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Abbadia
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Piccolo...aggiornamento sui costi:
Il volontario PRENDE 1400000 lire,a in effetti ne dovrebbe COSTARE quasi il doppio ( contrinbuti, ferie, e oneri vari ) quindi il rapporto si ingigantisce.
Bilanciato in minima parte dal costo non monetario del militare di leva : mantenimento, e...veramente nn me ne viene in mente nessun altro, in quanto pulizie e cucine li facevamo noi...senza costi...se nn di materiali.
Per questo sara' necessario una drastica riduzione del personale...quindi se nn dividere per 14, almeno per 10 gli effettivi delle caserme per averi gli stessi oneri di personale.
E se questo per le missioni di "pace" puo' andare bene, come presenza sul territorio diventa irrisoria..non parliamo poi di interventi in caso di emergenze...
Certo, i militari devono fare i militari e non i pompieri...ma con la leva si faceva l'uno e l'altro...si potevano avere ,militari da...guerra e militari da pace...
A proposito di pompieri, ho visto lamentele dovute alla mancanza di leva...ma azzo....neppure li' i giovani vogliono andare a fare i volontari?

Si sta cercando di incentivare al servizio civile con circa 420 euro/mese per 100 ore/mese, e anche li' poco entusiasmo, tanto da spingere il ministero a operazioni di marketing da fiera paesana...

Io la naja nn l'ho fatta volentieri, era da fare e l'ho fatta al meglio senza fare il pelandrone, cercando di impiegare in modo ..decente quei quindici mesi, ma ci sono tante cose che non si fanno volentieri eppure sono da fare egualmente....
Oppure é proprio questo il messaggio che non si riesce piu' a far arrivare ai giovani?
Io credo che siano i marinai a rovinare i porti, io credo che la leva fosse male gestita prima e male gestito il volontario oggi... e forse un po' di palle per la testa i nostri ragazzi ce le hanno ?
Ma nn siamo proprio noi a avergliele messe e a mantenerle ?
Non é che poi il vantaggio piu' grande derivante dalla leva fosse proprio quello di mandare l'altoatesino a messina e viceversa?

Ciao a tuch e...pace

Abbadia
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Abbadia ha scritto:Il volontario PRENDE 1400000 lire,a in effetti ne dovrebbe COSTARE quasi il doppio ( contrinbuti, ferie, e oneri vari ) quindi il rapporto si ingigantisce.
In realtà  dopo pochi mesi di servizio lo stipendio netto base di un volontario in ferma breve è pari a circa 950 euro, cui vanno aggiunte le varie indennità  (es.: ordine pubblico, circa 450 euro/mese; Bosnia, circa 2000 euro/mese; Afghanistan (ISAF) circa 4.500 euro/mese, salvo modifiche recenti).
Resterebbe poi da considerare l'effettiva qualità  del servizio svolto...
Abbadia ha scritto:Io la naja nn l'ho fatta volentieri, era da fare e l'ho fatta al meglio senza fare il pelandrone, cercando di impiegare in modo ..decente quei quindici mesi, ma ci sono tante cose che non si fanno volentieri eppure sono da fare egualmente....
Oppure é proprio questo il messaggio che non si riesce piu' a far arrivare ai giovani?
Per me è proprio così.
Aggiungo che, come recita un vecchio detto dell'esercito tedesco, "chi non vuole portare le proprie armi prima o poi dovrà  portare quelle degli altri".
Mandi.
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Luigi ha scritto: Aggiungo che, come recita un vecchio detto dell'esercito tedesco, "chi non vuole portare le proprie armi prima o poi dovrà  portare quelle degli altri".
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e chi dovrebbe portare queste armi alla fine.....il politico d'oggi!!!!
ah ah ah
rido per non piangere.
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Abbadia ha scritto: A proposito di pompieri, ho visto lamentele dovute alla mancanza di leva...ma azzo....neppure li' i giovani vogliono andare a fare i volontari?
Io volevo fare il pompiere ma non ero para....lato pertanto mi hanno mandato a fare l'Alpino!!!
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Luigi
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Di solito, le fatidiche parole "noi l'avevamo detto" non sono considerate molto eleganti.
A me non interessa, perciò lo dico in chiaro: l'ANA va dicendo queste cose da almeno cinque anni. Quando finalmente qualcuno si accorgerà  anche della reale "qualità " di molti reparti volontari, e di come la leva fornisse unità  più addestrate e motivate, spero che qualcuno verrà  a scusarsi.
Il paragone con la Legione Straniera, poi... :(
Tratto dal "Corriere della Sera" di oggi.
Mandi.
Luigi






Pochi soldi, nessuna carriera L'Italia dei soldati di mestiere

Paga sotto i 900 euro, così migliaia di militari professionisti restano senza futuro Molti vanno nei vigilantes, altri nelle ong. E un'avanguardia negli eserciti privati



Il reclutatore Paolo Simeone, Fabrizio Quattrocchi e i loro compagni sono usciti da un mondo che molti faticano a decifrare. Eppure ci troveremo sempre più spesso di fronte a figure simili a quella dell'ex incursore, dell'ex parà  o del caporale riservista. Perché per la prima volta nella storia il nostro Paese ha un esercito di professione, formato da persone che scelgono di diventare militari. E che, dopo tre-cinque anni di servizio, si ritrovano senza un futuro. Colpa forse di una riforma affrettata, che si è preoccupata più di abolire la leva che non di definire la nuova realtà . A partire proprio dal problema delle «prospettive professionali»: cosa faranno nel resto della vita le migliaia di uomini e donne che scelgono il mestiere delle armi, vengono addestrate a combattere, vanno in missione nelle zone più pericolose del mondo e poi non hanno speranza di mantenere una famiglia? Oggi non hanno nulla davanti. Perché le forze armate non sono in grado di offrirgli un futuro: un volontario dopo tre anni trova in busta paga circa 900 euro, il massimo dopo vent'anni va a un sergente con 1.200. «Il rischio - ha detto il generale Fabio Mini, autore del saggio più discusso sui nuovi guerrieri - è che costruiamo dei poveri».

NECESSITA' E PASSIONE - Oggi si arruolano soprattutto ragazzi del Sud che cercano in modo dignitoso di sfuggire alla disoccupazione. Altri anche nel Nord invece lo fanno per una scelta di vita: cercano valori o avventura, sognano le forze speciali. Qualunque siano le motivazioni, durante la ferma diventano «professionisti»: imparano a compiere la loro missione, costruiscono un modo di vedere le cose diverso da quello dei «civili». Soprattutto le spedizioni all'estero, indispensabili per arrotondare lo stipendio, formano uno spirito di corpo saldissimo. Solo in Bosnia si sono dati il cambio 20 mila militari; circa 12 mila in Kosovo; 7 mila tra Iraq e Afghanistan; un contingente simile per Somalia, Timor Est e Mozambico: si tratta di 50 mila nostri concittadini che hanno vissuto per almeno tre mesi con un mitragliatore in mano, pronti a sparare e consci di poter morire e uccidere. Hanno fatto il loro lavoro in modo ottimo, ottenendo l'apprezzamento delle forze politiche, delle popolazioni e degli alleati. Hanno condiviso ideali, emozioni, pericoli, fino a cementare quello «spirito di corpo» fondamentale per ogni reparto operativo. «Dietro i ray ban - ha scritto il generale Mini - spesso ci sono ragazzi di vent'anni che non sanno neppure dove sono e sono coscienti di non saperlo... Tuttavia sanno che stanno rischiando la vita per qualcosa che spesso non capiscono e se capissero forse neppure condividerebbero. Sono tenuti insieme da un addestramento che prima di tutto insegna loro a credere nella missione da compiere, nella sicurezza reciproca, nel ruolo determinante che ognuno di essi ha nei confronti del compagno, dell'amico, dell'unità . L'identità  nazionale si trasferisce nello spirito di appartenere a un corpo e questo diventa la motivazione principale per affrontare qualunque situazione. Come sanno i soldati della Legione straniera: "Legio Patria nostra"». Ed ecco il recupero delle tradizioni, dei motti in latino, degli «urli di guerra», il proliferare di associazioni e siti web che tengono in contatto i militari e i veterani di Folgore, San Marco, alpini, bersaglieri. In questi gruppi si recupera il passato militare, dal Piave a El Alamein, dalla X Mas di Salò ai marò badogliani. Più che di politica, si discute di ideali spesso in modo semplicistico. Sono soprattutto «di destra», ma il nazionalismo non è xenofobia, la nostalgia del fascismo è marginale e l'attuale governo viene criticato ferocemente. E c'è moltissimo impegno sociale, amore per la natura e tanto volontariato. Insomma, un mondo a parte, che fa della disciplina un cardine.


SENZA FUTURO - Ma la carriera in uniforme per la base non ha sbocchi. C'è un numero incredibile di marescialli, il grado più alto, tutti formati nella vecchia armata di leva: soltanto in Aeronautica sono 19 mila più del necessario. Tolta l'uniforme, il destino più comune per i volontari è quello del vigilante, ad ingrossare le file del business crescente di sceriffi e metronotte. La routine, gli stipendi non eccezionali, gli orari impossibili non costituiscono però una vera attrattiva. Con il paradosso delle ronde esterne alle basi affidate alle guardie giurate: ex militari che sorvegliano i loro vecchi commilitoni, intascando qualche euro in più. Molti sbarcano in quella zona grigia dei body guard, tra buttafuori dei locali, «sicurezza aziendale» e agenzie di investigazione: hanno uno status migliore, ma i guadagni sono discontinui. Tanto che alcuni - grazie al meccanismo della riserva, altra novità  estranea alla tradizione repubblicana - chiedono di rimettere la divisa per andare in Iraq o in Afghanistan, dove si può arrivare a guadagnare 3.000 euro al mese: anche Quattrocchi aveva presentato invano domanda per Kabul.
Altri finiscono nelle società  che lavorano all'estero: le ong della cooperazione o le aziende petrolchimiche. Un sorvegliante armato in Angola arriva a mettere in tasca 3.000 euro, uno sminatore anche 2.500. Nella compagnia di ventura reclutata da Paolo Simeone a Bagdad sono finiti ragazzi reduci da queste esperienze, finiti in trappola per il sogno dei 10 mila dollari mensili. E c'è il rischio che la loro sia solo un'avanguardia. I nostri ex militari fanno gola ai colossi americani dei guerrieri privati: si stima che già  un centinaio sia al lavoro tra Iraq e Afghanistan, altri nei Balcani e in Algeria. Ma il loro numero potrebbe crescere esponenzialmente, con l'aumento della quota di professionisti nelle forze armate. Creando un problema di bandiera: cittadini italiani, ingaggiati da società  che agiscono per conto di governi stranieri. Senza però poterli definire mercenari, almeno dal punto di vista giuridico.


PROBLEMA DOPPIO - La questione ha due facce. Da una parte, si rischia di mandare allo sbaraglio giovani che le istituzioni stesse hanno in qualche modo «sedotto e abbandonato». «E' un problema angosciante - ha detto il cardinale Tarcisio Bertone dopo l'incontro con la famiglia Quattrocchi - essere costretti ad andare così lontano per trovare lavoro». Dall'altra c'è la crisi del reclutamento per le forze armate: già  ora si fatica a trovare volontari sufficienti e nel giro di pochi mesi c'è il rischio di avere camerate vuote. Una prima soluzione è quella di garantire ai «veterani» posti riservati nelle forze dell'ordine e in altri apparati dello Stato. Una legge, varata dalla Camera con forti contrasti, giace al Senato. I vertici di Viminale e carabinieri non sono entustiasti della riforma, che limita le loro possibilità  di arruolamento. E di sicuro c'è da individuare le procedure e i controlli per «riconvertire» i soldati di professione in poliziotti: dopo il Vietnam negli Usa gli incidenti non sono mancati. Ma è solo un primo passo: un esercito di mestiere richiede infatti altre misure come alloggi, incentivi, garanzie mediche. L'alternativa è una sola: arruolare immigrati. Trasformare le forze armate nella porta d'ingresso per rendere gli extracomunitari cittadini italiani. Un percorso dominante adesso negli Stati Uniti, ma ancora più estraneo alla nostra tradizione. E forse ancora più inquietante.


Gianluca Di Feo
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brisky
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(de)professionalizzazione

Capisco che Aeronautica, Marina ed Esercito fino a qualche anno fa facevano pubblicità  del VFB (Vojo Fà  la Botta) o del laureato di carriera o comunque di una sorta di impegno a medio termine e quindi molto più professionistico dello scaglione di leva che è lì solo perchè deve. Però spingendo sia nella direzione del volontariato civile, sia nella direzione VFA, sia nella direzione dell'abolizione della leva, io mi sono reso conto che di tutto il gruppo di amicizie della mia fascia d'età  (tra vari e assortiti circa 50 persone) io sono l'ultimo ad avere vestito la mimetica in leva. Tra questi ben pochi altri l'hanno vestita prima di me, e tutti gli altri (a parte i riformati) hanno atteso o fatto finta di attendere il servizio civile, obiettando l'inobiettabile e finendo per esempio anche nell'ufficio anagrafe del comune di residenza!!!
La leva è diventata una farsa e anzi è praticamente sparita. Chi già  il militare non lo voleva fare ora ha trovato appigli di ogni genere per non fare finta nemmeno di fare quello civile... parlo di gente che avrebbe potuto fare tranquillamente ruoli operativi e invece ha fatto tipo 10 giorni di "pettegolezzi" in ufficio in comune e poi basta!!! (e io ho fatto 10 mesi da alpino, fiero di averli fatti!).
Esperienza alla Battisti dei VFA, posso dire di persona che hanno disgregato le già  poche usanze che avevamo, ridotto la qualità  della faccenda e nonostante si facesse vedere in bella mostra che questi signori volontari erano sbattuti qua e là  per Salorno a correre a fare e smontare ponti Bailey ma poi una volta in compagnia c'era da metterli al muro... Non voglio generalizzare l'accusa su di loro... xkè la colpa è anche di chi li comanda... siamo arrivati alla faccenda che il capitano è solo un caporeparto, tipo il capufficio... o qualcosa di simile. Dove saranno andate tutte le nostre stecche lasciate e quanto altro?
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La decisione di abolire la leva non è stata dettata secondo me da meccanismi tecnici, bensì da meccanismi politici. Magari mi sbaglio mi è sembrata tanto una manovra per guadagnare voti.
Non ci voleva un genio a capire che a un certo punto facendo le cose di fretta ci sarebbero stati problemi tecnici e logistici. Molti, anche chi con il militare non aveva nulla o quasi a che fare, facendo dei semplici calcoli aveva intuito il problema. Se poi consideriamo che l'Italia si impegna in una marea di missioni all'estero per il quale servono per ogni persona una deguato ricambio e supporto logistico, ci si rende conto già  da tempo che il passo è stato fatto troppo lungo e troppo di fretta.
Se si fosse, ad esempio, utilizzato un meccanismo misto per qualche anno, anche per vedere come mutavano le esigenze delle nostre forze armate, sarebbe stato davvero meglio. Si poteva anche lasciare un meccanismo del tipo, leva=unità  di supporto e scuole, VFA=Reparti operativi a scelta con possibilità  di andare all'estero, VFB/VSP=Reparti operativi disponibili per l'estero.
Il giovane avrebbe potuto scegliere. E anche le nostre forze armate avrebbero avuto piu' personale di qualità  tra cui scegliere.

La mia oviamente è solo una idea grossolana, ma non vedo perchè nessuno ha preso in considerazione una idea simile o qualche variante simile.
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Questa è l'ultima della serie. :evil:
Che cosa si dovrebbe fare a questi "Italiani"?

Da "Il Giornale di Brescia" del 2 Giugno 2004.


Malati immaginari, pur di evitare la naja. Non senza una «spinta», attraverso certificati «compiacenti» e soffiate sui test psico-attitudinali per ottenere l’esonero... al prezzo di una manciata di milioni di vecchie lire. Un giro clandestino dalle grosse cifre: 102 i ragazzi bresciani e bergamaschi riformati, a fronte di 128 indagati; un volume d’affari di 500mila euro tra il 1999 ed il 2003, anche se il castello truffaldino vanta radici ben più lunghe e consolidate che risalgono almeno al 1994, parola di Finanzieri. È stata la Guardia di finanza di Chiari a chiudere il cerchio - lasciando comunque intendere che l’inchiesta non è affatto conclusa e, anzi, potrebbe presto estendersi a macchia d’olio - attorno alla presunta organizzatrice del giro, Maria Ambrosini, quarantottenne di Bornato. È stata arrestata nelle scorse ore, sulla scorta di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Francesca Morelli su richiesta del sostituto procuratore Gianfranco Gallo che ha coordinato quell’indagine in cui sono rimasti coinvolti anche tre medici di Brescia, Roncadelle e Rovato. A loro ieri mattina le Fiamme gialle hanno notificato una misura interdittiva, ossia la sospensione dall’attività  professionale. Piuttosto ampia la rosa d’accuse: si va dal millantato credito al falso ideologico per induzione sino alla truffa aggravata. Sostanzialmente la donna - come hanno spiegato ieri gli investigatori, in testa il procuratore capo Giancarlo Tarquini - in cambio di una cifra che oscillava fra i 3.500 ed i 5.500 euro (per la 48enne erano rimborsi spesa), millantando «referenti privilegiati» in seno all’Amministrazione militare, ed in particolare al Consiglio di leva, ed avvalendosi semplicemente della conoscenza nelle procedure, faceva ottenere l’esonero dal servizio a centinaia di ragazzi, attraverso certificati medici che attestavano patologie di fatto inesistenti. Tre i livelli del sistema, per quanto ricostruito dagli inquirenti. Anzitutto il ragazzo veniva indirizzato ad uno dei medici compiacenti che diagnosticava una depressione o un’ansia, offrendo persino una cura a base di psicofarmaci. Successivamente l’arrestata istruiva i giovani su come affrontare il colloquio con lo psicologo della commissione medica militare, a fronte evidentemente dell’esito positivo dei test psico-attitudinali le cui risposte venivano anticipate con la consegna di copia degli stessi quiz. Infine l’arrestata, con la segnalazione del «disperato caso umano», faceva intervenire - allorquando la commissione medica era titubante - l’Angesol, l’Associazione nazionale genitori dei soldati in servizio obbligatorio di leva, sfruttando la buona fede della responsabile, risultata del tutto estranea al giro. Il collegamento con l’Angesol? Da anni la quarantottenne era iscritta a questa associazione no-profit, rimpolpando quindi il suo già  lungo curriculum d’impegno civile e sociale nella nostra provincia. La presunta «raccomandazione» funzionava sia per i semplici iscritti alle liste di leva dei Comuni in occasione della «visita dei due giorni», sia per gli abili ed arruolati in attesa della chiamata con la visita di incorporamento presso il Car. Non solo, per chi già  prestava servizio il giro clandestino decollava con la richiesta di visita all’ospedale militare. Coinvolgimenti sul fronte militare? Nessuno, come accertato, sino ad ora, dalla Guardia di finanza. Ma facciamo un passo indietro. L’indagine affonda le radici in una serie di intercettazioni ambientali maturate nell’ambito di accertamenti fiscali. Sono stati alcuni genitori che volevano evitare la naja ai loro figli a fornire, inconsapevolmente, elementi tali da aprire un fascicolo.
I militari di Chiari, guidati dal capitano Nicola Bia, ben presto sono riusciti a risalire alla quarantottenne franciacortina ed a mettere le mani su quella che poi si è rivelata la punta di un grosso iceberg. Giorno dopo giorno, indizio dopo indizio, il cerchio ha iniziato a stringersi già  nel luglio scorso, quando la donna ha ricevuto un avviso di garanzia e le Fiamme gialle hanno allungato gli occhi sui suoi movimenti bancari, oltre ad aver piazzato numerose perquisizioni su e giù per il Bresciano. Dalla documentazione sequestrata e dagli esoneri dal servizio di leva gli investigatori sono riusciti a risalire, in quasi un anno, ad un centinaio di ragazzi che avrebbero usufruito del meccanismo ideato dalla quarantottenne. Sono infatti 128 gli indagati dell’operazione «Malato immaginario»:
26 i genitori che avrebbero pagato, 102 invece i ragazzi che hanno evitato o interrotto la naja, provenienti un po’ da tutta la nostra provincia nonché quella bergamasca e mantovana. Sono trenta i comuni bresciani da dove provenivano i ragazzi, a dimostrazione di come quel sistema per «bruciare» il servizio di leva fosse veramente diffuso.
...Ma gli alpini non hanno paura

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51Stinger ha scritto:Che cosa si dovrebbe fare a questi "Italiani"?
Come avvenne alcuni anni fa per un caso analogo in provincia di Milano, affidarli alle cure di qualche Ufficiale con la schiena diritta.
Mandi.
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Abbadia ha scritto: (...)
Io la naja nn l'ho fatta volentieri, era da fare e l'ho fatta al meglio senza fare il pelandrone, cercando di impiegare in modo ..decente quei quindici mesi, ma ci sono tante cose che non si fanno volentieri eppure sono da fare egualmente....
Oppure é proprio questo il messaggio che non si riesce piu' a far arrivare ai giovani?
(...)
e forse un po' di palle per la testa i nostri ragazzi ce le hanno ?
Ma nn siamo proprio noi a avergliele messe e a mantenerle ?
(...)
Ciao a tuch e...pace

Abbadia
Lapidario.
Hai riassunto in 6 righe le 10 pagine sull'argomento dei due forum.
I ragazzi non capiscono più che esiste il dovere. E i genitori sono stati i primi a non insegnarlo loro.
La frittata è fatta.

Sulla necessità  che la missione di pace la faccia uno più addestrato... può darsi. Però, allora, dovremmo cominciare a discutere su quale assetto "diverso" dovesse avere la Leva. Quale organizzazione.
Qui, francamente, non mi sento molto preparato.
O meglio, ipotesi se ne possono fare diverse. Perché però tutti i paesi europei sono orientati allo stesso modo? lo chiedo a me stesso.
Mandi

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