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bat64
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Le OPERAZIONI DIFENSIVE durante la Guerra Fredda

Siccome ho intravisto un certo interesse per gli argomenti riguardanti le operazioni militari difensive concepite durante la Guerra Fredda (Topic riguardante la mimetizzazione delle Opere) ritengo sia utile postare una rapida descrizione di come la dottrina degli anni 70/80 concepiva una Battaglia Difensiva da porre in atto in caso di invasione da parte del P.d.V.
Premetto che non sono un esperto o un appassionato in materia. Ciò che vi esporrò è solo frutto di ciò che mi è rimasto nella memoria da quando (parecchi anni fà ) queste cose le ho studiate e da qualche testo che ho conservato.
È ovvio che “cazziatoni” e correzioni da parte vostra sono ben accette.



LE OPERAZIONI DIFENSIVE

In senso generale si possono definire come la manovra strategica che ha come scopo la difesa del territorio nazionale in caso di attacco nemico.
Questa manovra viene attuata con più Battaglie Difensive ognuna delle quali viene condotta da una Grande Unità  a livello di Corpo d' Armata.(C.A.) con il supporto anche di altre FFAA (aeronautica e marina).
E ovvio che la pianificazione di queste battaglie non poteva essere improvvisata: fin dal tempo di pace infatti si doveva studiare il terreno ed il potenziale nemico e definire quindi “l' intelaiatura” dell' Area della Battaglia.
Per quanto riguarda il terreno, sostanzialmente si individuavano le possibili direttrici di attacco nemico (le vie più adatte per condurre movimenti tattici verso il nostro territorio) e si individuavano le posizioni che, per conformità  del terreno e la presenza di ostacoli naturali, avrebbero facilitato da parte nostra l' effettuazione di determinate azioni tattiche e logistiche.
Lo studio del possibile nemico si proponeva di capire l' entità  ed il tipo di forze nemiche, la loro capacità  di manovra ed il loro potenziale logistico (se non erro l' onore di invadere il Friuli era devoluto alla Romania).
L' area (o le aree) della battaglia veniva quindi strutturata definendo le forze da impiegare ed assegnando loro compiti, responsabilità  e settori di azione. E' ovvio che, come in tutte le guerre, determinate azioni da condurre potevano essere previste e predisposte fin dal tempo di pace (vedi la vostra Mitica Fanteria o Alpini di Arresto impegnata nella difesa di posizioni organizzate a priori) mentre altre dovevano essere concepite in funzione dell'andamento delle operazioni (es. azioni dinamiche condotte da unità  corazzate).


AREA DELLA BATTAGLIA
Organizzata da una unità  a livello di Corpo d' Armata l' Area della Battaglia Difensiva era in pratica il terreno ove questa Grande Unità  sviluppava una serie di manovre tattiche impiegando le proprie unità  (ed altre eventualmente in rinforzo) per annullare (o meglio ridurre) in profondità  la capacità  offensiva avversaria e creare i presupposti per avviare una successiva manovra controffensiva e “ributtare” nemico fuori dal territorio nazionale.
A differenza di come si concepiva la manovra nella 1° G.M., la strategia difensiva degli anni 70/80 proponeva non l' irrigidimento delle forze a difesa dei confini, ma una enorme cessione contrastata di spazio e tempo con lo scopo di logorare la capacità  nemica e riguadagnare quindi un favorevole rapporto di potenza nei confronti dell' avversario.
Un Area cosi ideata non poteva che avere una consistente profondità  verso le retrovie.


STRUTTURA DELL' AREA

Come potete vedere in figura l' Area era suddivisa (nel senso della profondità ) in varie zone, in ognuna delle quali venivano condotte azioni tattiche e logistiche diverse. In senso trasversale (non riportato in figura) la suddivisione avveniva per settori di competenza di Unità  (Brigate di 1° schiera, Gruppi Tattici, ecc.).

1. ZONA DI FRENAGGIO
È la prima fascia di terreno ideata per condurre l' azione di “Presa di contatto e Frenaggio” con lo scopo di attuare il primo contatto con le forze nemiche, acquisire informazioni (tipo ed entità  delle forze e sua capacità  di manovra) e condurre un primo rallentamento e logoramento per “accompagnare” quindi il nemico nella Posizione Difensiva.
Per condurre questa azione il C.A. predisponeva lo “Scaglione Di Presa Contatto e Frenaggio”. Unità  questa con spiccate capacità  esploranti ed elevata mobilità  tattica: costituita quindi con forze corazzate, meccanizzate, ALE (finalmente!), genio ed artiglieria semovente e contraerei.
Lo Scaglione PCF suddivideva le sue forze in due aliquote: Aliquota di logoramento e ritardo ed Aliquota di arresto temporaneo. La prima, schierata lungo le vie di facilitazione di attacco nemico e costituita dagli elementi più mobili, attuava una serie di azioni dinamiche per cedere in modo contrastato lo spazio. La seconda organizzava la PAT (posizione di arresto temporaneo) con lo scopo di imporre una battuta di arresto al nemico su determinate posizioni favorevoli ed opportunamente organizzate. La PAT veniva organizzata con schieramenti contro carri, campi minati e complessi tattici che davano vita alla Difesa Temporanea di Posizioni.
Queste due aliquote alternavano le loro azioni scavalcandosi alternativamente (una prevalentemente statica ed una dinamica) arretrando fino alla Posizione Difensiva. Tutta l' azione veniva opportunamente supportata dalle unità  di Artiglieria per il sostegno di fuoco, dal Genio che, attraverso lo schieramento di campi minati e demolizioni, ostacolava la capacità  di movimento nemica e dalle forze aerotattiche per il supporto aereo e la difesa dello spazio aereo.
Per la battaglia difensiva condotta in ambienti montani si prevedeva che l' unità  preposta alla condotta della Presa di Contatto e Frenaggio fosse costituita dalle brigate di 1° Schiera e non dal C.A.


2. POSIZIONE DIFENSIVA

Era considerata l' area cruciale di tutta la manovra ove si decideva la sorte della battaglia.
Veniva suddivisa in:
- Zona di Sicurezza;
- Posizione di Resistenza.

La Zona di Sicurezza.
Praticamente in questa zona si concludeva l' azione di frenaggio iniziata in Zona di Frenaggio. Il suo principale scopo era quello di evitare azioni di sorpresa sulla Posizione Difensiva, continuare a logorare l' avanzata nemica e raccogliere informazioni.
L' azione veniva condotta dallo Scaglione di Sicurezza costituito dalle brigate di 1° schiera con forze di composizione variabile idonee a condurre, anche in questo caso, una alternanza di azioni dinamiche (reazioni dinamiche e contrasto dinamico) e azioni statiche (difesa temporanee di posizione). I' impiego della artiglieria era ovviamente previsto per continuare le azioni di fuoco di supporto (sbarramento e interdizione); il Genio chiaramente impegnato nello schieramento dei campi minati, nella loro eventuale difesa e nella demolizione di ponti strade ecc; il tutto quindi per rallentare l' avanzata nemica ed eventualmente convogliarla su direttrici a noi favorevoli .
Giunto a ridosso della Posizione di Resistenza lo Scaglione di Sicurezza rompeva il contatto, cedeva la responsabilità  ai gruppi tattici di prima schiera in P.R. e ripiegava.


Gruppi Tattici e Complessi Minori

a. caratteristiche tattiche delle unità  di Fanteria e Cavalleria
Prima di passare a descrivere la Posizione di Resistenza ritengo sia indispensabile fare un breve accenno alla fisionomia organica delle unità  che prevalentemente operavano in questa zona.
Come avrete notato quando si descrive questo genere di operazioni militari i termini Battaglioni e Compagnie/Squadroni non vengono utilizzati: si parla prevalentemente di Gruppi Tattici e di Complessi Minori. Dove sta la differenza?
Possiamo dire innanzitutto che la Fanteria e la Cavalleria sono denominate anche arma base in quanto i suoi reparti effettivamente costituiscono la maggioranza delle forze impegnate nei combattimenti.
Fanteria e Cavalleria però comprendono reparti con caratteristiche e capacità  tattiche sensibilmente diverse non adatte ad essere impiegate in terreni e compiti simili.
Le unità  corazzate sono idonee a svolgere azioni dinamiche, che richiedono elevate concentrazioni di fuoco ed elevata mobilità  ma non sono adatte però ad essere impiegate in situazioni prolungate, in terreni boscosi e collinosi e nelle lunghe azioni nei centri abitati.
Le unità  motorizzate hanno caratteristiche quasi opposte: sono adatte a sforzi prolungati in terreni ed ambienti ove i carri si muovono con difficoltà ; ovviamente non sono in gradi di attuare manovre potenti e rapide. Infine si può, grosso modo, dire che la fanteria meccanizzata ha caratteristiche e capacità  tattiche intermedie rispetto ai motorizzati ed ai carristi.

b. supporti alle unità  di fanteria
per ampliare la capacità  di manovra e difensive e la potenza di fuoco molto spesso le unità  di fanteria usufruivano di supporti provenienti da altre unità  di fanteria o da altre armi. In particolare:
-unità  contro carri aumentavano la capacità  di difesa contro unità  corazzate;
-unità  mortai incrementavano la potenza di fuoco nell' esecuzione degli atti tattici;
-unità  genio concorrevano ad ostacolare la manovra avversaria ed incrementavano la propria.
-elementi dell'artiglieria attuavano e mantenevano il collegamento tattico con l'unità  di artiglieri preposta a fornire il supporto di fuoco.

c.fisionomia dei gruppi tattici e dei complessi minori
Risulta chiaro quindi che per condurre una determinata azione tattica le unità  di fanteria dovevano essere opportunamente “modellate” allo scopo di renderle idonee ad operare su un determinato settore (con caratteristiche ambientali proprie) ed a portare a termine il compito assegnato.
Il gruppo tattico quindi non era altro che un battaglione di fanteria alla quale venivano aggiunte unità  con caratteristiche diverse ed unità  di supporto anche di diversa arma. Ad esempio un gruppo tattico meccanizzato poteva essere costituito da due compagnie meccanizzate potenziate con una compagnia carri per elevare la capacità  di manovra ed un plotone del genio per la stesura di campi minati. Oppure un Gruppo tattico corazzato poteva comprendere compagnie carri ed una compagnia motorizzata per garantire la capacità  di manovra anche in una parte del settore assegnato che, per caratteristiche del terreno, non era idoneo all'impiego dei carri.
Parimenti il complesso minore trovava la base costitutiva dalla compagnia alla quale venivano aggiunti opportuni rinforzi. Spesso il complesso minore veniva rinforzato con plotoni controcarri e plotoni mortai. Ovviamente nella costituzione di gruppi tattici e complessi minori le forze potevano anche essere sottratte.
Gruppi tattici e Complessi minori erano quindi unità  a fisionomia organica variabile costituiti per adattate le capacità  tattiche di manovra e fuoco alle esigenze imposte dal terreno e dai compiti assegnati.


La Posizione di Resistenza



………………………………………………………………………………………….


….mi fermo per chiedervi se l' argomento vi interessa. Se volete e se avete un po' di pazienza posso continuare.

Ciao da Bat64
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Saluti,
Bat64
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Buriasco
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Continua continua...
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bat64
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la Posizione di Resistenza

La Posizione di Resistenza

a. Settori e Zone Critiche
Questa era la parte fondamentale della Posizione Difensiva ed era proprio in questa Area che il Corpo d'Armata si proponeva di annullare la capacità  offensiva nemica.
Come potete vedere in figura il terreno era suddiviso inizialmente in settori di Brigata e successivamente in settori di Gruppo Tattico i quali, in determinati tipi di terreno, potevano ulteriormente suddividersi in settori di Complesso Minore.
Brigate, Gruppi Tattici e Complessi schierati nei rispettivi settori ovviamente non agivano in modo indipendente: la loro azione veniva opportunamente coordinata e “saldata”con i settori contermini per scongiurare penetrazioni ed aggiramenti avversari.
Ogni Unità  schierata nella P.R. aveva quindi il compito di attuare una serie di atti tattici combinando l' azione delle proprie forze (e dei supporti) per fermare l' avanzata nemica il più avanti possibile.
Ad ogni Gruppo Tattico ed ad ogni Brigata era affidata la protezione di una area considerata vitale per la condotta della manovra definita “Zona Critica”. Nel caso queste unità  non avessero fermato l' avanzata sulle posizioni pianificate dovevano attuare un irrigidimento nella parte più arretrata dei settori assegnati attivando la “Posizione di Irrigidimento” di gruppo tattico e di brigata.
Questo in attesa di un intervento delle riserve del livello superiore. (“Posizione di Contenimento” per il C.A.) .

b. Atti tattici elementari
Nella P.R. Brigate e Gruppi Tattici sviluppavano l'azione coordinando l'impiego delle unità  di fanteria e dei supporti. In pratica le pedine fondamentali di tutta la manovra erano i Complessi minori che davano vita gli “Atti Tattici Elementari”.
Gli atti tattici elementari difensivi erano i seguenti:
- La difesa temporanea di posizioni;
- La difesa di posizioni a tempo indeterminato;
- Il contrasto dinamico;
- La reazione dinamica.

La difesa temporanea di posizioni
Aveva lo scopo di rallentare, logorare e ove possibile arrestare l'avanzata nemica su posizioni organizzate a tale scopo. La temporaneità  dell'azione era dettata dalla facoltà  che il Comandante del Gruppo Tattico aveva di ordinare il ripiegamento qualora il Complesso Minore fosse stato minacciato di essere aggirato o annientato.
L' organizzazione della difesa aveva una struttura variabile in funzione del terreno e del tipo di forze nemiche. In pianura generalmente questa difesa era condotta da uno “Schieramento Controcarri”: struttura posta a cavallo di un asse di penetrazione, costituita da campi minati, unità  controcarro (a media ed a lunga gittata) e unità  meccanizzate per garantire una certa mobilità  delle forze.

La difesa a tempo indeterminato
Si proponeva di assicurare la difesa di posizioni fondamentali ed importanti per:
- la tenuta di un settore;
- la saldatura dei settori contermini (per impedire aggiramenti di altre unità );
- L' esecuzione di successive reazioni dinamiche.
L' abbandono di questa difesa poteva essere attuata solo su ordine del Comandante che aveva ordinato l'attivazione (generalmente non inferiore a C.te di Brigata).
Per condurre questo atto tattico il Complesso generalmente attivava un Caposaldo (predisposto a priori o attivato in seguito a particolari eventi). Il caposaldo era una struttura organizzata per sostenere una difesa prolungata e sui 360°; spesso quindi comprendeva lo schieramento di campi minati, l' effettuazione di lavori di rafforzamento e l' impiego di opere di fortificazione permanente (eravate voi?). Le forze impiegate avevano anche in questo caso una fisionomia variabile in funzione del tipo di terreno e del tipo di forze avversarie. Generalmente era sempre presente una componente controcarri schierata lungo gli assi percorribili da corazzati e blindati e da unità  meccanizzate/carri pronte a garantire una certa possibilità  di manovra (e proteggere quindi gli elementi più statici). Se il caposaldo veniva schierato in zone boscose o centri abitati (ambiento sfavorevoli per l' impiego dei carri) la componente di Fanteria Motorizzata poteva essere predominante sul resto della forze. Il supporti dell'artiglieria e dei mortai era di solito previsto per azioni di sbarramento, controfuoco e interdizione.

Il Contrasto Dinamico
E' l'atto tattico difensivo che si proponeva di ostacolare, logorare e rallentare l' avanzata nemica: in pratica il complesso minore effettuava una serie di azioni in movimento retrogrado cedendo spazio e tempo al nemico in modo contrastato.
Il complesso minore impegnato nel contrasto dinamico organizzava l' impiego dei plotoni lungo un asse di penetrazione avversario e sviluppava una serie di azioni alternate: statiche e dinamiche.
Le azioni dinamiche venivano attuate con agguati, puntate offensive e attività  di pattugliamento ed erano condotte dalle componenti più mobili(carri e meccanizzati) ricercando il massimo logoramento dell' avanzata nemica. Le azioni statiche comprendevano posti di sbarramento con spiccata capacità  C.C. schierati su posizioni forti e dominanti. Il contrasto dinamico spesso era l' atto tattico che precedeva la difesa di posizioni.

La reazione dinamica
E' l'atto tattico difensivo risolutivo che si proponeva di annullare la capacità  offensiva nemica e riguadagnare spazio perduto. Per la sua natura dinamica questo atto veniva di norma condotto da unità  con elevata mobilità  e potenza di fuoco (Complessi corazzati e meccanizzati) in grado di investire le unità  nemiche con rapidità  e potenza.
La reazione dinamica poteva essere condotta frontalmente o sul fianco dell' avversario. Era previsto condurre queste reazioni dinamiche anche contro unità  nemiche arrestate da altre unità  amiche in difesa di posizioni. Il sostegno del fuoco di artiglieria assumeva la massima intensità .
Se la reazione dinamica procedeva con successo e quindi con l' annientamento dell'unità  nemica, l'azione si concludeva con il consolidamento delle posizioni raggiunte.


Gli atti tattici possono pertanto essere definiti come le singole mosse condotte da complessi minori di una partita giocata dai gruppi tattici per difendere i propri settori ed impedire che il nemico conquistasse le zone critiche assegnate. Come già  ho accennato, l' alternanza di queste azioni veniva coordinata e supportata dalle unità  di artiglieria e da forze aeree (supporto aereo ravvicinato). Se la prima schiera di gruppi tattici veniva investita dall' avanzata nemica i comandi di brigata avrebbero ordinato la rottura, la ritirata e riorganizzato una difesa, anche con l'impiego delle riserve, su posizioni più arretrate. Il tutto ovviamente richiedeva una continua e massiccia alimentazione tattica e logistica che prendeva vita dalle retrovie.

La Zona delle retrovie
------------------------

….se non vi siete già  addormentati posso proseguire.

Ciao,
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Saluti,
Bat64
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Interessante.
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Molto interessante, ovviamente.

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bat64
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Le OPERAZIONI DIFENSIVE durante la Guerra Fredda

Le retrovie dell' area della battaglia difensiva

a.La Zona delle Retrovie di Brigata
Con una profondità  di circa 20 km costituiva la base per l' alimentazione tattica e logistica della battaglia. All' interno di essa venivano rischierati:
- aliquote di unità  in riserva pronte per essere impiegate in sostituzione o in rinforzo di unità  in 1° schiera;
- centri logistici e sanitari per fornire il supporto ai gruppi tattici;
- unità  missilistiche e artiglierie a lunga gittata poste alle dirette dipendenze dei comandi di Brigata;
- Il Comando delle Brigata.

In caso di andamento favorevole dell' azione difensiva il Comando di C.A. poteva organizzare, nella parte più arretrata di questa Zona, una azione di frenaggio ed un successivo irrigidimento in attesa di una ulteriore manovra strategica decisa dal livello ordinativo superiore (scacchiere).

b. La Zona di retrovie di C.A.
Profonda circa 50 km costituiva la base tattica e logistica di tutta la battaglia. In essa venivano rischierati:
- le riserve di Corpo d' Armata
- eventualmente le riserve di scacchiere;
- gli organi logistici superiori.


IMPIEGO DELLE ARTIGLIERIE

In funzione del calibro, della gittata e della mobilità  le unita di artiglieria potevano essere utilizzate per diversi impieghi nell' area delle battaglia. In particolare in base all' impiego si classificavano in:
- “Artiglierie da campagna”: (quelle con calibro e gittata minore) venivano generalmente assegnate alle brigate per essere impegnate a diretto supporto dei gruppi tattici coordinando quindi gli interventi con gli atti tattici elementari. Queste unità  erano quindi impegnate a stretto contatto con i combattimenti in atto. Nelle unità  da montagna era anche prevista la possibilità  di decentrare una batteria di artiglieria ad un gruppo tattico alpino.
- “Artiglierie pesanti campali“: (calibro e gittata superiore) potevano essere decentrate alle brigate o mantenute alle dipendenze del C.A. . In ogni caso la loro azione si estendeva in profondità  oltre le gittate delle art.ie da campagna. Per la loro maggiore gittata e potenza generalmente erano impiegate per interventi di interdizione e controfuoco in profondità .
- “Artiglierie pesanti”: (massima gittata e anche missilistiche) costituivano i supporti dei C.A. per interventi alle massime distanze anche verso i dispositivi nemici in retrovia. I sistemi missilistici consentivano gli interventi più estesi.

Si può quindi affermare che le unità  di artiglieria, in base alle loro potenzialità  di fuoco e manovra, erano asssegnate per l' impiego ai comandi dei vari settori per garantire il dovuto supporto alle azioni della fanteria. Questo affiancamento veniva consolidato da una serie di “collegamenti tattici” a vari livelli ordinativi di comando per consentire una efficace cooperazione. Poteva quindi essere previsto che presso il posto comando di un gruppo tattico o di brigata venisse distaccato il comandante di batteria o di gruppo di artiglieria. Il tutto quindi per consentire alle unità  di artiglieria di erogare il fuoco in stretta armonia con l' azione delle unità  impegnate nei settori.

Azioni di fuoco
Le unità  di artiglieri arano in grado di sviluppare azioni di fuoco con finalità  tattiche diverse.
Nelle operazioni difensive queste azioni erano: l'Accompagnamento, lo Sbarramento, l' Interdizione ed il controfuoco.

Accompagnamento
Aveva lo scopo di sostenere una unità  impegnata in una reazione dinamica (o in un attacco per le Op. offensive) era generalnemte condotta dalle artiglierie da campagna a disposizioni di Brigata;

Sbarramento
Si prefiggeva di fermare il nemico che avanzava (generalmente si associava ad una difesa di posizione);

Interdizione
Tendeva ad impedire od ostacolare il movimento, l' alimentazione tattica e logistica. Poteva essere “vicina” o “Lontana” in relazione alla profondità  degli obiettivi battuti; veniva generalmente condotta con le artiglierie di maggiore gittata. Poteva essere diretta anche contro organi logistici, comandi, schieramenti di unità  in retrovia.

Controfuoco
azione diretta contro schieramenti di artiglieria o mortai nemici. Posta in atto quindi per ostacolare e ridurre l' azione delle artiglierie nemiche.



IMPIEGO DEL GENIO

In generale è possibile affermare che il Genio operava per: ostacolare la manovra ed i movimenti del nemico e incrementare le proprie capacità  di difesa.
Per fare questo le unita del Genio venivano impiegate per:
- schierare e difendere campi minati (era anche prevista la semina da elicottero);
- attivare campi minati predisposti a priori;
- attuare demolizioni e interruzioni per ridurre le possibilità  di movimento avversario;
- effettuare lavori di rafforzamento per la condotta delle difese (trincee, ricoveri, ecc.);
- migliorare la propria viabilità .

Campi Minati
I campi minati si classificavano in relazione alla loro funzione tattica.
Campi minati d'interdizione: schierati per ostacolare determinati movimenti nemici.
Campi minati protettivi: a difesa di strutture difensive del tipo caposaldo o schieramento C.C.
Falsi campi minati: per ingannare il nemico.
Campi minati di disturbo:costituiti da mine sparse.
In fase di organizzazione difensiva le unità  genio potevano predisporre i campi minati protettivi lasciando uno o più varchi aperti per far transitare i complessi impegnati nel contrasto dinamico (in movimento retrogrado).
Ovviamente prima di attivare i capisaldi nella difesa di posizioni questi varchi venivano chiusi.




FINE




Signori “D' Arresto” ho finito!.... ribadisco che non sono un esperto in materia, ciò che ho scritto è solo un rapido e grossolano riassunto di come la dottrina di quegli anni concepiva la condotta di in una battaglia difensiva. Spero che qualcuno di voi, con poca esperienza in campo militare, apprezzi il mio tentativo di ampliare le sue conoscenze in materia. Gli esperti mi perdonino per le mancanze e le imprecisioni.

Ciao Bat64


N.B. per JOLLY46: mia moglie che vede quello che scrivo mi considera già  matto!
Saluti,
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Re: Le OPERAZIONI DIFENSIVE durante la Guerra Fredda

bat64 ha scritto:
N.B. per JOLLY46: mia moglie che vede quello che scrivo mi considera già  matto!
Puoi tranquillizzarla dicendogli che non è la sola a pensare così del marito e che tu sei in buona compagnia (club amici di Basaglia?)!!!

Pensa a mia moglie che non conosceva il Friuli e gli ho fatto fare il "giro" di tutte le caserme, specie quelle fra Isonzo, Torre e Natisone. (:so:)
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Re: Le OPERAZIONI DIFENSIVE durante la Guerra Fredda

jolly46 ha scritto:
bat64 ha scritto:
Pensa a mia moglie che non conosceva il Friuli e gli ho fatto fare il "giro" di tutte le caserme, specie quelle fra Isonzo, Torre e Natisone. (:so:)
... quasi quasi avrebbe preferito un inclusive tour delle cantine sociali della zona, almeno ti avrebbe reputato "normale" ...
"Cosa facciamo noi dell'esercito ? Noi sforniamo efficenza"

(Da una allocuzione del vice comandante la compagnia reclute in un soleggiato primo pomeriggio di uno dei primi giorni da spina nel novembre 1978)
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...dottrina a parte, vi interessa qualche dato sul munizionamento del 90/50 M3?

Ciao
da Bat64

[/quote]
Saluti,
Bat64
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ovviamente... :shock:
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Se parliamo di reazioni, avreste dovuto vedere la faccia di mia moglie la prima volta che, appena conosciuti, mi ha visto fare quasi un incidente in autostrada per controllare uno Stanag su un camion nella nella corsia contraria!

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