axtolf ha scritto:Consiglio di leggere tutti i racconti del personaggio in questione. Ho riso parecchio non solo per le vicende ma anche per il modo in cui sono raccontate...
... un altro pezzetto tratto da una serie di ricordi del Gen. Primicerj sempre nel medesimo sito:
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VAL PIà™ UN ALPINO ALL'INFERMERIA
OVVERO
LO SPIRITO DI CORPO
Spirito di Corpo: strana denominazione con definizioni non sempre comprensibili riportate nelle varie "librette".
Bristot porta la sua mula lungo un sentiero che sembra aver dimenticato il concetto di curva, dritto filato su per un bosco fino a perdersi fra i baranci sotto le crode. E poi... poi Bristot lo conosce bene, perché è la seconda volta che oggi lo percorre per far arrivare il rancio al plotone che bivacca sulla forcella e sa che bisogna attraversare una specie di cengia, comoda per lui, ma non per la Gigia, can de l'os'cje, alla quale dovrà togliere di nuovo i "laterali" e caricarseli sulle spalle.
Ogni passo un respiro, ogni respiro... un moccolo, a volte vero, altre volte annacquato, come quelli che tollera anche il Cappellano oltre i duemila...
Bristot è stanco e non sa quando potrà arrivare lassù. Ma proprio là doveva cacciarsi il plotone? Si siede, cerca di asciugare il sudore, ma si accorge che non gli basterebbero tutti i fazzoletti segnati sulla "scheda corredo".
Un sospiro, con tutti gli annessi e connessi e poi via fino al limite del bosco. Un'altra sosta... voci che si avvicinano... sta scendendo verso di lui una squadra dei cosiddetti Raggruppamenti di frontiera.
Bristot stacca il cappello appeso al carico centrale, se lo caccia in testa, riprende a camminare, incrocia il piccolo reparto...
Gli urla: "Buffaaa!" e sparisce dietro un albero per sedersi nuovamente e togliersi quel cappello che lo fa tanto sudare.
Ma episodi simili non verranno mai descritti nelle "librette"...
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