1°San Giusto
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Gli ungheresi e il fronte italiano

Riporto un'informazione che ritengo abbastanza interessante, tratta da un libro che sto leggendo. Il titolo è: "La lezione strategica della Grande Guerra - Sogni e realtà", l'autore è Ferdinando Sanfelice di Monteforte, Ammiraglio di Squadra, Comandante di Divisione navale e che tra i vari incarichi ha ricoperto anche quello di Comandante delle Forze Navali NATO del Sud Europa. A prescindere dal tema generale trattato nel libro sulle strategie e le pianificazioni operative dei vari paesi in guerra, parlando nello specifico del fronte italiano, l'autore spiega, e questa è cosa peraltro già nota, come nonostante le gravi perdite sopportate dalle nostre truppe le offensive di Cadorna portarono ad un passo dalla rottura delle linee austroungariche, con effetti morali e materiali devastanti per l'avversario. In particolare per quanto riguarda gli ungheresi, che come sappiamo furono fortemente impegnati in diversi settori importanti del fronte (vedi ad es San Michele), la terribilità e la ferocia dei combattimenti rimasero impressi per decenni nella memoria collettiva assieme a un sentimento di rispetto per il soldato italiano; non a caso dopo aver saputo della celebre epigrafe posta sul San Michele dal Duca d'Aosta dove si dice che dopo aver combattuto da prodi italiani e ungheresi si affretellarono nella morte, gli honved risposero inviando una corona con la scritta: "Ai camerati italiani ammirati nella lotta e compianti nella tomba". La notizia che viene rivelata, e che l'autore ritiene verosimile, è che con l'apertura degli archivi di Mosca dopo la fine della Guerra Fredda è stato trovato un documento sulle rare discussioni avvenute durante i vertici del Patto di Varsavia, durante le quali, nello studio della pianificazione operativa, i rappresentanti ungheresi si sarebbero dimostrati riluttanti ad assumersi il compito di attaccare l'Italia e confrontarsi ancora una volta con essa ( com'è ormai noto la prima ondata d'assalto alla nostra frontiera sarebbe stata formata da truppe ungheresi) dopo l'esperienza della prima guerra mondiale e le gravissime perdite subite. L'autore lamenta il fatto che purtroppo gli archivi russi sono rimasti aperti per breve tempo, senza consentire la possibilità di pubblicare il documento che, ripeto, viene considerato verosimile. Da questo traggo personalmente due considerazioni: la prima è che quasi certamente sulla Guerra Fredda c'è ancora molto da scoprire e da analizzare, infatti dagli archivi devono essere uscite solo certe cose e non altre; la seconda è che molte volte il valore del soldato italiano e se vogliamo anche certe capacità militari, pur non possedendo la tradizione di altre nazioni, vengono percepiti positivamente e riconosciuti molto di più all'estero che in patria.
1°San Giusto "FEDELE SEMPRE"

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