Siccome ho intravisto un certo interesse per gli argomenti riguardanti le operazioni militari difensive concepite durante la Guerra Fredda (Topic riguardante la mimetizzazione delle Opere) ritengo sia utile postare una rapida descrizione di come la dottrina degli anni 70/80 concepiva una Battaglia Difensiva da porre in atto in caso di invasione da parte del P.d.V.
Premetto che non sono un esperto o un appassionato in materia. Ciò che vi esporrò è solo frutto di ciò che mi è rimasto nella memoria da quando (parecchi anni fà ) queste cose le ho studiate e da qualche testo che ho conservato.
È ovvio che “cazziatoni” e correzioni da parte vostra sono ben accette.
LE OPERAZIONI DIFENSIVE
In senso generale si possono definire come la manovra strategica che ha come scopo la difesa del territorio nazionale in caso di attacco nemico.
Questa manovra viene attuata con più Battaglie Difensive ognuna delle quali viene condotta da una Grande Unità a livello di Corpo d' Armata.(C.A.) con il supporto anche di altre FFAA (aeronautica e marina).
E ovvio che la pianificazione di queste battaglie non poteva essere improvvisata: fin dal tempo di pace infatti si doveva studiare il terreno ed il potenziale nemico e definire quindi “l' intelaiatura” dell' Area della Battaglia.
Per quanto riguarda il terreno, sostanzialmente si individuavano le possibili direttrici di attacco nemico (le vie più adatte per condurre movimenti tattici verso il nostro territorio) e si individuavano le posizioni che, per conformità del terreno e la presenza di ostacoli naturali, avrebbero facilitato da parte nostra l' effettuazione di determinate azioni tattiche e logistiche.
Lo studio del possibile nemico si proponeva di capire l' entità ed il tipo di forze nemiche, la loro capacità di manovra ed il loro potenziale logistico (se non erro l' onore di invadere il Friuli era devoluto alla Romania).
L' area (o le aree) della battaglia veniva quindi strutturata definendo le forze da impiegare ed assegnando loro compiti, responsabilità e settori di azione. E' ovvio che, come in tutte le guerre, determinate azioni da condurre potevano essere previste e predisposte fin dal tempo di pace (vedi la vostra Mitica Fanteria o Alpini di Arresto impegnata nella difesa di posizioni organizzate a priori) mentre altre dovevano essere concepite in funzione dell'andamento delle operazioni (es. azioni dinamiche condotte da unità corazzate).
AREA DELLA BATTAGLIA
Organizzata da una unità a livello di Corpo d' Armata l' Area della Battaglia Difensiva era in pratica il terreno ove questa Grande Unità sviluppava una serie di manovre tattiche impiegando le proprie unità (ed altre eventualmente in rinforzo) per annullare (o meglio ridurre) in profondità la capacità offensiva avversaria e creare i presupposti per avviare una successiva manovra controffensiva e “ributtare” nemico fuori dal territorio nazionale.
A differenza di come si concepiva la manovra nella 1° G.M., la strategia difensiva degli anni 70/80 proponeva non l' irrigidimento delle forze a difesa dei confini, ma una enorme cessione contrastata di spazio e tempo con lo scopo di logorare la capacità nemica e riguadagnare quindi un favorevole rapporto di potenza nei confronti dell' avversario.
Un Area cosi ideata non poteva che avere una consistente profondità verso le retrovie.
STRUTTURA DELL' AREA
Come potete vedere in figura l' Area era suddivisa (nel senso della profondità ) in varie zone, in ognuna delle quali venivano condotte azioni tattiche e logistiche diverse. In senso trasversale (non riportato in figura) la suddivisione avveniva per settori di competenza di Unità (Brigate di 1° schiera, Gruppi Tattici, ecc.).
1. ZONA DI FRENAGGIO
È la prima fascia di terreno ideata per condurre l' azione di “Presa di contatto e Frenaggio” con lo scopo di attuare il primo contatto con le forze nemiche, acquisire informazioni (tipo ed entità delle forze e sua capacità di manovra) e condurre un primo rallentamento e logoramento per “accompagnare” quindi il nemico nella Posizione Difensiva.
Per condurre questa azione il C.A. predisponeva lo “Scaglione Di Presa Contatto e Frenaggio”. Unità questa con spiccate capacità esploranti ed elevata mobilità tattica: costituita quindi con forze corazzate, meccanizzate, ALE (finalmente!), genio ed artiglieria semovente e contraerei.
Lo Scaglione PCF suddivideva le sue forze in due aliquote: Aliquota di logoramento e ritardo ed Aliquota di arresto temporaneo. La prima, schierata lungo le vie di facilitazione di attacco nemico e costituita dagli elementi più mobili, attuava una serie di azioni dinamiche per cedere in modo contrastato lo spazio. La seconda organizzava la PAT (posizione di arresto temporaneo) con lo scopo di imporre una battuta di arresto al nemico su determinate posizioni favorevoli ed opportunamente organizzate. La PAT veniva organizzata con schieramenti contro carri, campi minati e complessi tattici che davano vita alla Difesa Temporanea di Posizioni.
Queste due aliquote alternavano le loro azioni scavalcandosi alternativamente (una prevalentemente statica ed una dinamica) arretrando fino alla Posizione Difensiva. Tutta l' azione veniva opportunamente supportata dalle unità di Artiglieria per il sostegno di fuoco, dal Genio che, attraverso lo schieramento di campi minati e demolizioni, ostacolava la capacità di movimento nemica e dalle forze aerotattiche per il supporto aereo e la difesa dello spazio aereo.
Per la battaglia difensiva condotta in ambienti montani si prevedeva che l' unità preposta alla condotta della Presa di Contatto e Frenaggio fosse costituita dalle brigate di 1° Schiera e non dal C.A.
2. POSIZIONE DIFENSIVA
Era considerata l' area cruciale di tutta la manovra ove si decideva la sorte della battaglia.
Veniva suddivisa in:
- Zona di Sicurezza;
- Posizione di Resistenza.
La Zona di Sicurezza.
Praticamente in questa zona si concludeva l' azione di frenaggio iniziata in Zona di Frenaggio. Il suo principale scopo era quello di evitare azioni di sorpresa sulla Posizione Difensiva, continuare a logorare l' avanzata nemica e raccogliere informazioni.
L' azione veniva condotta dallo Scaglione di Sicurezza costituito dalle brigate di 1° schiera con forze di composizione variabile idonee a condurre, anche in questo caso, una alternanza di azioni dinamiche (reazioni dinamiche e contrasto dinamico) e azioni statiche (difesa temporanee di posizione). I' impiego della artiglieria era ovviamente previsto per continuare le azioni di fuoco di supporto (sbarramento e interdizione); il Genio chiaramente impegnato nello schieramento dei campi minati, nella loro eventuale difesa e nella demolizione di ponti strade ecc; il tutto quindi per rallentare l' avanzata nemica ed eventualmente convogliarla su direttrici a noi favorevoli .
Giunto a ridosso della Posizione di Resistenza lo Scaglione di Sicurezza rompeva il contatto, cedeva la responsabilità ai gruppi tattici di prima schiera in P.R. e ripiegava.
Gruppi Tattici e Complessi Minori
a. caratteristiche tattiche delle unità di Fanteria e Cavalleria
Prima di passare a descrivere la Posizione di Resistenza ritengo sia indispensabile fare un breve accenno alla fisionomia organica delle unità che prevalentemente operavano in questa zona.
Come avrete notato quando si descrive questo genere di operazioni militari i termini Battaglioni e Compagnie/Squadroni non vengono utilizzati: si parla prevalentemente di Gruppi Tattici e di Complessi Minori. Dove sta la differenza?
Possiamo dire innanzitutto che la Fanteria e la Cavalleria sono denominate anche arma base in quanto i suoi reparti effettivamente costituiscono la maggioranza delle forze impegnate nei combattimenti.
Fanteria e Cavalleria però comprendono reparti con caratteristiche e capacità tattiche sensibilmente diverse non adatte ad essere impiegate in terreni e compiti simili.
Le unità corazzate sono idonee a svolgere azioni dinamiche, che richiedono elevate concentrazioni di fuoco ed elevata mobilità ma non sono adatte però ad essere impiegate in situazioni prolungate, in terreni boscosi e collinosi e nelle lunghe azioni nei centri abitati.
Le unità motorizzate hanno caratteristiche quasi opposte: sono adatte a sforzi prolungati in terreni ed ambienti ove i carri si muovono con difficoltà ; ovviamente non sono in gradi di attuare manovre potenti e rapide. Infine si può, grosso modo, dire che la fanteria meccanizzata ha caratteristiche e capacità tattiche intermedie rispetto ai motorizzati ed ai carristi.
b. supporti alle unità di fanteria
per ampliare la capacità di manovra e difensive e la potenza di fuoco molto spesso le unità di fanteria usufruivano di supporti provenienti da altre unità di fanteria o da altre armi. In particolare:
-unità contro carri aumentavano la capacità di difesa contro unità corazzate;
-unità mortai incrementavano la potenza di fuoco nell' esecuzione degli atti tattici;
-unità genio concorrevano ad ostacolare la manovra avversaria ed incrementavano la propria.
-elementi dell'artiglieria attuavano e mantenevano il collegamento tattico con l'unità di artiglieri preposta a fornire il supporto di fuoco.
c.fisionomia dei gruppi tattici e dei complessi minori
Risulta chiaro quindi che per condurre una determinata azione tattica le unità di fanteria dovevano essere opportunamente “modellate” allo scopo di renderle idonee ad operare su un determinato settore (con caratteristiche ambientali proprie) ed a portare a termine il compito assegnato.
Il gruppo tattico quindi non era altro che un battaglione di fanteria alla quale venivano aggiunte unità con caratteristiche diverse ed unità di supporto anche di diversa arma. Ad esempio un gruppo tattico meccanizzato poteva essere costituito da due compagnie meccanizzate potenziate con una compagnia carri per elevare la capacità di manovra ed un plotone del genio per la stesura di campi minati. Oppure un Gruppo tattico corazzato poteva comprendere compagnie carri ed una compagnia motorizzata per garantire la capacità di manovra anche in una parte del settore assegnato che, per caratteristiche del terreno, non era idoneo all'impiego dei carri.
Parimenti il complesso minore trovava la base costitutiva dalla compagnia alla quale venivano aggiunti opportuni rinforzi. Spesso il complesso minore veniva rinforzato con plotoni controcarri e plotoni mortai. Ovviamente nella costituzione di gruppi tattici e complessi minori le forze potevano anche essere sottratte.
Gruppi tattici e Complessi minori erano quindi unità a fisionomia organica variabile costituiti per adattate le capacità tattiche di manovra e fuoco alle esigenze imposte dal terreno e dai compiti assegnati.
La Posizione di Resistenza
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….mi fermo per chiedervi se l' argomento vi interessa. Se volete e se avete un po' di pazienza posso continuare.
Ciao da Bat64