandomi nel mio letto e guardando il soffitto della mia camera era fortissima l'impressione di aver vissuto un sogno lungo 12 mesi.
Quoto senza commenti
Hellis ha scritto:
E' finita!! sai cos'è finita cara vecchia seconda linea, nonchè Alpino?...il periodo in cui la maggior preoccupazione era non prendere cazziatoni e punizioni... Di li, come dicevamo tutti, inzia la vita. E con essa anche i guai seri. Non era la naja la fine del mondo.