Nasce la brigata italo-francese
Chasseurs des Alpes e Alpini insieme sotto le insegne Nato. Oggi l'annuncio
DAL CORRISPONDENTE DA PARIGI
Sono stati avversari implacabili ai tempi della «pugnalata alla schiena» del giugno 1940, delle battaglia delle Alpi. Si sono dati la caccia dal Piccolo San Bernardo al Monginevro, protetti da forti possenti, aggrappati ai nevai dei tremila metri, gente di montagna contro gente di montagna che, indifferente alla frontiera, si frequentava da secoli nelle valli povere delle transumanze, intirizziti da quel giugno della vergogna di cui non comprendevano le ragioni, ma che affrontavano con la solida pazienza, l'abitudine del dovere. La loro zuffa insensata doveva regalare a Mussolini qualche migliaio di morti per azzannare i rimasugli della vittoria tedesca; ci mise sul groppone, invece, la triste fama ancora viva in Francia di inguaribili maramaldi
E' Storia, passato. Ora Alpini e Chasseurs des Alpes combatteranno insieme sotto le bandiere della Nato e dell'Europa nella nuova brigata italo-francese che sarà annunciata da Berlusconi e Sarkozy oggi a Parigi, al termine dell'annuale vertice Italia-Francia. Cinquemila uomini, accasermati a Torino e a Vars. Si addestreranno insieme non per le parate ma per essere impiegati come unità di pronto intervento in zone di montagna, dove li guida un'antica sapienza di guerrieri. Dovranno essere pronti entro il 2013. Se le forze internazionali saranno ancora Afghanistan, potrebbe essere lì il loro primo, terribile campo di battaglia.
Tre anni per l'inquadramento è lo stesso tempo che è stato necessario per rendere operativa la brigata franco-tedesca, immaginata da Mitterrand e Kohl alla fine degli Anni 80, cui l'armata alpina apertamente si ispira. Mescolare due eserciti è sempre difficile. Perfino nei dettagli. Ad esempio, l'uniforme. La brigata franco-tedesca l'ha risolta ingegnosamente adottando il berretto blue marine alla francese ma schiacciato sull'orecchio destro, alla tedesca. Richiederà più ingegno far convivere la «torta», il voluminoso berretto basco degli chasseurs, con il cappello e la piuma degli alpini.
C'è poi il problema della lingua, che ha fatto sudare non poco gli stati maggiori a Parigi e Berlino. E gli orari differenti delle due armate, il modo di comandare, la disciplina, il meccanismo delle promozioni, l'inquadramento giuridico, l'organizzazione del lavoro. Senza parlare della paga, che è superiore per i francesi come lo era per i tedeschi. E la cucina, su cui le comuni abitudini alpine potrebbero però svolgere un ruolo di mediazione.
La brigata franco-tedesca ha svolto perfettamente il suo ruolo simbolico, che era quello dimostrare che la secolare sfida fratricida che ha insanguinato la storia d'Europa e ne ha ucciso la grandezza, era finalmente finita. La brigata sfila ogni anno il 14 luglio a ricordare che una pagina tragica è chiusa.
Ma è sul piano operativo che la brigata mista, nei piani iniziali immaginata come il nucleo di una forza di difesa europea rimasta malinconicamente nei cassetti degli stati maggiori, ha inciampato nei maggiori impicci. E' stata impiegata in Bosnia, Afghanistan e Kosovo, ma col contagocce. I contrasti sulle regole di ingaggio tra i due eserciti ne hanno sconsigliato l'impiego più frequente. Due anni fa il libro bianco sulla riforma della difesa francese ne mise addirittura in pericolo la sopravvivenza come grande unità di intervento operativo. Gli «Alpini» sapranno fare meglio?
DOMENICO QUIRICO
... danno il cappello alpino ai civili figli di Alpini in congedo .... e lo toglieranno agli Alpini della Taurinense
