Adesso anche nei documenti Ufficiali https://www.difesa.it/SMD_/Eventi/Pagin ... ativa.aspx
il 4° reggimento Alpini Paracadutisti è definito ”Ranger”
Non bastava essere alpini e paracadutisti, due termini che già definiscono una certa tipologia di intervento.
Bisognava andare a cercare all’estero.
Si poteva, per esempio, riportare in auge in ambiente esercito il termine “alpiere”, che mi pare ancora sia in uso per la Guardia di Finanza.
Molte volte, come spesso accade, dipende dal modo di sentire soggettivo. Ne conosco uno, attualmente in servizio al CME qui a Trieste, che ha fatto parte del 4° Reggimento e originariamente proveniva come molti altri dalla brigata paracadutisti Folgore; successivamente ha prestato servizio nella Julia, porta il cappello alpino e si sente a tutti gli effetti un alpino paracadutista senza essersi mai definito un ranger.
E’ vero che spesso si tratta di questioni soggettive, ma è dalla sua costituzione che si discetta sulla natura del 4^. Chi la voleva alpina, chi para e chi, per darsi una nuova verginità, ranger. Se non ricordo male qualche anno fa un suo comandante aveva proposto di sostituire il cappello con la penna con un basco sabbia, tipo SAS inglesi o 75 Ranger USA.
Una nota: come si trova un militare che ha fatto il ranger (ops!), l’alpino e il folgorino a lavorare in un CME, comandi che di militare hanno ben poco, occupandosi di burocrazia e, al massimo, di presenza a manifestazioni pubbliche?
Risposta per Wintergreen: giustamente un CME non ha alcuna attrattiva per uno che è stato in reparti altamente operativi senonché la persona in questione ha già passato i quarant'anni, si è fatto centinaia di lanci, svariate missioni all'estero, ha conosciuto alla brigata Julia una triestina che poi ha sposato e con la quale ha avuto due figlie. Per motivi di praticità familiare (nonni triestini che tengono le nipoti) si sono fatti trasferire entrambi a Trieste, lei al Piemonte Cavalleria e lui al CME. Del resto devo dire che al CME sono più o meno tutti così: ufficiali e sottufficiali a fine carriera o quasi, comandante compreso, e gli altri militari che hanno già alle spalle una vita operativa e ora se ne stanno più tranquilli, oltre ai soliti con la vocazione impiegatizia. Come hai giustamente detto si tratta di burocrazia e organizzazione di cerimonie.
E’ il grande problema dell’EI: l’invecchiamento dei quadri. Malgrado gli sforzi fatti non c’è un mai stato un significativo travaso da mondo militare a mondo civile.
D’altra parte non so quanti quaranta/cinquantenni abbiano voglia di rimettersi in discussione. Meglio una bella scrivania, quattro pezzi di carta, magari una settimana l’anno in una “Base logistica” e l’attesa della pensione.
Tra l’altro, con la sospensione della leva e l’informatizzazione di tutte le questioni del Personale e l’accentramento dei dati dei Distretti Militari nel Centro Gestione Archivi dell'Esercito a Candiolo, l’attività si è ulteriormente ridotta ed i CME rimangono in vita per dare un recapito a personale non più utile. Praticamente un pre Viila Arzilla,
E' veramente così. L'enorme cambiamento da esercito di leva a quello professionale si vede anche in queste cose. Personalmente quando vado al CME, per qualche visita come associazione d'arma, non posso che constatare la differenza tra quando avevo prestato servizio io e c'era il Comando Truppe Trieste e adesso. A parte il maggior numero di militari in forza al Comando ma ricordo il tipo di sorveglianza: le guardie, le altane, il nucleo carabinieri sempre presente, l'attività operativa nel bunker sotterraneo durante le esercitazioni e gli allarmi. Certamente gli scenari sono cambiati e anche le mansioni ma vedere che tutta l'attività si svolge con funzioni prettamente burocratiche mi fa un certo effetto; senza naturalmente aver nulla da ridire sul personale che lavora lì e che spesso ha alle spalle un bagaglio di esperienze e capacità militari non indifferente.