Non era mai successo, nella pur gloriosa storia del Corpo, che un battaglione di alpini sbaragliasse un esercito senza neppure scendere in campo: la battuta circolava in Parlamento qualche mese fa, all'indomani del voto sulla spedizione in Afghanistan, che aveva visto disgregarsi il centro-sinistra. Ma le valorose penne nere non sapevano di doversi arrendere, sia pure momentaneamente, a un avversario ben più insidioso: l'improvvido addio, giusto dieci anni fa, a quel fondamentale componente della realtà alpina che era stato per oltre un secolo il mulo.
Già . Perché la prevista spedizione sta subendo dei ritardi, come pubblicamente segnalato poco tempo fa. E perché pare che questi ritardi siano dovuti alla presa d'atto che sugli impervi terreni afghani si rivelerebbero inefficaci, o comunque difficilmente utilizzabili, i moderni motocarrelli da montagna che hanno progressivamente rimpiazzato i muli, fino a provocarne la definitiva e totale rinuncia. Costringendo così chi deve ora organizzare la spedizione a Kabul a ricorrere all'originale. Che però non c'è più, perché gli ultimi epigoni di una gloriosa storia (vedi il servizio qui a fianco) sono stati venduti all'asta dieci anni fa.
Interpellato, il Corpo respinge completamente questa versione dei fatti, spiegando che il ritardo nella partenza è dovuto a motivi tecnici. Ma un insistente tam-tam romano rilancia la notizia, aggiungendo che si è dovuto correre precipitosamente ai ripari, andando ad acquistare muli (l'indicazione è che ne occorrano una quarantina) non solo in Italia, ma pure nella vicina Slovenia. Solo che comprare un mulo non è come una Stilo, che ti metti al volante e via. Ci vogliono basti e finimenti. Soprattutto, serve una sorta di corso di formazione: perché caricare un mulo, che sia artiglieria o salmerie, è tutt'altro che semplice; e non lo è nemmeno condurlo. Tant'è vero che nei bei tempi andati c'era un incarico apposito, il 21A, il più temuto e malvisto della naja alpina, vale a dire il conducente («sconcio», nel gergo delle penne nere).
E pensare che un alpino doc come lo scrittore Mario Rigoni Stern, uno che con i muli ci era vissuto, l'aveva detto a suo tempo: «Disfarsi dei muli è un errore tecnico, oltre che sentimentale. Perché dove vanno i muli, i mezzi meccanici ancor oggi non arrivano: basta pensare a certi sentieri impervi dove non riescono ad arrampicarsi neanche i muletti meccanici, e dove, nelle giornate di nebbia, non servono nemmeno gli elicotteri». Quasi una profezia, riletta oggi. Contro l'inafferrabile mullah Omar, tornano decisivi i muli: una rivincita morale, per i tanti quadrupedi piombati nell'anonimato, se non caduti in un oscuro macello, malgrado un invidiabile ruolino di servizio.
che ne dite di questa notizia apparsa sul gazzettino del 04/01/03 ??
questo,secondo me,sta ad indicare la poca serietà dei nostri politici che alle nostre richieste non danno ascolto e che poi prendono alcune decisioni in base agli scambi di favore che devono restituire