Gibbi
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Italia,Jugoslavia e la Guerra Fredda

Buongiorno a tutti,

Ogni tanto me ne esco fuori con qualche domanda idiota, ma tant'è: malgrado abbia fatto ricerche qua e la, vorrei un vostro parere sui rapporti fra Italia e l'allora Jugoslavia, al di la della crisi triestina del '53-'54. Nel dettaglio: nel tempo mi è capitato di sentire racconti o testimonianze di gente che negli anni compresi fra il '55 ed il '75 ha prestato servizio militare attorno alla Soglia di Gorizia, e mi è parso di capire che gli screzi con i cugini slavi erano all'ordine del giorno. Addirittura un conoscente mi raccontò di sporadici scontri confinari, o pattugliamenti aggressivi effettuati anche oltre confine, perpretati da entrambe le parti. La storia ufficiale racconta invece che dopo l'annessione di Trieste all'Italia le cose sono andate via via raffreddandosi, ed i rapporti definitivamente normalizzati dopo i trattati di Osimo del '75. Voi cosa ne pensate?
Ultima modifica di Gibbi il ven giu 05, 2015 2:09 pm, modificato 1 volta in totale.
1°San Giusto
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Re: Domanda idiota...

Gibbi, la tua non é assolutamente una domanda idiota anzi, tocca un tema estremamente complesso relativamente alla storia del confine orientale italiano nel secondo dopoguerra, soprattutto dal punto di vista dell'attività militare sia dell'esercito italiano che dell'armata popolare jugoslava. Qui sul forum ci sono più persone nate e vissute come me in quel periodo nella zona del confine orientale e quindi più di qualche parere ed informazione potresti averli. Personalmente appena avrò un momento di tempo cercherò di darti una risposta, almeno sintetica, su quel periodo di storia che ufficialmente non é mai stata scritta né poteva esserlo fino agli anni più recenti. Quello che posso anticiparti é che qualche volta i fatti realmente accaduti superavano quelli che possono sembrare frutto della fantasia e per questo,per la maggior parte di noi, i nostri confinanti non si potevano certo definire cugini.
1°San Giusto "FEDELE SEMPRE"
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Re: Domanda idiota...

Beh, innanzitutto grazie!Dicevo, ecco due testimonianze, stranamente raccolte dalle mie parti, che nel tempo mi hanno fatto venire qualche dubbio su come stessero davvero le cose. Dubbi corroborati da qualche accenno trovato anche su questo forum (scrivo poco ma vi seguo molto :mrgreen: ...)
1) Una persona che stimo particolarmente e non avvezza a spararle grosse, rammenta che durante il suo anno di leva, nel 1968, fu destinato presso una caserma soprannominata 'Fort Apache', suppongo perchè particolarmente esposta al confine con la Jugoslavia. Ebbene, una settimana prima del suo arrivo, durante una pattuglia un poco aggressiva a ridosso del confine, un ufficiale venne ucciso durante un conflitto a fuoco con una unità della JNA. Lui la riporta così come l'ha sentita, del tutto priva cioè di riferimenti di luogo o su come siano andate precisamente le cose, ma soprattutto priva di un qualunque riscontro mediatico. Se servisse ad inquadrare per bene l'episodio, posso provare a chiedere qualcosa di più circa il periodo esatto, ma questa persona, dopo avermi raccontato l'episodio, e soprattutto scoperto che mi interesso delle cose in grigioverde, ha cercato di minimizzare l'episodio, parlandomi di 'leggenda'.
2) Ho conosciuto un ex marinaio che, attorno al 1964, a bordo della propria unità, forse un pattugliatore d'altura, in un paio di occasioni intervenne per salvare pescherecci italiani sequestrati da unità della Marina Jugoslava. E, in un episodio particolare, per riportare indietro i nostri connazionali l'unità dovette aprire il fuoco con le armi di bordo, mettendo in fuga l'unità avversaria (forse una motovedetta).
Che il comportamento di Tito potesse essere ambiguo nei nostri confronti è cosa storicamente nota(soprattutto su quello che avrebbe potuto tenere nell'ipotetico caso di un'aggressione del Patto di Varsavia), però spulciando qua e la nei meandri della Rete sembra che l'ostilità maturata attorno al '53-'54 non si fosse del tutto sopita, anzi...
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Re: Domanda idiota...

Senza avere informazioni precise sui due fatti specifici da te citati, posso confermarti che più in generale scontri a fuoco tra pattuglie del nostro esercito e le unità di frontiera jugoslave si sono sicuramente verificati; ugualmente ciò é accaduto tra motovedette delle rispettive marine. Qualche volta ci sono stati anche degli scambi di colpi tra militari jugoslavi e civili italiani, in particolar modo cacciatori, che venivano in contatto principalmente a causa di sconfinamenti da parte jugoslava, mentre sul mare più di qualche volta lo sconfinamento avveniva ad opera di pescherecci italiani. Per quanto riguarda gli episodi in cui erano coinvolti militari delle due parti le motivazioni erano diverse e cioè dovuti a sconfinamenti voluti, vere e proprie operazioni sotto copertura, oppure incontri involontari, quando si sconfinava per errore o si giungeva molto a ridosso della linea di confine. Questi episodi possono essere collocati principalmente nell'immediato dopoguerra e per tutti gli anni 50 e 60. Gradualmente dalla fine degli anni 60 in poi le tensioni diminuirono, tuttavia la sorveglianza, specialmente da parte jugoslava rimase sempre rigida, anche dopo il Trattato di Osimo del 1975 che formalizzò definitivamente una situazione che esisteva di fatto già dal 1954. A tale riguardo posso portarti la mia esperienza personale che risale al servizio militare svolto nel 1981-82 al 1°btg San Giusto, spesso incaricato, come altri reparti schierati alla frontiera orientale, di effettuare azioni di pattugliamento sul confine. Anche se la situazione era certamente cambiata rispetto agli anni precedenti si trattava di un'attività da prendere sempre sul serio, condotta in pieno assetto di guerra e con tutte le precauzioni del caso per non creare possibili incidenti; direi l'attività operativamente più seria svolta durante il mio servizio militare. Si trattava di coniugare il lato addestrativo, con il dovuto avvicinamento tattico e schieramento a ridosso della linea di confine, con l'aspetto della ricognizione e dell'osservazione dell'attività delle pattuglie jugoslave e dei loro presidii confinari. Fino agli anni 60, quando un conflitto limitato tra Italia e Jugoslavia non veniva ancora del tutto scartato, le azioni italiane di pattuglia avevano anche il compito di verificare i possibili varchi di penetrazione della linea di confine, specie per i corazzati e in diverse occasioni faceva parte della pattuglia un sottufficiale carrista o della cavalleria. Da parte jugoslava i cosiddetti graniciari, le unità di frontiera della JNA, dovevano assicurare l'impenetrabilità del confine sia da elementi esterni che interni e costituivano anche la primissima linea difensiva con l'incarico di rallentare almeno temporaneamente l'attacco avversario appoggiando elementi del genio per le operazioni di interruzione stradale. Si trattava di elementi selezionati ed indottrinati politicamente che una volta finito il servizio militare potevano godere di trattamenti di favore nella vita civile. Corrisponde anche a verità che godessero di una licenza premio in caso di cattura di persone che tentavano di sconfinare e questo più di qualche volta poteva indurli a mettere piede in Italia e sotto la minaccia delle armi trascinare qualche malcapitato escursionista in Jugoslavia. Va detto comunque che, almeno negli anni più recenti, si trattava di episodi isolati e frutto dell'iniziativa personale e non certo per disposizioni o incentivazione dei loro comandi; nella fase di addestramento di queste unità veniva specificato che la situazione al confine con l'Italia e l'Austria era ben diversa di quella ad esempio del confine albanese o bulgaro.
1°San Giusto "FEDELE SEMPRE"
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Re: Domanda idiota...

Ti ringrazio per questa interessantissima condivisione. Mi lascia perplesso la presenza di un sottufficiale corazzato nelle pattuglie. Se si, forse per pratica addestrativa e ci starebbe tutta, ma se i nostri non erano a conoscenza delle vie di facilitazione e gli servisse l'omino sul posto sarebbe stato preoccupante.
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Re: Domanda idiota...

Come ho detto, e hai giustamente rilevato, si trattava sicuramente di un'ottima forma di addestramento condotta in circostanze reali ma la presenza dei carristi serviva a verificare le vie di penetrazione non tanto sulle direttrici stradali, che erano ovviamente note, ma anche sui percorsi sterrati del carso sufficienti al passaggio di mezzi corazzati leggeri quali ad esempio i carri M 24 allora in dotazione. La cosa era nota naturalmente anche agli jugoslavi che di tanto in tanto mettevano in opera qualche ostacolo o qualche deviazione per creare confusione sul terreno. In una zona impervia come il carso é molto facile, magari in un' operazione notturna, imboccare un viottolo ingannevole che ti conduce in una dolina profonda piuttosto che in una zona più aperta nella quale manovrare più agevolmente. Allo stesso modo i nostri osservatori collocati su alcune quote carsiche non servivano soltanto a tenere sotto controllo i movimenti delle pattuglie jugoslave ma costituivano per i nostri ufficiali di artiglieria il luogo ideale per inquadrare i bersagli in territorio jugoslavo e incrociare i dati rilevati da nostri militari mandati sotto copertura oltre confine.
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Re: Domanda idiota...

Grazie delle testimonianze. Non potendo fornire contributi di questo tipo, mi limito a postare un paio di immagini di una delle tante ex casermette dei graniciari a ridosso del confine della provincia di Trieste.
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Re: Domanda idiota...

argomento molto interessante al quale non posso contribuire avendo svolto il servizio alla frontiera nord.
noto che anche gli ex jugo hanno le loro "rovine" si puà avere la traduzione delle scritte sui muri?
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Re: Domanda idiota...

Non conosco la lingua, quindi affidandomi a Google traduco la scritta all'interno della Jugoslavia come "compagno, noi giuriamo.."
mentre per l'altra "graniciari" è il nome del corpo, "titovog kova" credo voglia dire qualcosa come "seguaci di Tito".

Altre due scritte trovate, la prima penso si possa tradurre con "Più sudore versato in pace, meno sangue versato in guerra":
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La seconda, visto anche dov'è collocata, penso si riferisca all'uso corretto delle armi (nel senso di attenersi alle procedure) che permette di avere la coscienza pulita:
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ps. visti gli sviluppi potrebbe essere simpatico cambiare un po' il titolo del topic ;)
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Re: Domanda idiota...

L'argomento è interessante, quello che posso dire da frequentatore negli anni '80 delle Giulie, che era ben chiara la pericolosità di sconfinare nella allora Juguslavia.
La via italiana al Mangart fu fatta proprio per quel motivo.
Si narravava :roll: che anni prima qualcuno (mi sembra di ricordare fosse un prete) non avesse fatto ritorno a casa colpito dai graniciari, che non si facevavno troppi scrupoli nello sparare.
Non ho dati precisi, solo "voci" ma talvolta corrispondono abbastanza alla realtà dei fatti.

P.S. :D Molto belle Midnight le scritte e dipinti sulle casermette, chissà se avevano preso ispirazione da quelle della GAF nel Vallo orientale :wink:
..è un mondo difficile..
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Re: Domanda idiota...

grazie midnighit
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1°San Giusto
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Re: Domanda idiota...

Concordo con Midnight su un eventuale cambiamento del titolo dell'argomento e grazie anche da parte mia per le foto della casermetta dei graniciari. Ne conservo anch'io alcune di quella caserma posta nei pressi dell'ex valico di Pese-Pesek e non solo per l'interesse storico dell'argomento ma soprattutto perché mi fanno ritornare indietro con la memoria ad un'avventura vissuta a tredici anni(1972) quando con alcuni miei coetanei, dopo aver sconfinato in Jugoslavia nella vicina Val Rosandra, fui catturato dai graniciari e portato lì per essere interrogato. Devo onestamente dire che a quell'età ero piuttosto discolo e avevo avuto la spudoratezza e l'incoscienza di sconfinare allegramente già una prima volta senza che accadesse nulla(probabilmente in quel punto più impervio il confine non era così impermeabile o avemmo la fortuna di non incrociare i militari jugoslavi durante il loro percorso di pattugliamento). La seconda volta non andò così e, dopo aver sentito il classico grido"Stoj!" e aver visto il militare con bustina e stella rossa che ci puntava il fucile contro, dovemmo rassegnarci a fare una camminata sotto scorta fino alla succitata caserma. Naturalmente a nulla valse il fatto che fossimo solo ragazzini protagonisti di una gita un po' temeraria, dopo l'interrogatorio da parte di un ufficiale della JNA e relativo interprete ci facemmo circa tre ore in guardina prima di essere trasferiti in un comando della polizia più all'interno per un altro interrogatorio. Alla sera fummo finalmente consegnati alla polizia italiana; la prima cosa che ci chiesero era se fossimo stati picchiati, evidentemente un trattamento del genere non era raro in simili circostanze. Alla fine tutto si concluse senza ulteriori problemi e con la lezione di evitare in futuro anche solo di avvicinarsi troppo al confine. Come detto precedentemente, per altre persone, sicuramente più adulte di noi, in analoghe situazioni le cose non andarono certamente così a buon fine.
La traduzione delle scritte sulla caserma fatta da Midnight é sostanzialmente corretta, me le sono fatte tradurre anch'io da gente che parla il serbo-croato. La zona compresa tra il valico di Pese e quello di Lipizza doveva essere considerata piuttosto nevralgica dagli Jugoslavi, data la presenza di ben quattro caserme presidiate da circa un plotone ciascuna su qualche chilometro di territorio, quando mediamente lungo il confine si trovava una casermetta ogni tre chilometri circa. Il territorio triestino, dal valico di Lazzaretto fino alla zona del Monte Hermada era presidiato dal 64° battaglione di frontiera della JNA con comando, se non ricordo male, a Sesana.
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Domanda: che rapporti avevamo coi vicini di confine?

Spero di esser riuscito a cambiare il titolo del topic... Avevo scritto domanda idiota semplicemente perchè abituato alla storiografia ufficiale, quella nota che vuole i rapporti tesi solo fino allo sbroglio del nodo di Trieste. Questo perchè mi trovo a più di seicento chilometri di distanza, e convinto che l'unico rischio 'da quella parte'fosse solo quello del Patto di Varsavia. Cominciai a pormi domande proprio grazie ai resoconti di alcuni conoscenti, e da una visita che feci nel 2012 al museo di Base Tuono, a Folgaria. Ebbene, la guida raccontò che, sebbene il sistema Nike fosse stato eretto soprattutto per contrastare le forze del Patto, l'unica volta che fummo sul punto di far partire quei missili fu proprio per merito degli Jugoslavi. A mia domanda, mi disse che di preciso non sapeva quale base nello specifico fosse stata messa in stato d'allerta, ma che comunque accadde attorno al 1968...
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Re: Domanda: che rapporti avevamo coi vicini di confine?

Gibbi ha scritto:Spero di esser riuscito a cambiare il titolo del topic...
Io vedo sempre lo stesso... hai cliccato sul pulsante "modifica" nel (tuo) primo post di questo topic? Poi ovviamente devi cambiare il titolo ed infine cliccare su "invia".
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Re: Domanda idiota...

Se vogliamo proprio essere precisi sull'argomento in questione il titolo potrebbe essere: "Guerra Fredda- rapporti Italo-Jugoslavi", ma è solo un suggerimento. Per quanto detto da RMV che da bravo "furlàn", oltre alle Carniche, frequenta anche le bellissime Giulie, è vero che in particolare la zona del Mangart fu spesso, specie negli anni 50, teatro di incidenti di confine e di rocambolesche fughe di persone dalla Jugoslavia. In effetti l'esposta ferrata sulla parete nord fu attrezzata proprio per consentire agli escursionisti italiani di giungere sulla cima senza dover sconfinare e comunque anche negli anni successivi, nonostante una maggior tolleranza, lo sconfinamento anche solo per motivi alpinistici poteva dar luogo a spiacevoli conseguenze di fronte a qualche militare jugoslavo particolarmente intransigente. La casermetta posta sotto Forcella Mangart sul versante jugoslavo, era l'ultima di presidio al confine con l'Italia tra quelle assegnate al 62° battaglione di frontiera della JNA con sede di comando a Tolmino.
1°San Giusto "FEDELE SEMPRE"

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