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L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

Lo spunto per aprire la discussione origina da questo breve saggio del professor Ilari, di veloce lettura e di sicuro interesse, anche se non interamente da me condiviso:
http://docenti.unicatt.it/pls/unicatt/u ... id_doc=667

Cosa pensate, in generale, sul tema?
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

Luigi ha scritto:Lo spunto per aprire la discussione origina da questo breve saggio del professor Ilari, di veloce lettura e di sicuro interesse, anche se non interamente da me condiviso:
http://docenti.unicatt.it/pls/unicatt/u ... id_doc=667

Cosa pensate, in generale, sul tema?
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Penso che sarebbe bello se il link funzionasse...
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

L'indirizzo è corretto, per cui si tratta di un problema relativo al sito dell'Università . Peccato perchè ci sono anche altri saggi degni di interesse.

Si può comunque leggere (spero!) anche qui:
http://www.collezioni-f.it/valoremilitaliano.doc
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Federico
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

Letta la prima puntata delle 3. Molto, molto interessante, grazie del link (a proposito: il primo mi ha funzionato alla perfezione: mi si apre la pagina con tutti i documenti scaricabili).

Mi ha molto colpito il punto 4 dell'esposizione del Prof. Ilari. Perchè Radio Naja, canale 40a Btr, quando ci stavo io, diceva esattamente le stesse cose. Si parlava di un rapporto/studio/indagine NATO (estate '86) da cui emergeva quello che qui leggo. Certo, Radio Naja diceva solo che i militari di truppa migliori erano quelli Italiani, non si andava molto per il sottile, qualificando ulteriormente il "migliore" usato. Ma che noi si fosse molto meglio di Sottuff e Uff, secondo lla NATO, era voce corrente. Probabilmente divulgata dal Capitano, che probabilmente aveva avuto informazioni al riguardo. E si diceva pure che i nostri Generali fossero i peggiori di tutti. Grande godimento per noi :--""

Lo riporto, questo punto 4, è interessante:

4. Queste considerazioni ci aiutano a interpretare i sintomatici risultati di un raffronto fra 18 eserciti alleati fatto nel 1986 da un centro studi della NATO, e che fu oggetto di un'interrogazione parlamentare (A.C., IX, 46529-30, 14 ottobre 1986) del Movimento Sociale (Staiti di Cuddia, Miceli e Lo Porto). Accanto a parametri tecnici (capacità  strategiche e operative degli stati maggiori, armamento nazionale, equipaggiamento individuale e addestramento), il raffronto prendeva in considerazione anche due parametri morali, “patriottismo” e “animosità  combattiva”. Al primo posto, anche in fatto di patriottismo, figuravano gli ufficiali di carriera americani: all'ultimo stavano i soldati di leva italiani. Tutto regolare, allora? Nient'affatto. Perché in cima alla classifica dell'“animosità  combattiva” dei militari di truppa, con 75 punti, c'erano proprio i nostri najoni. Incidentalmente emergeva dal rapporto che i najoni erano più “animosi” dei sottufficiali italiani (70), e questi ultimi, a loro volta, dei nostri ufficiali di carriera (50). Entrambe le categorie (sottufficiali e ufficiali) erano al disotto della media rispettiva .
C'è un episodio che sembra confermare la sostanziale attendibilità  del giudizio, almeno per quanto riguarda i najoni italiani. Il generale Jean, che comandava il battaglione alpini Susa nel 1972, mi ha raccontato che il battaglione, assegnato alla Forza Mobile Alleata, era fatto allora in gran parte di studenti e laureati torinesi, quasi tutti reduci dalla contestazione del Sessantotto, col suo bravo nucleo di proletari in divisa - peraltro tenuto sotto stretta sorveglianza, per ordine del Partito, dalla cellula clandestina comunista. Tanto per dare un'idea del clima, quando Jean arrivò per prendere il comando, trovò Pinerolo tappezzata di manifesti con la sua foto montata sopra il disegno di un maiale. Eppure proprio quell'anno, nelle esercitazioni in Norvegia, furono gli alpini a “prendere prigioniero” il battaglione inglese dell'AMF, che apparteneva, se non ricordo male, proprio all'Household Brigade, le guardie della Regina.
(in nota trovate la classifica con i punteggi).

Ora: anche alla luce di recenti discussioni molto informate, ravvivate da recenti interventi, possiamo osservare che: al contrario di ciò che le commissioni di studio indipendenti e molto autorevoli, citate dal prode riservista, in base ai risultati delle quali è stata abilita l'aborrita Leva, i Najoni erano i migliori soldati della NATO. E non per aspetto formale e per cultura media o per bravura nello sport. Nossignore: il Najone italiano si è aggiudicato ben 75 punti su cento, risultato di eccellenza che gli è valso il primo posto in classifica, nientepopòdimenoche per animosità  combattiva, mia paja! Quindi, con la riforma delle FF.AA. che cosa si è ottenuto? Di buttare nel cesso l'unica eccellenza che c'era, sostituendola con equivalenti di Truppa di Uff. e Sottuff. Non c'è che dire: una vera genialata.

Quanto al Btg albionese catturato in Norvegia dagli Alpini del Susa: storie del genere, in ambito AMF(L) ne giravano parecchie. Tipo che la 40, in Norvegia, nell'ultima esercitazione prima del mio arrivo, montava di guardia al proprio accampamento, col FAL e con dei bei randelli di solido legno procaciati dai najoni stessi sul posto. Perchè? Perchè lo "sport" preferito nelle esercitazioni era quello di cercare di fregarsi la Bandiera. E siccome gli Inglesi (soprattutto) che sono dei gran sportivi amano qeste competizioni, e che quando si è nell'agone della competizione sportiva i colpi a salve e gli altolà  non fermano proprio nessuno, a cui si deve aggiungere il fatto che quelli là  sono forti rugbisti, beh... il Najone italico si è ingegnato in proprio e, oltre a punti di guardia decisi tra di loro per avere allarmi anticipati, si erano procurati i randelli (dei bei rami di abete norvegese) con cui difendere la Bandiera. Li usarono? Mah, chi lo sa... fatto sta che la Bandiera non venne mai sottratta 8) .

Devo approfondire il resto, ma l'osservazione fatta dal Prof. Ilari circa il valore Italiano che nasce per tigna, mi pare calzante. Forse non esaustivo, ma di certo la rabbia e l'inesistente voglia di fare la solita figura dei pezzenti pizza e mandolino con gli stranieri (Inglesi e USA soprattutto) in ambito NATO era un motore assolutamente non secondario nel portare i risultati che si ottenevano sempre.

Ciao
Ultima modifica di Federico il ven ago 08, 2008 10:32 am, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

mi pare che questo tagli la testa al toro! i tanto vituperati najoni alla fine non erano poi così male! alla faccia dei varia Vfp e vari! :mrgreen:
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

Ho letto il saggio del Prof. Ilari e mi son girate le scatole. Calma mi sono detto, rileggiamolo.
Mi son girate ancora le scatole; disquisire sul "valore" degli Italiani partendo dai, bellissimi,
film di Aberto Sordi e da qualche più o meno comprovato episodio storico, mi sembra
una operazione tutto sommato sterile, non richiesta e non necessaria.

Mio nonno, contadino piemontese, reduce della Libia, delle battaglie dell'Isonzo, dell'Ortigara
e di Vittorio Veneto aveva una consapevolezza ed una recondita dignità  della propria esperienza
ben diversa da quella della generazione seguente, frustrata dalla sgangherata guerra dell'Italia di Mussolini.
Mio zio, soldato della Divisione Emilia, racconta le vicende dell'8 settembre alle Bocche di Cattaro,
della successiva ricostituzione del Regio Esercito e della Battaglia di Monte Lungo con un senso di orgoglio
che mancava a mio padre, abbandonato a Durazzo dagli Stati Maggiori, corsi in Italia a comandare le Divisioni
fantasma del costituendo Esercito della RSI. Mio zio parla del valore della sua Unità , mio padre di come fosse
riuscito a non finire in Germania, dopo una rocambolesca fuga dalla tradotta tedesca a Fontanafredda.
E già  qui c'è una bella differenza. Entrambi non si sono mai interrogati su che razza di tetro,
oscuro, mondo sarebbe scaturito da una loro eventuale vittoria.

Della validità  dell'Esercito di Najoni di cui abbiamo fatto parte ne siamo tutti consapevoli e abbiamo mille aneddoti
e testimonianze che lo provano. Per la mia esperienza, nelle valutazioni NATO non ci spingeva certo la "tigna".
Tutto sommato ci tenevamo che la batteria facesse un buon risultato e cosa non meno importante, sapevamo
che da quel buon risultato dipendeva anche la nostra serenità  nei mesi a venire. Altro che tigna!
E visto che è stato, inutilmente, tirato in ballo dal Prof. Ilari e di recente anche da alcune infelici apprezzamenti
del Ministro della Difesa, sottolineo il fatto che in quegli anni molti najoni erano, chi più chi meno, di "Sinistra".

E quell'esperienza acquista anche un altro, imprevedibile, valore, dato dalla storia, guardando foto come questa.
Mostra una felice banda di najoni di una batteria di SA-5 della DDR, Simili, identici a mille altri najoni,
una cosa ci differenziava. Loro avevano nell'organico della batteria il Commissario Politico del Partito,
noi no.

Un saluto

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L'immagine proviene dal sito http://www.nva-futt.de/
Ultima modifica di spitfirexyz il ven ago 08, 2008 6:41 pm, modificato 5 volte in totale.
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

Secondo me il valore e l'efficienza militare (ma non solo) nascono per prima cosa da un sistema ben gestito e comandato e in secondo luogo dalla reazione del singolo. L'italiano ha bisogno di un capo che ritiene serio, qualcuno che dimostri di meritarsi la sua fiducia, perchè quando il militare italiano è messo in queste condizioni non ha eguali, anche se oggettivamente inferiore per mezzi all'avversario. Questo si che è dimostrato dalla storia e non ci sono pregiudizi che tengano per inglesi, tedeschi e altri.
Purtroppo in Italia, per ragioni a noi oscure :roll: , si assiste spesso a intrallazzi, pressapochismi o altre manovre losche che finiscono inesorabilmente per fiaccare il morale della "truppa", portando in casi estremi a quell'apatia che poi ha generato gli avvenimenti per cui i soliti inglesi, tedeschi, francesi, ecc. (e gli italiani stessi) giudicano il soldato italiano un bonaccione che non farebbe del male ad una mosca. In questo senso l'autore ha ragione.
La nostra patria per noi sono i villaggi, i nostri altari, le nostre tombe. La nostra patria è la nostra Fede, il nostro Re. Ma la loro patria che cos’è per loro? Voi lo capite? Loro l’hanno in testa, noi la sentiamo sotto i nostri piedi.
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

spitfirexyz ha scritto:Ho letto il saggio del Prof. Ilari e mi son girate le scatole. Calma mi sono detto, rileggiamolo.
Mi son girate ancora le scatole; disquisire sul "valore" degli Italiani partendo dai, bellissimi,
film di Aberto Sordi e da qualche più o meno comprovato episodio storico, mi sembra
una operazione tutto sommato sterile, non richiesta e non necessaria.
condivido in pieno, la guerra non si fa nei film, a nel campo dove la pelle da salvare è quella vera e il nemico uccide, il pubblico non deve ridere applaudire.

Gli taliani non sono bellicosi ma come diceva un nostro avo "bellum nec desiderandum nec timendum" (la guerra non è da desiderarsi nè da temersi). Non ci siamo mai tirati indietro anche nelle missioni più pericolose e ardite (affondamento delle navi inglesi in Egitto!!!) i Mas!
Credo che l'illustre professore preso in analisi storico-contorte abbia tralasciato il perchè della sostituzione della leva, cioè mero utilitarismo politico.
Il soldato italiano ha sempre dimostrato il suo valore bellico e umano, mi viene alla mente la missione ibis, forse un concentrato delle due virtù.
Il militare italico è insicuro, e in ciò sta la sua forza perchè sa adattarsi.E poi siamo sicuri che avere la nostra faccia da bonaccioni sia un male?
Durante le mie permanenze nei balcani anche con personale di leva vedevo che la popolazione amava gli italiani perchè? perchè sono umani, sanno sacrificarsi mettendosi al livello dei civili, inginocchiandosi per parlare con i bambini. Conoscono anche però le maniere di porsi con gli arroganti e i violenti,non lasciandoci prendere dalla paura (check point pasta sparammo solo ai ribelli tutelando in maniera eccezionale la popolazione) di alternare al sorriso il volto feroce.
Il soldato italiano è il migliore, quello che mancano sono i bravi comandanti, i mezzi. A tutti i generaloni che ci criticano come najoni ricordiamo sempre che, se loro negli anni sessanta avesero avuto un briciolo delle nostre palle, avrebbero imposto una dittatura militare invece di continuare a comandare il loro disgraziato esercito.
se il destino è contro di noi... peggio per lui!!!
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Re: L'araba fenice, ovvero del valore militare italiano

Una precisazione: il saggio di cui consigliavo la lettura era il primo della trilogia sulle tradizioni militari italiane, precisamente questo:
http://www2.unicatt.it/unicattolica/all ... aliano.doc
Ma era solo uno spunto, niente più.

Mi permetto quindi qualche osservazione.
La prima, fondamentale: penso che nessuno qui metta in dubbio che gli italiani individualmente sappiano battersi come e forse meglio di altri. Il problema è però che tale realtà  dei fatti non trova corrispondenza nell'immagine che, prima ancora che gli stranieri, noi stessi abbiamo delle nostre virtù militari.
Se Ilari prende in esame i film di Alberto Sordi non è per difenderli, ma proprio per evidenziare quale affresco piuttosto meschino ne esca.
Piaccia o meno, questa è la visione che mediamente sia ha in Italia e nel mondo. Perchè?

Avrete inoltre forse notato che l'autore scrive "il valore militare degli italiani", mentre io ho scritto "valore militare italiano". Non è - secondo me - la stessa cosa.
Usare la prima espressione significa dare implicitamente credito alla tesi di Federico, che non esiste un popolo italiano, ma un insieme di individui che prende il nome di "italiani".
Ad esempio R. M. Citino non scrive "The Germans' way of war", ma "The German way of war".
Passa una bella differenza.
Osservato questo, mi pare che abbia più ragione von Kleist: se il pesce puzza dalla testa, altrettanto si può dire quando è fresco. Siamo sempre lì.

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