Battaglione Alpini Monte Matajur


Nasce a S. Vito al Tagliamento con le compagnie 156 e 157 (nappina verde) il 24 novembre 1915.
Il 15 aprile 1916 parte per la zona d’operazioni, sosta a Nove (4° gruppo) e qui completa l’organico con la 110 compagnia del “Cividale”.
Nel maggio, allo sferrarsi dell’offensiva austriaca sugli altopiani, gli alpini sono chiamati per arginare le fanterie nemiche. Il “M. Matajur” si porta  nella notte sul 18, sull’altopiano di Tonezza ed occupa le pendici sud-occidentali di M. Toraro, a cavaliere della strada Malga Zolle-Malga Campomolon.
Sottoposto a vivo tiro d’artiglieria, non cede alla pressione avversaria, ma saldamente difende il terreno, ricevendo così il battesimo del fuoco.
Il 20, le nostre posizioni sono nuovamente martellate dalle artiglierie nemiche; più tardi le fanterie si lanciano all’attacco ma vengono contenute dall’eroica resistenza del battaglione. Solo nella notte, dopo aver protetto con altri reparti il ripiegamento della 35 divisione, si ritira sulla linea M. Tormeno-Cima Asarea e poi sulla linea Seghe- Velo d’Astico. Il 22, passato al “gruppo alpini E”, col “Val Natisone” occupa la linea del costone di Raboleo, tra colle della Forcella e Schiri, in riserva di sottosettore.
La pressione avversaria va sempre più aumentando, occupato Arsiero, Pedescala e Velo d’Astico, il nemico il 2 giugno attacca su tutto il fronte tenuto dal battaglione riuscendo ad impossessarsi di un cocuzzolo adibito ad osservatorio.
La 110 compagnia passa al contrattacco e dopo sanguinosa lotta, riconquista la posizione perduta.
Il giorno successivo, l’avversario, dopo essersi impadronito di M. Cengio, attacca nuovamente il “Monte Matajur” che pur preso di fianco e da tergo dal fuoco di mitragliatrici, non cede. Solo a notte, dopo sei ore di combattimento, ridotto di numero, ripiega verso S. Zeno e Piangrande, occupando il costone che dal Cengio per S. Zeno scende a Schiri. Nella notte sul 5 giugno, sostituito da reparti di fanteria, si trasferisce a Roccolo. Qui giungono i complementi ed il battaglione provvede al riordino. Dopo sei giorni, torna in trincea a Malga Vaccaresse ( M. Novegno) ove, benchè sottoposto a continui attacchi, provvede al rafforzamento di quelle difese. Il 15, dopo aver respinto un ultimo attacco, scende a Torrebelvicino; prosegue il 17 per Pieve ed il 23, iniziata la nostra controffensiva, muove alla volta di Primolano per portarsi sull’altopiano dei Sette Comuni. Giuntovi, prosegue in autocarri per Grigno  e Malga Giogomalo; il 24 per assecondare le operazioni della 4 divisione, che agisce in direzione di M. Cucco di Mandrielle, entra in azione puntando verso Castelloni di S. Marco. Poiché in tal giorno il nemico inizia il ripiegamento, il battaglione muove all’inseguimento dirigendosi verso M. Lozze.
Nella notte sul 25 raggiunge Spitz Keserle, il 27 occupa le pendici di Costa del Pettine e successivamente le falde orientali di M. Forno. Ripetuti e sanguinosi attacchi, sferrati nelle giornate del 28, 29 giugno e primo luglio, per l’occupazione del monte, non hanno successo. Il 4 luglio, si sposta sulla linea M. Palo-Busa del Ghiaccio, il 5 Cima delle Saette e Grotta del Lago ed il 6 rinnova i suoi sforzi contro M. Forno.
Preceduto da ardite pattuglie, la 157 attacca ma viene ben presto arrestata dal fuoco di mitragliatrici e dal tiro preciso delle artiglierie. Eguale sorte subiscono, ulteriori tentativi effettuati nei due giorni successivi, l’azione viene quindi sospesa.
Il 20 luglio, reparti di fanteria sostituiscono il battaglione ed esso si sposta sulle pendici nord-est di M. Campigoletti, chiamato ad operare contro M. Ortigara. Le operazioni hanno inizio il 22 luglio ed il battaglione, causa le difficoltà del terreno e la viva reazione avversaria, avanza lentamente.
Il 24, avendo come obiettivo q. 2056 di M. Chiesa, riprende l’offensiva ma neppure questa volta la sua tenacia ed i suoi sforzi hanno esito positivo.
Nella notte sul 26, torna a presidiare le posizioni di M. Forno, tra Buse Magre ed i Ruderi, restandovi fino al 5 settembre, giorno in cui col gruppo, passa al XIII° corpo d’armata.
Destinato nella zona dell’Alpe di Fassa, il 7 settembre, per Grigno, si trasferisce a Prade (Canal S. Bovo) ed il 13 in val Fossernica, chiamato a partecipare alla conquista di Coltorondo ed all’ampliamento del caposaldo del Cauriol.
Tre pattuglioni di volontari, uno per ciascun battaglione del gruppo, e la 157 compagnia vengono incaricati dell’impresa. Nella notte sul 15, iniziano l’avanzata, ma giunti in prossimità delle difese avversarie e accolti dal fuoco di fucileria, da bombe a mano e da sassi, debbono sostare sul terreno raggiunto. Ulteriori tentativi, effettuati nella notte e durante la giornata del 16, riescono vani per la salda difesa nemica. Viene perciò ordinato l’attacco verso forcella di Coldose, puntando sul Cancenagol. Al “M. Matajur” spetta il compito d’agire verso Coltorondo e forcella di Coldose. Le operazioni iniziate il 17, proseguono alacremente nei giorni successivi, ma con scarso risultato a causa delle neve e della tormenta che paralizzano  i movimenti delle truppe. Soltanto alcuni nuclei di alpini riescono il 19 ad occupare una forcelletta a sud-ovest di q. 2418 che domina forcella Coldose.  Il 21, migliorate le condizioni atmosferiche, viene ripresa l’azione che non ha successo per la reazione nemica.
Dalle posizioni di Coltorondo, il battaglione meno la 110 compagnia, viene l’otto ottobre spostato a Busa Alta per concorrere ad un contrattacco  su alcune posizioni perdute nella notte precedente. L’azione ha inizio al mattino del 9, e con bello slancio gli alpini del “M. Matajur” e del “M. Arvenis” restituiscono ai nostri le posizioni.
Nella notte sull’11, dopo intenso fuoco d’artiglieria, il nemico con truppe scelte attacca nuovamente Busa Alta; respinto dalla 156 compagnia, torna per tre volte in avanti, ma per altrettante volte viene contrattaccato dagli alpini e dai bersaglieri, i quali alla baionetta, volgono in fuga gli austriaci catturando 37 prigionieri.
Il 15 ottobre, scende nei pressi di Caoria ed il 30 torna nuovamente in trincea per appoggiare l’azione di altre truppe che devono completare l’occupazione del Gardinal. Le operazioni effettuate il 30 e 31, riescono infruttuose perché il nemico, favorito dal terreno, frusta i nostri tentativi.
Sulle posizioni di Coltorondo, resta fino all’autunno 1917 alternandosi con altri battaglioni, nella difesa della linea e prodigandosi in importanti lavori.
In conseguenza degli avvenimenti autunnali sull’Isonzo, il battaglione il 3 novembre abbandona l’Alpe di Fassa e si trasferisce a Pian delle Borche. Il 5 per Fonzaso, si dirige verso il massiccio del Grappa, occupando un tratto di fronte M. Prassolan-Col dei Prai-M. Pertica (56 divisione).
Destinato alla 15 divisione, assume la difesa della linea M. Fredina-Colle dei Zanghi, ma nello stesso giorno, avendo il nemico occupato Col di Baio e minacciato d’accerchiamento, ripiega su M. Prassolan.
Il mattino del 17, il nemico attacca la 157 compagnia costringendola dopo sanguinosa lotta a ripiegare. Viene ordinato alla compagnia complementare del battaglione di passare al contrattacco, ma anch’essa dopo più di due ore di combattimento, deve cedere di fronte alla forza nemica e retrocedere in direzione di Malga Bocchette di Mezzo.
Nella notte sul 21, si porta a S. Giovanni, quale riserva della 51 divisione, quindi a Col dei Grassi ed il 26 a Col Caprile (val S. Lorenzo).
L’11 dicembre l’artiglieria  nemica rinnova con violenza il fuoco, sconvolgendo le difese da Col Caprile a M. Asolone. Le fanterie austroungariche cozzano con la salda resistenza degli alpini. Riusciti a sfondare a Palazzo Molini, i nemici piombano sul fianco destro dei nostri; il battaglione pur costretto ad indietreggiare, tiene testa per diverse ore ,ma caduto Col della Berretta e minacciato ai fianchi e a tergo, è in gran parte accerchiato e catturato.
I superstiti ripiegano su Rocce Anzini, ove restano fino al 26 dicembre quando scendono a Romano d’Ezzelino ed il 16 febbraio 1918 passano al “Tolmezzo”.
Il battaglione viene disciolto e non più ricostituito.

Perdite:
Ufficiali morti 3, feriti 25, dispersi 25
Sottufficiali e truppa morti 200, feriti 1237, dispersi  730

Comandanti:
Ten.Col. Baccigalupi Ignazio                  24.11.15      03.06.16
Cap. Della Bianca Alvio                          04.06.16      06.07.16
Cap. Giannuzzi Savelli                           07.07.16      13.09.16
Magg. Ponzi Riccardo                            14.09.16      04.11.16
Ten.Col. Parodi Fiorentino                      05.11.16     13.08.17
Cap. Agosti Vasco                                 14.08.17      29.09.17
Cap. Bodegher Alcide                            30.09.17      30.10.17
Cap. Mantelli Celestino                          01.11.17      14.12.17  prigioniero
Cap. Tarella Angelo                              14.12.17       01.01.18
Magg. Bignami Gino                              02.01.18      16.02.18


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