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sono le memorie di Girolamo Stovali.
Ufficiale di complemento, richiamato nel maggio 1940. Partecipò alle offensive sul fronte francese e successivamente su quello greco-albanese fino al giugno 1941. Nell'aprile 1942 partì con il battaglione artieri del corpo d'armata alpino per il fronte russo. Venne fatto prigioniero dopo la disfatta sul Don il 16 gennaio 1943. Dopo una tremenda prigionia, fu l'unico ufficiale del suo reparto che ebbe la fortuna di poter rientrare in Patria. Le sue memorie sono lo specchio dell'immane tragedia consumata sul fronte russo.
Qui di seguito riporto l'epilogo di queste memorie:
"31 - 7 luglio 1946, stazione di Udine
Lungo il largo marciapiede, a fianco del treno in sosta, una lunga teoria di persone: genitori, sorelle, spose di dispersi, presero quasi d'assalto le vetture, mostrando l'immagine dei loro cari ai fortunati che tornavano. Oltre questa folla, appartata su di una panca di pietra, sedeva una donna che nella sua compostezza stonava alquanto nel marasma del momento; recenti rughe incorniciavano il volto ancora giovanile e lo sguardo fisso tradiva una lunga sofferenza. Poggiata sulle ginocchia e sorretta da una mano, una foto di un giovane ufficiale.
Non mi fu difficile riconoscere in quell'immagine il volto di un collega che mi morì accanto in una delle prime tristissime giornate di Tambov; una delle tante penne mozze di quell'immane tragedia. Finì la sua giovane esistenza dopo una lunga e penosa agonia e, similmente a migliaia di suoi commilitoni, venne trascinato nel cumulo di resti umani ove insieme ad essi veniva affossata anche la speranza dei vivi.
Scesi frettolosamente dal convoglio, mi avvicinai alla donna ed istintivamente abbracciai e baciai più volte colei che raffigurava ai miei occhi tutte le madri in lacrimevole attesa di un impossibile ritorno; mi ritrassi subito, non mi sentii la forza di recidere quel tenue filo di speranza che legava ancora alla vita quel povero cuore.
Tornai alla vettura e dal finestrino volli rivederla ancora mentre il treno iniziava a muoversi; la ritrovai con lo sguardo mentre asciugava le lacrime che abbondanti le rigavano il volto.
Forse aveva capito. "