in questi minuti di quel 24 agosto 1942 il col. Conte Sandro Bettoni Cazzago, comandante di Savoia Cavalleria, inviava il sgt. Comolli con una pattuglia in esplorazione verso q. 213.5;
il fatto d'arme che ne deriverà viene ancora oggi ricordato come la carica di Isbuscenskij.
"Cosa facciamo noi dell'esercito ? Noi sforniamo efficenza"
(Da una allocuzione del vice comandante la compagnia reclute in un soleggiato primo pomeriggio di uno dei primi giorni da spina nel novembre 1978)
Sono le 15.30 del 3 novembre, sempre di 70 anni or sono.
Nel deserto egiziano, un messaggio radio giunge al comando dell'armata italo-tedesca.
Sono le ultime parole di un manipolo di uomini il cui posto non è sui libri di storia, ma in quelli di epica, fianco a fianco con Ettore domatore di cavalli e Orlando morente che suona il corno nella gola di Roncisvalle.
Proprio questo messaggio - forse mai trasmesso - lo conferma, ce ne fosse bisogno in questi tempi dominati dai Gano di Maganza.
"Carri armati nemici fatta irruzione a sud. Con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa cinque chilometri nordovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono"
Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)
trovi un ricordo non convenzionale di quegli uomini. Canta Skoll.
Al minuto 3:07, fra le medaglie d'oro di El Alamein, si riconosce distintamente il volto adolescente di Sergio Bresciani, il "balilla" del 3° Articelere.
Penso inoltre che l'ultima immagine non abbia bisogno di commenti. "E se non piangi, di che pianger suoli?"
Mandi.
Luigi
"Gli Alpini arrivano a piedi là dove giunge soltanto la fede alata"
(G. Bedeschi)